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In mostra a Parma “Foodscapes – Art & Gastronomy”

Parma e la sua provincia, già note per prodotti d’eccellenza come il parmigiano, il prosciutto, il culatello e la pasta, sono fino a gennaio 2008 il luogo dove riflettere sulle questioni culturali, civili e politiche che scaturiscono dall’incontro tra cibo e arte.
Il 7 ottobre è stata infatti inaugurata a Parma, presso l’ex Cinema Trento, una grande mostra d’arte contemporanea Foodscapes – Art & Gastronomy. La mostra, che sarà visitabile fino all’8 gennaio 2008, fa parte del complesso progetto G.N.A.M., Gastronomia nell’arte moderna, che propone un’ampia sequenza di eventi, mostre, performances, incontri con artisti e scrittori, dedicati al legame tra cibo e espressioni artistiche.
Il progetto GNAM nasce da un'idea del Presidente della Provincia di Parma Vincenzo Bernazzoli, ed è promosso dai principali protagonisti della vita economica territoriale tra cui la Fondazione Cariparma, l'Unione Parmense degli Industriali e la Camera di Commercio di Parma, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Parma ed i Comuni di Colorno, Collecchio, Fidenza e Langhirano e viene realizzata da Solares Fondazione delle Arti.
La mostra Foodscapes, a cura di Lóránd Hegyi, Direttore del Museo d'Arte Moderna di Saint-Etienne, propone una selezione di 40 artworks dei più importanti artisti internazionali tra cui Marina Abramovic, Wim Delvoye, Erro, Gilbert & George, Omar Galliani, Hermann Nitsch, Claudio Parmiggiani, Michelangelo Pistoletto, Denis Santachiara, Daniel Spoerri, rappresentanti della cultura europea, ma anche interpreti dal Nord America con Dennis Oppenheim (chiamato per realizzare un'installazione ex-novo in Piazzale della Pace), dal Sudamerica con Tunga, dall'Asia con Chun Sung-Myung, dall'Africa con Barthélémy Toguo, al fine di offrire una molteplicità di riflessioni e spunti, anche attraverso performance d'artista come quella di Jean Jacques Lebel. Le opere riflettono il complesso tema del mangiare, fornendone un contesto storico, antropologico, sociologico e culturale.
La mostra ha la sua origine dall’osservazione che l’atto del mangiare sembra essere più culturale che biologico: più metafisico che fisico; più metaforico che reale. E’ l’attività che in se stessa ha a che fare con la fondamentale ed elementare auto-riproduzione, così come con la socializzazione e la comunicazione dell’individuazione metaforica dell’esistenza umana in quanto attività strutturata, organizzata, teologica, razionale, nell’universo.
L’esposizione è strutturata in sezioni tematiche che si riferiscono ad esperienze socioculturali diversificate e a riferimenti storico-culturali e mitologici.
Come sottolinea il curatore Lóránd Hegyi, “da un lato esistono contesti culturalmente, storicamente, ideologicamente, religiosamente condizionati nei quali l'atto di mangiare si trasforma in un'entità profondamente metaforica. La sacralità e il carattere rappresentativo del cibo, le formalità cerimoniali, l'estetica di potere e ricchezza, la gerarchia ed il complesso e differenziato sistema di esclusività ed inclusività, l'accettazione o il rifiuto sociale, la posizione centrale o la marginalità costituiscono punti cruciali in queste aree tematiche.
D’altro lato, l'atto di mangiare è – e tuttora rimane – qualcosa di barbaro, animale, incontrollabile, qualcosa di distruttivo, inconscio, spontaneo, anarchico, immediato, bestiale, un'attività immorale che dà ampio spazio a processi irrazionali, spontanei, illimitati, irreversibili “ad absurdum“ fino al cannibalismo e all' auto-distruzione più oscena, all'auto-mortificazione simile al suicidio ed all'edonismo che va oltre l'esagerazione. Quest' aspetto patologico dell' atto di mangiare al di fuori delle necessità biologiche e sociali, oltre ogni necessità razionale e fisiologica, è spesso connesso con una prassi allegorica, magica di segrete visioni religiose, mistiche di potere oltre il mondo reale.” Le opere in mostra offrono, da diversi punti di vista, il racconto completo di un intricato groviglio socioculturale.
Il catalogo, a cura di Andrea Gambetta, con interventi di Lóránd Hegyi, Marcello Garofalo, Luigi Settembrini, Gloria Bianchino e Giuseppe Bertolucci, è edito da Federico Motta Editore.
Sempre all’interno del progetto GNAM, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università degli Studi di Parma presenta un'esposizione intitolata Piatti di Carta, a cura della sua direttrice Gloria Bianchino (Sala delle Scuderie del Palazzo della Pilotta, Parma, 7 ottobre – 9 dicembre 2007): una ricognizione storica con preziosi originali, prototipi e documenti sul cibo e l'alimentazione, fra grafica e pubblicità, design e architettura, pittura e fotografia. Il percorso, ricco di immagini e suggestioni che attraversano il meglio della creatività made in italy (e non solo), racconta chi siamo e chi siamo stati, dal boom economico ad oggi, dalle tavole imbandite al consumismo: un'indagine sociale ed antropologica, attraverso la comunicazione, la rappresentazione degli spazi commerciali, gli oggetti e gli utensili di uso quotidiano, i luoghi di ristoro, il packaging.
