Prossima l’IGP per il “Pomodoro di Pachino”
È in arrivo la tutela comunitaria per il Pomodoro di Pachino, destinato ad arricchire piatti di spaghetti, insalate, capresi e pizze, che, soprattutto nel periodo estivo, trovano abbondante spazio sulle tavole degli italiani. A dare la notizia è stata la Coldiretti, sottolineando che, poiché il 16 luglio è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee la domanda di riconoscimento di questo saporito ortaggio siciliano, "se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi si procederà all'iscrizione nell’Albo delle denominazioni di origine dell'Unione europea". La zona di produzione del Pomodoro di Pachino – ricorda la Coldiretti – comprende l’intero territorio comunale di Pachino e Portopalo di Capo Passero e parte dei territori comunali di Noto (provincia di Siracusa) ed Ispica (provincia di Ragusa), nella parte sud orientale della Sicilia. Le prime coltivazioni di questo ortaggio risalgono al 1925 e furono localizzate lungo la fascia costiera in quelle aziende che disponevano di acqua di irrigazione da pozzi freatici. I consumatori potranno riconoscere il Pomodoro Pachino Igp grazie ad un logo, posto sulle confezioni, raffigurante la Sicilia con un cerchio nella punta estrema, dove è collocata la zona di produzione, all’interno di un rombo dagli angoli tondeggianti di colore verde scuro. Il Pomodoro di Pachino – ha spiegato la Coldiretti – è prodotto in una zona caratterizzata da temperature elevate e da una elevata quantità totale di radiazioni solari, mentre la vicinanza del mare determina una mitigazione del clima ed una scarsa frequenza delle gelate invernali-primaverili. Un insieme di fattori che ha favorito lo sviluppo delle colture sotto serra e che, grazie alla qualità dell’acqua di irrigazione, determina le peculiari qualità organolettiche del Pomodoro di Pachino. La rintracciabilità e l’origine del prodotto – conclude la Coldiretti – è garantita dal fatto che i produttori del Pomodoro di Pachino devono iscrivere i terreni in un apposito elenco e sono tenuti a presentare annualmente all’Organismo di controllo una denuncia di produzione. Anche le strutture di confezionamento devono essere iscritte in un altro apposito elenco e presentare una denuncia annuale di prodotto lavorato.
Fonte: Naturalmenteitaliano