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Alla riscoperta delle prelibatezze venete

Una di queste: la "Renga" di Capodanno

Venezia, marzo 2011

Quando la cucina è insieme storia e cultura, diventa occasione per riscoprire radici e tradizioni del territorio, anche quando la materia prima viene magari dai freddi mari del Nord.
E’ così per il bacalà alla vicentina, piatto dichiarato da EuroFIR come uno dei cinque alimenti tradizionali rappresentativi dell’Italia a tavola. Ed è così anche per l’aringa, la “renga”, el “scopetòn”, di povera ma nutriente e gustosa memoria, a lunga conservazione quando la catena del freddo non esisteva, saporita oltre ogni dire, capace di dare energia quando la Quaresima non aveva bisogno di grande impegno personale per essere periodo di digiuno e astinenza. Le giovani generazioni quasi certamente non sanno cosa poteva significare el “scopetòn” con la polenta, che ciascun commensale insaporiva semplicemente toccando il pesce salato e affumicato, o la “renga” con le cipolle crude o i bigoli.
Ci sta pensando Paolo Mastella, titolare de “La Botega de la Renga” di Verona – Parona a far riscoprire questa specialità, oggi per lo più di provenienza straniera, mettendo in fila le antiche ricette e affiancandone di nuove sui possibili impieghi alimentari del prezioso pesce. Lo ha dimostrato persino a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale del Veneto, al termine del consueto Punto Stampa odierno con il presidente Luca Zaia e la Giunta, ai quali Mastella ha proposto, proprio in occasione del capodanno veneto, la “renga” in nove preparazioni diverse: paté, carpaccio, canederli, con il risotto, come ripieno dei peperoncini piccanti, con i bigoli, con la polenta, con gli gnocchi sbatudi di cimbrica origine, con le cipolline borrettane, in insalata. E per ristorare il palato, nulla di meglio del “Rengarol”, vino rosso beverino delle vigne “minori” della Valpolicella.
E’ stata davvero una grande esibizione di lavoro cucinario, un po’ in anticipo rispetto alle tradizioni quaresimali cui si abbina questo pesce, giustificata però dalla varietà espressa: un’ampia e variegata rivisitazione, di per sè non consono con il digiuno. E’ stata in ogni caso davvero una grande riscoperta, occasionata dal fortuito incontro tra Mastella e Zaia alla Fiera di Verona e dalla volontà del titolare de “La Botega de la Renga” di riportare a giusta fama, dalla povertà alla nobiltà, questa specialità.