Massimiliano Di Liberto di Solares Fondazione delle Arti ha invece selezionato le immagini fotografiche di due grandi testimoni del nostro tempo: Celia A. Shapiro e Peter Menzel, autori rispettivamente delle due esposizioni inedite in Italia Last Supper (Oratorio di Sant’Ilario, Parma, 10 ottobre – 6 gennaio 2008) e Hungry Planet: what the world eats (Palazzo Eucherio Sanvitale, Parma, 10 ottobre – 10 dicembre 2007). La prima offre una riflessione simbolica sull'ultima cena dei condannati a morte nelle prigioni statunitensi in cui la fotografa americana trae da vere storie le proprie immagini, scrivendo a compendio delle composizioni “il pasto è vita data al corpo, l'esecuzione è vita sottratta al corpo. I pasti sono simbolici, spesso celebrano occasioni importanti, puoi cucinare per il tuo amante, per il tuo bambino, ma anche per un condannato a morte. Il corpo politico sta dando sostanza al corpo condannato.”
Nella seconda mostra, Hungry planet, realizzata in collaborazione con Agenzia Grazia Neri e l'Associazione Cibo per Tutti – progetto Kuminda, Peter Menzel e Faith D'Aluisio accompagnano il visitatore in un viaggio planetario, un reportage fotografico dai cinque continenti, in 24 paesi, per illustrare le abitudini alimentari di diverse etnie e diverse culture. La mostra documenta cosa mangiano in una settimana a colazione, pranzo e cena altri popoli e descrive le traiettorie che il cibo compie, passando da materia prima e prodotto lavorato e poi cucinato. Una serie di immagini capaci di sottolineare il contrasto ed il divario fra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.
Multietnica è anche l'installazione “Eat Me” di Corrado Dalcò (10 ottobre – 6 gennaio, Portici dell'Ospedale Vecchio) con fotografie provenienti dai diversi ristoranti del mondo.
Un'interessante proposta sulle notti de “La Dolce Vita” di felliniana memoria, presenta al Fidenza Village (6 ottobre – 25 novembre) le fotografie provenienti dall'Archivio Geppetti, che raccoglie il lavoro svolto da Marcello Geppetti, scomparso qualche anno fa. Scorrono nella mostra scene di socialità e convivialità nei locali, nelle trattorie e nei ristoranti della città eterna: la vita esasperata e mitizzata delle star del cinema.
Good Body, versione teatrale del libro di Eve Ensler, con la regia di Giuseppe Bertolucci e Luisa Grosso (Teatro al Parco, Parma, 20-21 ottobre), racconta le ossessioni e i disagi che ogni donna prova nei confronti del proprio corpo, in una messa in scena che, attraverso dialoghi e racconti biografici, valuta il rapporto con il cibo, le diete, la forma fisica, le fobie alimentari della nostra società.
Antonio Catalano, con il suo “Gnam Gnam, Grunf, Slap, Slap, Tic Tic – Cibo Sensibile (Corte di Giarola, Collecchio, Parma, 27 ottobre – 11 novembre -), nel corso del festival Zona Franca, propone una curiosa performance teatrale/espositiva per ragazzi ed adulti, utilizzando sculture di legno e pentole, tendoni dipinti, anfratti magici e alchemici, racconti divertenti e una banda musicale popolare per la colonna sonora. Performances che vivono nella stessa labilità e indeterminatezza degli incontri occasionali, con l’intento di provocare nei partecipanti emozioni, poesia e meraviglia.
Tra gli ospiti degli incontri del progetto GNAM, Gérard Depardieu, attore, ma anche appassionato viticultore, ristoratore, degustatore e gourmet, che il 9 ottobre ha presentato il suo libro di ricette La mia cucina; Paolo Nori con un reading su un testo inedito “I libri devono essere magri”, con illustrazioni di Giuliano Della Casa; Libereso Guglielmi, il giardiniere di Calvino, che prepara curiose ricette con i petali dei fiori; Massimo Carlotto e Francesco Abate, autori del romanzo noir a quattro mani Mi fido di te, storia di un personaggio inquietante che traffica su alimenti sofisticati e alterati; il winemaker Roberto Cipresso, con una lezione tratta dal suo libro Il Romanzo del Vino; il Presidente Onorario di Solares Fondazione delle Arti, Emir Kusturica, cultore del biologico nel suo villaggio di Mokra Gora e da sempre attento, anche nella sua produzione cinematografica, al tema della libagione e alla metafora del banchetto. L'Accademia di Brera presenterà infine un video/progetto, Trattoria da Salvatore, con i migliori lavori realizzati dagli studenti sul tema del cibo.
Una manifestazione dal programma complesso ed articolato quindi, che intende rilanciare anche nei prossimi anni le sinergie territoriali e che ha trovato un nuovo partner nella Comunità Europea, finanziatore del progetto di GNAM della prossima edizione 2008.

G.N.A.M.
Parma, 7 ottobre – 6 gennaio 2008

Weblink: www.gnamfestival.it