A Trento i meleti attaccati da un’insidiosa malattia
Dalle Valli del Noce l’epidemia si è diffusa anche nell’area di Trento sud e Vallagarina con venti piante colpite ogni ettaro: dal 2003 al 2005 le piante infette sono passate da 0,31% a 0,98%
“SCOPAZZI” DEL MELO
DALLE VALLI DEL NOCE AI FRUTTETI DELLA VALLAGARINA
Una malattia in evoluzione
Sta creando notevoli danni alla frutticoltura delle valli del Noce ma si sta espandendo anche in altre zone della provincia, come a Trento sud e in Vallagarina. Qui l’epidemia degli scopazzi ha infettato 1164 piante su un totale di circa 120 mila monitorate dai tecnici dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige: si tratta mediamente di venti piante colpite ogni ettaro.
Della problematica, che negli ultimi anni sta preoccupando i frutticoltori trentini, se ne è parlato stamane, alla Tecnofin di Rovereto, nell’ambito della prima giornata dell’agricoltura di Trento sud e Vallagarina organizzata dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige che ha visto la partecipazione di circa duecento agricoltori.
Le cifre snocciolate dai tecnici di San Michele relativamente al monitoraggio realizzato in autunno per conto della Provincia autonoma di Trento parlano chiaro: negli ultimi tre anni si è assistito ad un raddoppio annuale della percentuale di piante infette: 0,31% nel 2003, 0,58% nel 2004 e 0,98% nel 2005.
Le classi di età più colpite sono quelle tra gli 11 e i 15 anni e gli impianti con più di vent’anni; tuttavia negli ultimi tre anni la malattia sta interessando anche le piante più giovani.
Interessante l’analisi della distribuzione territoriale che evidenzia una progressiva riduzione della presenza della malattia da nord a sud (Trento 1,48%, Ravina 0,97%, Romagnano 0,67%, Aldeno 0,50%, Nomi 0,15%), eccezion fatta per la zona di Rovereto (0,81%) dove a causa della vetustà degli impianti la malattia è presente in misura più rilevante.
Non esistendo un metodo diretto di difesa – evidenziano i tecnici – la lotta agli scopazzi si basa su metodi indiretti di contenimento: quindi estirpazione delle piante infette, difesa dai vettori, rinnovo dei vecchi impianti, uso di materiale vivaistico sano.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche di botrite, malattia della vite che quest’anno -ha evidenziato il tecnico Flavio Mattedi- ha creato qualche problema su cultivar sensibili come lo Chardonnay e il Pinot grigio. Francesco Ribolli ha analizzato la stagione viticola 2005 spiegando che le piogge di fine estate e le minime temperature invernali hanno determinato un calo di produzione e problemi di sanità delle uve. Infine, è stata sottolineata l’importanza del settore produttivo orticolo nel fornire alimenti di qualità elevata. Patate, carote, asparagi, lattuga, fagioli cornetti -ha spiegato il tecnico Gabriele Chistè- devono trovare quegli spazi nel creare l’immagine di prodotto locale che marchia un territorio comunicando coltura e tradizione.
La malattia
è dovuta ad un parassita, un fungo del genere Taphrina, responsabile della malattia nota in patologia vegetale come "scopazzi". Le traduzioni inglesi (Witch’s broom) e francesi (Balai de sorcières) che contengono il termine strega o stregone, la dicono lunga sull’alone di mistero che circonda questa malattia. Il sintomo infatti è estremamente caratteristico e (come potete vedere con i vostri occhi) consta di una emissione foltissima di piccoli nuovi getti nanizzati (da gemme dormienti o di nuova produzione), che trasformano rami e rametti in altrettante scope e scopette rovesciate. Tale emissione sregolata (come se i tessuti fossero impazziti) provoca gravissimi danni alle colture che azzerano quasi la produzione fruttifera o fiorale, e "bonsaizzano" ogni nuovo getto.
Tra gli agenti responsabili di tali danni si contano funghi, micoplasmi e virus di tipo diverso. In alcuni casi danni isolati di questo genere possono essere provocati da diserbanti di tipo ormonico (2,4D o altri similauxinici). La similitudine di sintomi non è casuale. Infatti funghi, micoplasmi e virus provocano il sintomo proprio attraverso l’emissione (o l’induzione a che la pianta le emetta) di sostanze ormonali di tipo auxinico. Le auxine sono infatti importanti ormoni vegetali della crescita, il cui eccesso tuttavia provoca sintomi simili a quelli da noi riscontrati. Un ulteriore dosaggio di auxine provoca poi tumori e morte dei tessuti vegetali.
La mia diagnosi indica il fungo Taphrina (un parente del fungo responsabile della bolla del pesco) come responsabile, per diversi motivi. Virus e micoplasmi, infatti, tendono ad essere specifici per ogni pianta. E molto difficilmente colpiscono in modo così indifferenziato. I funghi invece, pur avendo anche loro una certa specificità, possono più facilmente diffondersi a gruppi di piante diversi. Ma l’elemento che più di tutti mi convince dell’eziologia fungina è la presenza dei maggiori focolai di infezione, SEMPRE nelle immediate vicinanze di tagli di potatura eccessivi, scorretti, e molte volte orizzontali. La vicinanza di una pianta casualmente ammalata (per esempio la Weigelia), ed una potatura con i medesimi attrezzi, effettuata su rami grossi, e senza trattamenti fungicidi preventivi, con l’aiuto di un inverno piovoso (e di un’intera annata molto umida) come quello del 2000, ha sicuramente agevolato la diffusione del parassita.