L’Ue sta cambiando rotta sulle indicazioni geografiche?
Più valore al marchio e meno al legame col territorio.
Possibile trasferimento di tutte le competenze all’Agenzia europea dei brevetti. Eurodeputati temono gli alimenti vengano trattati come prodotti industriali
Meno geografia e più identità legata ai marchi per i nostri alimenti. Questo potrebbe essere l’indirizzo dalla nuova politica dell’Unione europea rispetto alle indicazioni geografiche. Il campanello d’allarme lo suonano alcuni eurodeputati dei Paesi del Mediterraneo, che vantano maggiore tradizione e riconoscimenti grazie ai prodotti tipici delle loro zone. La proposta per il nuovo regolamento è prevista in primavera. A sollevare preoccupazione i rumors su un possibile trasferimento di tutte le competenze all’Agenzia europea dei brevetti (Euipo), che ha sede ad Alicante. Al momento, invece, le decisione spettano ad una specifica unità, che fa capo alla direzione generale Agri. Italia, Francia e Spagna temono che il nuovo approccio di riconoscimento della proprietà intellettuale sia più vicino a quello del marchio, tipico dei prodotti industriali delle aziende e che non tenga conto delle specificità legate a territorio e saperi tradizionali. “Si tratta solo di ipotesi, ma ho già chiesto delle delucidazioni al Commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, il quale ha taciuto”, dichiara ad AgriFood Paolo De Castro, eurodeputato socialista e veterano delle questioni agricole, che aggiunge: “L’impianto esistente funziona molto bene e la nostra intenzione è quella di rafforzarlo, non di cambiare rotta”.
Cosa sono le Indicazioni geografiche
Le Indicazioni geografiche (Ig) sono nate per proteggere i nomi di prodotti, come il Parmigiano Reggiano, in modo tale da promuovere caratteristiche uniche, ma al tempo stesso condivise dallo stesso territorio e da una pluralità di produttori. Questo tipo di protezione riflette l’idea del termine francese terroir, inteso non solo come legame di un alimento con una zona geografica, ma un insieme di rapporti culturali, storici e di metodo che collegano un cibo, o una bevanda, ad una determinata area. Le Ig, che includono le Denominazione di origine protetta (Dop) e le Indicazioni geografiche protette (Igp),nel tempo si sono imposte come un segno di riconoscimento di prestigio e di facile riconoscibilità da parte del consumatore italiano ed europeo.
Cosa potrebbe cambiare?
L’Euipo collabora da tempo con la Commissione sulla questione delle indicazioni geografiche, esaminando le richieste di riconoscimento. Alcuni eurodeputati temono che se tutte le competenze fossero centralizzate nell’ufficio brevetti europeo, la dg Agri andrebbe ad “esternalizzare” quei poteri e quell’esperienza acquisite in materia, che hanno finora prodotto risultati importanti. L’Italia, ad esempio, è il primo Paese in Europa per numero di prodotti tipici registrati nel settore agroalimentare e vitivinicolo, realizzando un fatturato mondiale annuo di circa 17 miliardi di euro. Anche per questa ragione, allontanarsi da un sistema finora vantaggioso solleva timori. “Non si capirebbe una proposta che stravolga l’attuale assetto normativo, anzi ci aspettiamo più tutele per le indicazioni geografiche”, ha affermato De Castro nel corso di un’audizione in Commissione agricoltura, esprimendo al contempo preoccupazione per la questione della promozione dei prodotti alimentari, temendo scelte che danneggino vino e altri alcolici italiani, adottate in base al nuovo Piano europeo di lotta al cancro.
La scelta di premiare l’Euipo deriverebbe dalla volontà della Commissione di modernizzare e snellire le Ig per i prodotti agroalimentari, nel quadro più ampio di un rafforzamento della proprietà intellettuale europea, vista come volano per per sostenere la ripresa economica post-pandemica. Le Ig sono già incluse nel sistema dei diritti di proprietà intellettuale, per proteggere i prodotti da imitazioni e abusi, ma l’Euipo svolge adesso un ruolo innanzitutto di tipo tecnico, mettendo a disposizione la sua strumentazione ed il personale, mentre i criteri di scelta e le decisioni finali sono in mano alla Dg Agri. In assenza di documenti ufficiali o bozze, il fronte che si oppone a questo passaggio di competenze, attende di capire, ed eventualmente ostacolare, le intenzioni della Commissione.
Fonte: Agrifoodtoday