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Nuovi limiti di legge per residui di metalli negli alimenti


La presenza di metalli e altri contaminanti nell’ambiente è il risultato della dispersione e dell’accumulo di sostanze inquinanti immesse nell’ecosistema dall’uomo, come conseguenza di alcune attività industriali, di pratiche agricole intensive, di incenerimento e smaltimento dei rifiuti.

L’uomo può quindi assumere questi contaminanti tramite l’ambiente, ad esempio per via inalatoria, o attraverso l’acqua, i prodotti di origine animale e i prodotti della terra che traggono le sostanze nutritive proprio dal suolo e dall’acqua contaminata. Nella catena alimentare, inoltre, possono sovrapporsi ulteriori contaminazioni provenienti dalle varie fasi della produzione, della lavorazione e della conservazione degli alimenti.

Sebbene alcuni elementi come il ferro, il selenio e lo zinco siano essenziali per la salute e debbano essere presenti nella dieta, ve ne sono molti altri pericolosi; l’accumulo nell’organismo umano di questi ultimi, può scatenare in alcuni casi reazioni allergiche (nichel) o causare, nel tempo, effetti dannosi, come nel caso dell’esposizione prolungata a metalli come il mercurio, il piombo e il cadmio.

Per tutelare la salute dei consumatori, sono stati definiti riferimenti normativi per introdurre limiti di sicurezza all’esposizione ai residui di metalli. Il regolamento CE 1881/2006 e le sue successive modifiche e integrazioni, infatti, stabiliscono i tenori massimi negli alimenti di alcuni contaminanti, inclusi i metalli.

I più recenti aggiornamenti del regolamento n. 1881/2006 pubblicati con i riferimenti 2021/1323 del 10 agosto 2021 e 2021/1317 del 9 agosto 2021, a causa delle molte criticità osservate, abbassano ulteriormente i livelli massimi di cadmio e piombo in alcuni prodotti alimentari già definiti e pongono nuovi limiti riguardanti gli alimenti per lattanti e bambini.

La prevenzione delle intossicazioni da metalli pesanti, quindi, si basa sul rispetto delle normative e sull’efficacia dei controlli; in questo modo, possono essere monitorati e pianificati interventi per ridurre l’esposizione dell’uomo a questa persistente contaminazione.

Allo stesso tempo, laddove si voglia verificare un claim nutrizionale quale guida per le scelte di acquisto del consumatore (povero in sodio, nickel free, ricco di selenio, ecc.), si deve far riferimento alla fondatezza scientifica dell’informazione data, e i prodotti devono essere sottoposti a stretti controlli analitici.