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Il pesce del Vescovo

Fra le ultracentenarie rievocazioni della Settimana Santa, dobbiamo ricordare il “debito d’onore” sottoscritto 276 anni fa dai parrocchiani di Cambio (minuscolo paesino della provincia di Pavia) dove i pescatori del luogo, offrono il pesce catturato il Giovedì Santo, alla Mensa dei Canonici del Duomo di Tortona, per assolvere ad un solenne impegno.
Quando nel 1739 il nobile Nicola Spatafora, ottenne dai Savoia di effettuare una permuta di terreni lungo il corso del fiume Po, venne presa questa decisione ed a seguito di questa promessa, il paesino posto alla sinistra del grande fiume, in territorio lombardo, prendeva il nome di Cambio (per ricordare per l’appunto il cambio delle proprietà, mentre quello della sponda destra sarebbe stato chiamato Alluvioni Cambiò.
Al Vescovo della Diocesi di Tortona andavano i “diritti perpetui” di pesca esclusiva sul fiume.
Nessuno poteva imporre “gabelle” per i parrocchiani di Cambio, perché in occasione della Settimana Santa, con l’offerta del pesce pescato alla “Mensa dei Canonici” veniva non solo virtualmente, ma anche materialmente assolto l’impegno verso la Curia tortonese.
Questo “debito” morale è sempre stato assolto, anche durante i difficili momenti delle guerre.
Ora, dopo 276 anni, la tradizione del “pescato”il Giovedì Santo, è sempre attuale.
Cambio ora conta quasi cinquanta abitanti, ma la sua posizione geografico-amministrativa è curiosa. C’è una sola strada nel Paese e nel piccolo abitato tutti si dedicano alla coltivazione del tabacco; quelli che abitano alla destra, fanno parte del Comune di Gambarana Lomellina (Pavia), gli altri (ossia quelli che abitano alla sinistra) sono invece amministrati dal Comune di Pieve del Cairo (Pavia). Entrambi sono sotto la giurisdizione della Diocesi di Tortona. Nonostante questa singolare situazione, che appare grottesca, la tradizione del “pesce da offrire al Vescovo”, rimane sempre attuale.

Alfredo Zavanone