Fao: sale la domanda mondiale di cibo
Servira' il 70 per cento in piu' entro il 2050
La fame nel mondo continua a essere una piaga difficile da debellare e la produzione agricola dovrà aumentare del 70% nei prossimi quarant'anni adottando le giuste misure di promozione dello sviluppo rurale, altrimenti il rischio è di trovarsi "una credenza vuota". Il monito giunge dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, in occasione dell'apertura del Forum di esperti di alto livello su 'Come nutrire il mondo nel 2050'.
"La produzione di cibo dovrà crescere del 70% nei prossimi 40 anni – sottolinea Diouf – per far fronte alla domanda della popolazione mondiale che nello stesso periodo sarà arrivata a quota 9,1 miliardi di abitanti, con una crescita di 2,3 miliardi. Allo stesso tempo, secondo le previsioni Fao, il settore dovrà vedersela con una diminuzione della forza lavoro nei campi, in quanto 600 milioni di persone si trasferiranno dalla campagna alle città".
Anche se ci sarà un nuovo indirizzo nelle politiche di sviluppo rurale, la fame non scomparirà nel 2050, riguardando tuttavia una percentuale ridotta al 5% della popolazione globale, per un totale di 370 milioni di persone. In pratica, tra quarant'anni dovrebbe essere raggiunto quell'obiettivo di dimezzare la fame che il World Food Summit aveva in precedenza indicato nel 2015.
Per centrare il traguardo servono però, come sottolineano gli addetti ai lavori, "sforzi ulteriori da parte delle istituzioni pubbliche". Inoltre, la produzione di cibo deve avvenire riducendo la povertà, tenendo in considerazione i limiti delle risorse naturali e aumentando gli investimenti nell'agricoltura dei Paesi in via di sviluppo di almeno il 60% rispetto agli attuali livelli.
Secondo gli esperti, nei prossimi quarant'anni la produzione nei Paesi in via di sviluppo dovrebbe almeno raddoppiare. Soprattutto, la produzione annuale di cerali dovrebbe crescere di almeno un miliardo di tonnellate e quella di carne di almeno 200 milioni di tonnellate. Il novanta per cento della crescita dei raccolti dovrebbe venire – secondo gli esperti – da un più sapiente sfruttamento delle coltivazioni e il restante da nuovi campi a disposizione.
La disponibilità di terre da coltivare, come di acqua per l'irrigazione – aggiungono gli esperti – è globalmente più che sufficiente ma distribuita in modo molto irregolare. Al lavoro nei campi ci sarà comunque meno gente: l'urbanizzazione procede infatti ad un ritmo accelerato e porterà il 60% della popolazione mondiale a concentrarsi nelle aree urbane, contro il 49% che vive attualmente nelle grandi città.
"Sullo scenario della produzione agricola nei prossimi decenni pesano due rischi pesanti – osserva l'ex dirigente Fao e docente all'Università di Gottingen Hartwig de Haen – Uno è il cambiamento climatico che procura soprattutto problemi ai Paesi dell'Emisfero Sud e l'altro è che la coltivazione dei biocarburanti continua a crescere e rappresenta una sofferenza per il cibo. Non a caso la Fao raccomanda di diminuire questo 'dualismo' in ogni modo possibile".