Pigiatura pubblica del Recioto Gambellara Doc 2007
Domenica 13 gennaio 2008 piacere, tradizione e convivialità si daranno appuntamento in uno scenografico evento a Montorso Vicentino e più precisamente nella restaurata Villa da Porto – Barbaran (Vicenza), maestosa dimora che domina la vallata ai piedi di Montorso, che aprirà eccezionalmente le sue porte dopo gli impegnativi lavori di ristrutturazione e dove nel XVI secolo lo scrittore Luigi Da Porto compose la novella "Giulietta e Romeo” che tanto colpì Shakespeare da ispirargli una delle sue migliori tragedie.
La terra vicentina scopre uno dei più preziosi angoli della sua tradizione enologica offrendo una giornata dedicata al Recioto.
La Strada del Recioto e dei Vini Gambellara doc, si estende lungo la bassa valle del Chiampo, in un territorio di origine vulcanico, e comprende i comuni di Gambellara, Montebello Vicentino, Montorso e Zermeghedo. Nella zona si possono scoprire i segni di antiche e nobili presenze, come a Montecchio Maggiore, con i Castelli di Romeo e Giulietta, romanticamente contrapposti tra le colline, e la Villa Cordellina Lombardi, nota per un grande ciclo affrescato dal Tiepolo e scenario d'eccezione per manifestazioni gastronomiche.
Domenica, dalle ore 15 prende il via il calendario di appuntamenti previsti per il 2008 con la spremitura pubblica dei primi “Picai” di Garganega per la produzione del Recioto Gambellara D.O.C. Vendemmia 2007.
Giovani in abito contadino porteranno, su carri, i Picai che verranno pigiati a piedi nudi in un antico torchio nel bellissimo cortile di Villa da Porto – Barbaran da una madrina d’eccezione. A dare il via ufficiale alla pigiatura sarà l’incantevole Miss Italia 2006, Claudia Andreatti. È un’arte della zona vinificare in maniera particolare le migliori uve Garganega scegliendo i grappoli migliori, addirittura le loro parti più nobili: quelle ‘’ali’’ che in dialetto sono chiamate ‘’recie’’ da cui deriva il nome di Recioto. Lasciate ad appassire appese (appunto…”picai”) a spaghi in luoghi ben aerati ed asciutti fino a dicembre, le uve vengono poi pigiate in modo soffice. Il vino che si ottiene, dopo la lenta fermentazione di mesi al freddo presenta caratteristiche del tutto peculiari. È un vino dal colore giallo dorato, vivo e brillante con intenso profumo fruttato. Ha un sapore caratteristico, armonico, con leggero gusto di passito e delicato retrogusto amarognolo. Un prodotto che esalta l’arte dei vignaioli di questa terra, così come la Strada del Recioto regala con i suoi dolci panorami collinari sensazioni di serenità e armonia offrendo contemporaneamente straordinari spunti culturali attraverso testimonianze artistiche e architettoniche.
Costituita nel febbraio 2000 l’associazione ‘’Strada del Recioto e dei vini di Gambellara DOC’’ ha attualmente 35 soci di cui 30 operatori vitivinicoli, della ristorazione e ospitalità. Il percorso si snoda attraverso i Comuni di Gambellara, Montebello, Montorso e Zermeghedo. Qui l’area impegnata nella coltura della vite si estende su circa mille ettari, parte dei quali costituiscono la cosiddetta zona Classica, di più antica tradizione produttiva. Nascono qui il Gambellara DOC e Classico, il Gambellara Recioto Classico (DOCG in itinere) e Spumante, e il Vin Santo di Gambellara, unico Vin Santo della Regione Veneto.
Durante la manifestazione sarà possibile assaggiare ed acquistare prodotti tipici della zona e il Recioto Gambellara a D.O.C. abbinato al dolce tipico “Brasadelo”, saranno inoltre presenti stand del Consorzio Tutela vini D.O.C. Gambellara.
Per informazioni
Associazione Strada del Recioto e dei Vini Gambellara D.O.C.
