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Tradite all’estero le ricette italiane in sei casi su dieci

E’ quanto emerge da una ricerca dell’Accademia Italiana della Cucina che, attraverso le sue 74 delegazioni straniere, ha fotografato lo status della gastronomia italiana all’Estero. Ecco le ricette più imitate e i Paesi dove questo accade con più frequenza… Da New York a Londra, da Parigi a Melbourne emerge anche tutto lo straordinario successo d’immagine che la ristorazione made in Italy si è conquistata sul campo, superando nel gradimento dei consumatori quella francese…

Mentre i mercati internazionali sono sempre più invasi da falso parmigiano reggiano o grana padano, da altrettanto falsi prosciutti di Parma o di San Daniele sale alla ribalta una nuova forma di imitazione del Made in Italy alimentare: il tradimento della ricetta originale. È quanto emerge da un’indagine realizzata dall’Accademia Italiana della Cucina attraverso un questionario al quale hanno risposto le 74 delegazioni estere, da quasi sessanta anni impegnate in 40 Paesi stranieri, nella lotta al falso alimentare che colpisce – oltre ai prodotti – anche e soprattutto le ricette, molto spesso ben diverse rispetto alle “originali” italiane.
La ricerca lascia poco spazio al dubbio: nel 60% dei casi la cucina italiana, all’estero, è realizzata in modo “non molto corretto” o addirittura “maldestro”. E solo nel 40% dei casi risulta “ben interpretata”.
Questo accade anche perché quasi la metà (47%) dei cuochi che operano nei ristoranti italiani all’estero non sono italiani (scopriamo che sono in maggioranza australiani e messicani) e solo una piccola parte (9%) di questi ha seguito scuole, stage o tirocini nel nostro Paese.
Ma qual è il piatto della tradizione italiana maggiormente tradito nei ristoranti italiani all’estero? In ordine di “maggiore tradimento” le delegazioni estere dell’AIC mettono al primo posto la pizza e a seguire il tiramisù, le lasagne, le scaloppine di vitello e la pasta al ragù. Tra le ricette più “abusate” spiccano numerosi piatti tipici regionali, in primis gli spaghetti alla bolognese, i ravioli, gli spaghetti alle vongole, l’ossobuco e i saltimbocca alla romana.

LE NAZIONI BALUARDO DEL FALSO CULINARIO
Questa forma di “imbarbarimento” è diffusa ovunque. Oltre a Usa, Canada e Australia, baluardi della gastronomia italiana, e quindi inevitabilmente del “tradimento”, particolarmente toccate dal fenomeno delle imitazioni sono Irlanda, Portogallo e Finlandia. Ma il discorso vale anche per la Germania, dove alla stima e alla considerazione per la cucina italiana fanno da contraltare aggiunte formali e cromatiche, abuso di certi ingredienti (aglio, peperoni, rucola, aceto balsamico) e soprattutto la diffusione di abitudini alimentari davvero non italiane, come quella di accompagnare un primo e un secondo con il cappuccino…
La fusione tra i gusti della tradizione e i sapori locali dà spesso luogo a una forma di cucina ibrida e alla creazione di piatti che, paradossalmente, hanno successo anche se ben lontani dalla tradizione Italiana. Ne è una dimostrazione la cucina “all’italiana” olandese: a L’Aia, nei ristoranti italiani, si possono trovare nei menu le “insalate di pasta” o i “pesci al forno col pesto”. A San Paolo del Brasile è molto diffuso il consumo in un piatto unico di “carne o pesce insieme alla pasta”.
In questo contesto di “contaminazione” notizie positive sulla difesa della ricetta italiana arrivano però dagli Stati Uniti: un piatto ibrido per eccellenza come gli “spaghetti con le meat balls” (polpette), prima diffusissimo, è ad oggi praticamente scomparso.

L’IMMAGINE DELLA CUCINA ITALIANA E’ COMUNQUE IN CRESCITA…
Ma l’indagine svela anche come la cucina italiana risulti essere la preferita per il 68% dei paesi stranieri monitorati dalle delegazioni, seguita, a sorpresa, dalla cucina cinese (40%), dalla francese (38%) e dalla giapponese (17%). Un vero e proprio smacco per i nostri cugini d’oltralpe…
La gastronomia italiana viene apprezzata all’Estero in primo luogo perché considerata una cucina dai sapori eccellenti (85%); poi perché capace di trasformare il pasto in un vero e proprio rito collettivo (34%); infine per il suo aspetto salutistico, legato al suo essere cucina mediterranea e quindi sana (31%).
Con un’immagine che è molto migliorata negli ultimi anni: è infatti considerata “ottima” nel 57% e “buona” nel 43% dei casi.

E’ MELBOURNE LA CITTA’ CON PIU RISTORANTI ITALIANI AL MONDO
La cucina italiana è ampiamente diffusa in tutti e cinque i continenti ed è in espansione: sono ben 16 le città al Mondo con più di 100 ristoranti italiani.
L’Australia la fa da padrone: Melbourne è leader con più di 1000 ristoranti italiani, seguita da Sidney, New York e Montreal con 500. Dati che confermano il ruolo fondamentale che l’emigrazione di massa ha avuto nello sviluppo della cucina italiana all’estero. Nonostante questa discriminante anche l’Europa si fa rispettare: è Parigi, con ben 400 ristoranti italiani, la culla della gastronomia italiana in Europa, di cui molti situati nei grandi alberghi di lusso della Capitale. Segue Francoforte con 200 ristoranti e Londra con oltre 150.

LE NUOVE TENDENZE: L’ALBERGO DI LUSSO E IL CONSUMO TRA LE MURA DOMESTICHE
Dallo studio emerge inoltre come l’8% delle delegazioni dell’AIC ha indicato, a sorpresa, i grandi alberghi internazionali (soprattutto in Francia, negli Stati Uniti, in Olanda e in Brasile) come roccaforte dell’italianità in cucina. Sono tuttavia i ristoranti tipici, secondo l’85% delle delegazioni AIC il baluardo della nostra gastronomia all’Estero seguiti dalle trattorie con il 42% di apprezzamenti.
Da rilevare la crescita della diffusione della cucina italiana tra le mura domestiche: il 39% delle delegazioni segnala che è un’abitudine oramai frequente cucinare italiano a casa, mentre il 43% afferma che accade, anche se raramente. Ma non è tutto. Spesso si organizzano serate conviviali dedicate alla conoscenza della nostra cultura gastronomica. In questo contesto Sydney, anche grazie all’ampia comunità italiana, è la patria della cucina tradizionale siciliana, campana e calabrese.

Ufficio stampa Accademia Italiana della Cucina
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