Un’estate di gelati “nostrani”
Sulla scia del trend che da qualche anno ha cominciato a prendere piede, quello della localizzazione, l’estate 2007 ha visto la nascita di una nuova cura per il territorio anche in un alimento spesso soggetto a mode e frenesie passeggere: il gelato.
Questa estate, infatti, è stata caratterizzata da un nuovo modo di concepire l’arte del gelato: non più gusti strampalati sia per varietà che per nomi, ma gusti con elementi tipici del territorio e propri della stagione. Una piccola rivoluzione, dunque.
Non più gusti esotici per le cui materie prime si pagano alti costi di trasporto, oltre ad ingenti quantità di Co2 emessa nell’aria.
Partendo da queste considerazioni, sono stati tanti i gelatai che hanno pensato di rivoluzionare il mondo del gelato, proteggendolo dai risvolti più semplicemente consumistici di questi tempi imperanti e trasformandolo in un alfiere del territorio.
Territorio non solo come ‘ambiente’, ma anche in quanto luogo d’origine.
Grandi artisti come Sergio Dondoli, già premiato dal Gambero Rosso per il suo gelato Champelmo, hanno utilizzato le specialità del luogo (zafferano e Vernaccia, poiché Dondoli è di San Gimignano) per realizzare un sorbetto, o come Roberto Bonato, che ha deciso di rifornire la sua gelateria di Verona con gusti ai frutti di stagione, rigorosamente provenienti dal veronese. Il latte arriva dal Monte Baldo, le uova da un’azienda di Padova, mentre uva spina, lamponi, ribes, ciliegie e mele cotogne provengono direttamente dal suo giardino.
Per questo la Coldiretti, l’associazione di categoria che ha accolto col maggiore entusiasmo queste iniziative, ha premiato la gelateria come ‘la prima gelateria a chilometro zero’, perchè è sana e valorizza il territorio di provenienza.
Che il gelato faccia bene soprattutto allo spirito, è un dato di fatto. Che faccia bene all’ambiente e alla promozione enogastronomica è una bella scoperta.
Alessandro Tibaldeschi