Una settimana di sciopero della pasta per protestare sugli aumenti dei prezzi. Consumatori sul piede di guerra
L’Associazione a tutela dei consumatori ha condotto un’indagine sui prezzi al dettaglio della pasta in varie città italiane. un’analisi che ha indicato come il prezzo medio a marzo si sia attestato esattamente al doppio rispetto a quanto indicato dai pastai
Uno sciopero della pasta di una settimana che parte dal 22 giugno sino al 29. È l’azione di protesta promossa da Assoutenti dopo che il Governo ha tenuto una riunione su aumenti e inflazione il mese scorso e ha deciso di non intervenire sui prezzi, aumentati secondo un’analisi su varie città italiane, del doppio rispetto a quanto indicato dai pastai, ossia a 2,13 euro al kg. “Lo sciopero è per vedere se tenere la pasta sugli scaffali farà scendere i prezzi, nella grande tradizione del boicottaggio delle merci. Il prezzo della pasta è assolutamente sproporzionato rispetto ai costi di produzione” ha dichiarato il presidente di Assoutenti Furio Truzzi. Il contesto è certamente preoccupante, in un momento come questo dove i prezzi dei generi alimentari sono aumentati più bruscamente in Europa che in altre economie avanzate, spinti dall’aumento dei costi dell’energia e del lavoro e dall’impatto della guerra in Ucraina. Secondo Assoutenti una famiglia italiana di quattro persone spende in media 915 euro in più all’anno in generi alimentari, con un aumento di quasi il 12%, per un totale di 7.690 euro all’anno. Un buon terzo degli italiani ha ridotto la spesa nei negozi di alimentari, secondo i sondaggisti SWG, e quasi la metà fa la spesa nei discount.
Il parere dei pastai di Unione Italiana Food e il blitz di Coldiretti
Per la maggiore associazione di categoria, all’interno del gruppo Unione Italiana Food, è il mercato che regola i prezzi e non i pastai. “Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. Contrariamente a quanto viene spesso detto, il grano estero costa anche più di quello italiano (in media il +10%), soprattutto in questo momento storico particolare” sono le parole di poco tempo fa dell’ex presidente dei pastai di Unione Italiana Food Riccardo Felicetti. Di diverso avviso la posizione di Coldiretti protagonista, il 7 giugno, di un blitz al porto di Bari davanti a una nave carica di frumento arrivata da Vancouver per puntare il dito sui prezzi del grano duro crollati del 40%, con l’import dal Canada cresciuto di ben 9 volte nel 2023, mentre sugli scaffali il costo della pasta per le famiglie è salito del +14%.
Sotto accusa, infatti, sono le manovre speculative che hanno portato a un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada, cresciute del +747%, passando da 33,8 milioni di chili dello scorso anno ai 286,2 milioni nei primi due mesi del 2023. Secondo Coldiretti, infine, è necessario riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro “la cui attività in via sperimentale è stata sospesa nell’ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e offre la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali”.
La situazione dei prezzi della pasta nel resto d’Europa
In Francia il governo ha raggiunto un accordo di tre mesi (che dovrebbe essere prorogato per tutta l’estate) con le catene di supermercati per ridurre i prezzi di centinaia di alimenti di base, e non solo. La Gran Bretagna sta discutendo una mossa simile a fronte di un’inflazione sui prodotti alimentari che ha raggiunto i massimi da 45 anni. Paesi come l’Ungheria, con la più alta inflazione alimentare nell’unione Europea, e la Croazia hanno imposto controlli sui prezzi per prodotti come olio da cucina, alcuni tagli del maiale, farina di frumento e latte. La Spagna ha evitato i controlli sui prezzi, ma ha abolito tutta l’imposta sul valore aggiunto sui prodotti essenziali e ha dimezzato al 5% quella sull’olio da cucina e sulla pasta. In questo contesto il governo italiano afferma che rafforzerà il monitoraggio dei prezzi lavorando più a stretto contatto con le regioni, ma non imporrà tali limiti.
Fonte: Gamberorosso.it