Da “Good Food” a “Goodgoods”.
Contro la droga
Il progetto internazionale Good Food cresce e cambia nome: Goodgoods – Great Livelihoods, che in italiano, significa “beni buoni”. A dare la notizia sono stati questa mattina a Squisito! Andrea Muccioli, responsabile della Comunità di San Patrignano e Jorge Rios, responsabile per le Nazioni Unite dei Progetti di Sviluppo Sostenibile (Unodc). L’obiettivo è quello di rendere ancora più forte e incisivo l’impegno per un “good livelihood”, vale a dire un sostentamento buono, libero dalla schiavitù del narcotraffico e della droga.
Presenti alla conferenza stampa anche Letizia Moratti, sindaco di Milano e sua Eccellenza Pradap Pibulsonggram, ambasciatore della Thailandia, che con l’occasione ha visitato la Comunità. "Ciò che vogliamo comunicare – ha detto Andrea Muccioli – è che non è solo il cibo ciò che le comunità coinvolte nel progetto producono. Sì quindi all’ agricoltura sostenibile ma non solo. Ad esempio, nel mio recente viaggio in Colombia e Perù ho visto le comunità rurali utilizzare le preziose risorse di legname delle foreste pluviali, costruire strutture alberghiere (posadas) specializzate in eco-turismo, coltivare caffè e cacao, miele, nocciole e tanti altri prodotti che già da tempo costituiscono una alternativa concreta e sostenibile alla produzione di droga. La realtà tailandese Doi Thung produce ad esempio ceramiche meravigliose oltre a tanti altri beni alimentari e non. Ogni strumento, in particolare se pensato in un’ ottica di alta qualità, è utile per cercare di ribaltare le situazioni di povertà e schiavitù dal narcotraffico di queste popolazioni". Puntare sino in fondo sullo sviluppo sostenibile, insomma, per combattere anche quel sentimento di rassegnazione che troppo spesso aleggia in molti paesi dell’Occidente. "Solo in Tailandia – continua Muccioli – la lotta al narcotraffico ha saputo dare risultati in tempi brevissimi, 12 anni. Grazie all’aiuto della famiglia reale sono state completamente distrutte le coltivazioni di oppio per la produzione di eroina nella zona del Triangolo d’oro, e i contadini fino ad allora sfruttati dai narcotrafficanti, sono tornati a vivere. La parola rassegnazione non fa parte del loro, e neanche del nostro vocabolario". Anche Jorge Rios a nome dell’Onu ha parlato dell’importanza del progetto Goodgoods. "Il cambio di nome – ha spiegato Rios – è la naturale evoluzione di ciò che questa iniziativa rappresenta soprattutto perché dona visibilità a tante altre potenzialità che vanno ben oltre il cibo. Quando si parla di sviluppo alternativo infatti, è importante ascoltare le comunità coinvolte nei singoli progetti e guardare alla loro vocazione naturale, perché sviluppo e integrazione nascono sempre dal rispetto delle singole peculiarità".