Strategia dell’Ue per combattere i parassiti nei frutti di mare
Bruxelles – Dallo sushi, ormai introdotto nelle abitudine alimentari degli europei ai piu’ tradizionali frutti di mare assaporati crudi o appena marinati, fino al pesce gustato solo leggermente cotto: tutti però possono rappresentare un rischio per la salute dell’uomo. In agguato ci sono piu’ che mai i parassiti, responsabili di infezioni alimentari e reazione allergiche che provocano ancora centinaia di decessi e miglia di ricoveri ogni anno nel mondo.
Cosi’, nonostante gli sforzi per garantire che solo i prodotti di alta qualità e sicurezza siano immessi sul mercato europeo il problema sussiste piu’ che mai, e un consorzio multidisciplinare di 12 istituzioni europee, insieme a tre centri di ricerca asiatici e sei piccole e medie imprese, hanno deciso di raccogliere la sfida attuando un progetto di ricerca a cui partecipano per l’Italia l’Istituto Superiore di Sanita’ e l’Universita’ della Tuscia di Viterbo.
Un progetto ambizioso, che da quest’anno fino al gennaio 2016 si impegna a fornire nuove prove scientifiche e sviluppi tecnologici per rilevare, monitorare e mitigare gli impatti di parassiti’’. I ricercatori potranno contare su un contributo europeo di 3,9 milioni di euro rispetto ad un costo complessivo di poco superiore ai 5 milioni. Nel mirino degli scienziati, che saranno coordinati dal Consiglio superiore per la ricerca scientifica della Spagna, è l'ormai tristemente famoso 'anisaki'.
Normalmente presente come parassita intestinale in delfini, foche e altri mammiferi marini, le larve dell'anisaki emigrano in molti pesce: dal tonno al salmone, dalla sardina all'ucciuga, dal merluzzo allo sgombro. Dal pesce all'uomo il passaggio è facile se il prodotto non è stato preventivamente congelato ad una temperatura e per un periodo stabiliti dalle norme in vigore, finendo in tavola ancora crudo, in salamoia, o comunque non sufficientemente cotto.
Le conseguenze possono essere anche gravi, coinvolgendo organi vitali come fegato, milza, pancreas. Possibili le reazioni allergiche fino allo shock anafilattico. Insomma una sfida di rilievo in quanto il progetto si occuperà anche delle esigenze di ricerca identificate dall'Autorità Ue per la sicurezza alimentare (Efsa), proprio sul rischio della presenza dei parassiti nei frutti di mare.
Così, assicurano gli esperti, grazie ad una stretta collaborazione tra scienziati e responsabili della filiera nel settore ittico potranno essere messe a punto nuove soluzioni tecnologiche e strumenti ad hoc per la gestione dei prodotti della pesca europei e di quelli importati dai Paesi terzi. L'obiettivo è duplice. Da un alto contribuire a garantire una maggiore sicurezza sui prodotti del mare con benefici per la salute pubblica e la fiducia dei consumatori. Dall'altro, rafforzare la competitività europea nel settore migliorando le politiche sulla sicurezza alimentare in Europa.
(ANSA)