Via Borgolecco n. 2 – 36053 GAMBELLARA (VI)
0444.444183 – stradadelrecioto@libero.it
Ufficio stampa: Studio P.R.P. di Alessandra Canella
Tel. 049 – 8753166 – canella@studiopierrepi.i
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E–mail: stradadelrecioto@libero.it
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Villa Da Porto, Barbaran
Relazione storico-artistica
Ai piedi del colle boscoso della Fratta, ove svetta ancora l’antico campanile della distrutta Chiesa, sta maestosa, con la lunghissima appendice del rustico di destra, la Villa che fu già dei Conti Da Porto: tra le più grandiose ch’essi costruirono nel corso dei secoli – dal Cinque al Settecento – in ogni luogo della Provincia. E se pur incompiuta, essa era da loro curata con particolare amore, se scelsero fior da fiore dalle loro collezioni – quadri, mobili, oggetti di antichità – per farne arredamento sontuoso. Di tanto splendore ora nulla rimane.
Una lunga iscrizione murata sopra la porta centrale della loggia dice che la Villa ebbe inizio nle 1662 e completamento nel 1724.
Siamo però documentati in modo assolutamente tranquillante che in una tavola con il progetto della Villa erano segnati il millesimo 1712 e la forma dell’autore: Cherrette, architecte ed gèographe du Roy. La Villa – a due piani, ma di eccezionale altezza – si compone di un settore centrale, aperto in tre intercolumni tra due pareti chiuse; quattro fusti jonici di modulo gigante reggono il frontone triangolare. La lunga ala a destra – cui nel progetto doveva corrispondere una di pari sviluppo e di pari forma a sinistra – è arretrata così da rendere più sensibile l’aggetto centrale. All’altissima loggia imprime ulteriore slancio l’ampia scalea tra larghi poggi, adorni da due mirabili gruppi scultorei. Un cornicione dentato a robuste mensole conclude le pareti del corpo mediano, ma non prosegue nell’ala rimasta evidentemente incompiuta. Due sole finestre sono nelle pareti adiacenti la loggia, destinate ad illuminare le due larghe scale a chiocciola che dall’una e dall’altra parte della loggia portavano a piani superiori e la loro luce si univa a quella delle finestrelle, nel breve voltatesta, ad angoli convessi. Un ballatoio a livello del piano nobile correva lungo la loggia a collegare le due parti della Villa separate dall’immenso salone centrale. Le pareti chiuse dell’avancorpo centrale, come dell’ala, corrono lisce, neppur solcate dalle cornici che di solito legano orizzontalmente i davanzali delle finestre o segnano il passaggio dall’uno all’altro piano. Troppo ampio è l’intervallo che separa le aperture del piano rialzato da quelle del piano superiore, mentre queste sono troppo a ridosso del cornicione terminale. Legata per la continuità delle pareti e coerente per andamento compositivo è la facciata posteriore, nella quale introducono varietà di movenza le tre aperture centinate del salone: facciata mirabilmente condotta dalla mano maestra dell’architetto. Ch’ebbe a collaboratori abili lapicidi, responsabili delle teste, dal vivido e fresco modellato, poste a chiave delle aperture centinate, sia dei gruppi scultorei sui pilastri all’inizio della scalea, sia delle statue ai vertici del frontone.
La famosa novella di Giulietta e Romeo, che tanto colpì Shakespeare da ispirargli una delle sue migliori tragedie, è stata scritta da Luigi Da Porto nella quiete della sua dimora di campagna a Montorso. Della casa padronale, nel centro del paese, abitata dallo scrittore ai primi del '500, non rimane in realtà quasi nulla: un antico porticato e un torrione. Al posto di quella dimora è sorta la bella villa palladiana "Da Porto Barbaran", opera del francese Cherrette, costruita a partire dal 1662. La storia narra che Da Porto si ritirò nella sua Montorso dopo che una ferita di guerra lo ebbe sfigurato e reso molto cagionevole di salute. Quello che di questa tormentata e melanconica figura possiamo ritrovare venendo qui a Montorso è il colle chiamato la Fratta. Allontanandosi dalla magione, si gira a sinistra per imboccare via Villa; qui si trova la casa dei fattori dove Da Porto amava soggiornare e dove, secondo gli abitanti del paese, ancora si aggira il suo inquieto fantasma (la leggenda ha acquisito notorietà internazionale dopo un documentario realizzato da una tv giapponese sul fantasma di Da Porto, evocato nel teleschermo da una medium!). Alla fine di questa strada, sulla sinistra, inizia la salita al colle su cui Luigi era solito sostare e rimirare i due castelli di Montecchio Maggiore che oggi sono intitolati a Giulietta e Romeo.