Gadda e “L’appetito vien leggendo”
Nell'ambito dell'iniziativa
"L'appetito vien leggendo", dedicato al cibo nella letteratura è stato presentato a Torino il 2 aprile scorso il libro "La gran fiera magnara, le ricette di Carlo Emilio Gadda" di Massimo Novelli
Carlo Emilio Gadda era un uomo vorace, quasi bulimico ed e' uno dei pochi autori italiani che ha parlato di cibo nelle sue pagine.
L'autore ha presentato il libro durante una serata tenutasi al Meridien Art+Tech del Lingotto e gli intervenuti hanno potuto gustare i piatti piu' amati da Gadda, secondo lo chef Daniele Giolitto.
Biografia dello scrittore Carlo Emilio Gadda
Carlo Emilio Gadda nasce a Milano il 14 novembre 1893. Del padre, Francesco Ippolito, negoziant de seda, Gadda lascerà, nella Cognizione e in Villa in Brianza, un ritratto di "gentilhomme campagnard", colpevole della costruzione della "villa" in Brianza (lo scenario della Cognizione), una grossa casa di campagna sulle colline dietro Erba, che avrebbe dato il colpo di grazia alle finanze familiari.
Un'infanzia tormentata
Francesco Ippolito aveva sposato in seconde nozze, la trentunenne Adele Lehr, da cui avrà tre figli: Carlo Emilio, Clara ed Enrico. Muore, nella casa di Longone, quando Carlo non ha ancora 16 anni. La madre, Adele, è allieva del prestigioso Collegio Civile Uccellis, laureata in lingue, docente alla Scuola Normale Carlo Tenca. Il tema di un'"infanzia tormentata" e di "un'adolescenza anche più dolorosa" occupa un posto centrale nell'opera di Gadda.
Il Politecnico
Dopo il liceo al Parini, Carlo Emilio si iscrive, su insistenza della madre, all'Istituto Tecnico Superiore (poi 'Politecnico') per studiare ingegneria industriale elettrotecnica. Dopo la partecipazione alla Grande Guerra, torna a Milano nel 1919, dove apprende la "perdita del fratello Enrico, caduto nel '18". Riprende con sofferenza gli studi di ingegneria e si laurea nel 1920.
La filosofia e la letteratura
Nel 1921 si iscrive al PNF, pubblica sulla Perseveranza il suo primo articolo tecnico, sul "problema idroelettrico", e si immatricola in filosofia presso l'Accademia Scientifico-Letteraria milanese. Nel '22 accetta la proposta di un lavoro in Argentina presso la Compa?ía general de Fósforos. Nel febbraio del '24 è di nuovo a Milano, riprende gli studi di filosofia e tenta l'avventura del romanzo. Per un decennio, dovrà affiancare alle fatiche letterarie il lavoro di ingegnere: nel frattempo completerà gli studi di filosofia con la redazione della tesi (non sostenuta) su Leibniz, pubblicherà i due primi libri, La Madonna dei Filosofi (1931) e Il Castello di Udine (vincitore nel '34 del Premio Bagutta), lavorerà alla Meditazione milanese e alla Meccanica. Dal '25 sino al '31 Gadda è assunto dalla Ammonia e quindi, sino al maggio '34, dai Servizi tecnici del Vaticano.
La Cognizione e Il Pasticciaccio
Nell'aprile del '36 muore la madre Adele. "La perdita della mia Mamma", scriverà, "mi ha lasciato in una disperata solitudine", "in un grande dolore e in una disperata solitudine"; "mi ha completamente stroncato". Circa un anno dopo inizierà la stesura della Cognizione, fondata proprio sul rapporto con la madre.
Tra il Quaranta e il Cinquanta intensifica l'attività di autore: escono nel '44, i "disegni milanesi" dell'Adalgisa, seguiti due anni dopo, in Letteratura, dai primi cinque capitoli del Pasticciaccio. Nell'ottobre del '50 Gadda si trasferisce a Roma, dove viene assunto come praticante giornalista alla RAI. Passerà nel '52, divenuto professionista, al Terzo, rimanendovi sino al giugno '55, quando si dimette per completare su invito dell'editore Garzanti il Pasticciaccio – che uscirà nel '57, seguito l'anno dopo da I viaggi la morte.
Nel frattempo era stato pubblicato da Neri Pozza il Primo libro delle favole (1952) e da Vallecchi le Novelle dal Ducato in fiamme (1953). Dopo il grande successo del Pasticciaccio e la mal tollerata notorietà, Gadda, stanco e malato, si ritira nel volontario esilio della periferia romana da cui curerà la riedizione di scritti dei decenni precedenti. Morirà a Roma il 21 maggio 1973.