Roberto Giacobbo, la TV e la passione per la cucina
Roberto Giacobbo lavora da 25 anni in prima serata, tra La7, Rai a Mediaset. Giornalista, scrittore, conduttore, autore televisivo e anche documentarista, gli enigmi sono il suo pane: così sono nati i programmi Stargate, Voyager e Freedom – oltre il confine. Se lo conosciamo come specialista in divulgazione scientifica, archeologia misteriosa, storia e leggende, tuttavia pochi sanno che nella vita di tutti i giorni è molto più concreto: amante della tavola e del buon vino, è senz’altro un ottimo palato.
Fin da bambino amava scoprire i singoli ingredienti che componevano i piatti. Oggi è presidente di tanti concorsi internazionali, come Girotonno sull’isola di San Pietro in Sardegna, il Cous Cous Fest a San Vito Lo Capo o il Golden Steak – un festival itinerante, la prossima edizione sarà a Roma. Ed è proprio da questa passione che vorrebbe creare un’attività parallela a quella dei programmi tv, più solida e concreta.
“Un noto caporedattore di un quotidiano mi disse che, il giorno dopo, il suo giornale veniva usato per incartare le uova al mercato. E questo mi diede modo di riflettere: il mondo della tv potrebbe essere qualcosa di effimero, io sono una persona molto concreta”, racconta. E così insieme alla moglie, Irene Bellini, già produttrice del programma Freedom, e insieme alle tre figlie, Angelica, Giovanna e Margherita, due laureate in Economia e Management e una in Relazioni Internazionali all’Università Luiss di Roma, si sono lanciati in tre attività food&wine.
I progetti imprenditoriali tra la Sardegna e Roma
La prima, già in funzione da qualche settimana, è una storica attività a Carloforte, sull’Isola di San Pietro in Sardegna, che riapre come Osteria della Tonnara, costituendo un filo diretto tra la tonnara di Carloforte della famiglia Greco, l’unica ancora in funzione in Italia, e l’isola. Un filo diretto (e a chilometro zero) tra il mare e la tavola, dove gustare il pregiato (e raro) tonno di corsa carlofortino. In cucina lo chef Eugenio Simonetti, bergamasco di origine, ma il cui cuore appartiene da anni all’isola.
La società costituita si chiama Eatonno. L’idea è quella di dare vita a un ristorante che offra una rivendita dei prodotti della tonnara di Carloforte. Il progetto è quello di aprire altri ristoranti, prima in Sardegna e poi in tutta Italia. Ma quello che nel 2022 è stato definito il terzo storyteller italiano dall’Istituto Piepoli non si ferma qui. Con 200 giorni all’anno per 25 anni, in tutti i ristoranti del mondo, il palato di Giacobbo è diventato “assoluto”. Ed ecco quindi aprire ‘Il Genovese in’, tavola calda, panificio e ristorante di prelibatezze liguri, insieme ad Andrea Saccone, storico panificio di Genova.
“Sembra impossibile trovare una buona focaccia di Recco a Roma”, racconta Giacobbo. “Tutto è nato da mia moglie Irene: ha notato la vendita della storica pizzeria proprio davanti al suo liceo nel quartiere Parioli e, come per ogni cosa, ci siamo buttati insieme in questa nuova avventura”. Quindi ‘Il Genovese in’ è sempre seguito dal luogo nel quale si trova: Parioli e Gregorio VII sono state le prime due aperture italiane. Confermata anche quella negli Stati Uniti all’interno dell’Msr, l’autodromo di Houston. Il menu prevede un 50% di tipica e indiscutibile cucina ligure e qualche piatto del luogo in cui ci si trova, oltre a una parte di gastronomia e prodotti liguri da asporto.
Infine non poteva mancare un abbinamento: insieme alla famiglia Faretra a Orta Nova, in provincia di Foggia, Giacobbo ha dato vita al suo primo vino. “Ho pensato di ideare, insieme alla cantina Le Terre di Maria, un primitivo biologico con fermentazione a bassa temperatura e un periodo di invecchiamento di quattro mesi in delle botti di rovere: ho prodotto, insieme ai Faretra, Torreclava, in sole 4.500 bottiglie. Un cru del 2022 uscito quest’anno ma già quasi esaurito. E siamo già pronti anche per affrontare i mercati internazionali. Un importatore canadese mi aveva offerto di comprare l’intero stock”, racconta sorridendo Giacobbo.
“Ci ha incantato il luogo: sono circa 16 ettari ma il terreno ha una conformazione insolita per il territorio, argilloso con fondo sabbioso. E all’interno della tenuta vi sono tre sorgenti da cui abbiamo ricavato un impianto che permette un’irrigazione goccia a goccia. A questa aggiungiamo una raccolta chicco per chicco con una macchina di nuova generazione e facciamo fermentare quindi il mosto lentamente, per oltre un mese, a temperatura controllata. Per me è un ritorno alle origini, con mia nonna di origini pugliesi e l’altra parte della famiglia di veneti e viticoltori”.
Il futuro di Roberto Giacobbo e le prossime aperture
Come lo degusterebbe? “Io lo amo come vino da meditazione, nei rari momenti di solitudine, oppure lo consiglio in abbinamento a grandi piatti di carne rossa, selvaggina o formaggi stagionati”. Ma come si fa a gestire tutte queste attività, viaggiando, come volto di un noto programma televisivo, tra famiglia e bassotti? “Il segreto è mettere insieme una buona squadra di specialisti del settore, ma la verità è che senza la mia famiglia non sarei riuscito a costruire tutto questo”.
E per il futuro? “I ristoranti possono essere standardizzati e diventare dei format da aprire ovunque, soprattutto all’estero. Non svelo nulla ma prevediamo già altre aperture entro poco tempo”.
Fonte: forbes.it – Camilla Rocca