Allarme Usa per antibiotici negli allevamenti
Nuovi studi in Europa e Usa rilanciano l'allarme per l'uso di antibiotici negli allevamenti: grave pericolo per la salute pubblica.
Causa prima: troppi animali allevati, consumi di carne troppo elevati.
Due recentissime pubblicazioni, una targata USA e un'altra relativa invece all'Europa, ci dimostrano per l'ennesima volta quanto sia preoccupante l'uso e l'abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi, prassi ormai consolidata e in continuo aumento. I due nuovi studi confermano la pericolosità di un uso così estensivo di antibiotici, non a scopo curativo ma "preventivo" o di mero promotore dell'accrescimento più veloce degli animali: il problema di base è che in questo modo si sviluppano ceppi di batteri resistenti a uno o più antibiotici, e dunque quando è necessario curare una reale malattia infettiva, che sia negli animali o nell'uomo, gli antibiotici non sono più efficaci, con grave pericolo per la salute e con un significativo aumento del numero di decessi.
Lo studio europeo è stato pubblicato dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nell'aprile 2011 e si intitola "L'antibiotico resistenza da una prospettiva di sicurezza alimentare in Europa". Già nell'introduzione il dossier spiega come gli antibiotici abbiano rivoluzionato il trattamento delle malattie infettive, ma che il loro uso e abuso ha causato lo sviluppo e la diffusione dell'antibiotico-resistenza. Questo è diventato oggi un problema significativo: ogni anno, nella sola Unione Europea, oltre 25.000 persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, vale a dire ceppi di batteri che nel corso del tempo si sono "adattati" in modo tale da risultare immuni all'effetto di uno o più antibiotici.
Il dossier dell'OMS sottolinea che questo è anche un problema di sicurezza alimentare: l'uso di antibiotici negli animali d'allevamento – per la cura e la prevenzione di malattie o per l a promozione della crescita – contribuisce in modo sostanziale alla comparsa di batteri resistenti e consente ai batteri portatori dei geni responsabili di tale antibiotico-resistenza di diffondersi dagli animali agli umani attraverso la catena alimentare.
Lo studio statunitense è stato pubblicato sempre nell'aprile sulla rivista scientifica "Clinical Infectious Diseases" e si intitola "La resistenza multipla dello Staphylococcus aureus nella carne in USA". In esso i ricercatori spiegano come circa la metà di tutti i prodotti carnei (compreso il pollame) venduti negli Stati Uniti siano contaminati da un tipo di batterio, chiamato Staphylococcus aureus, che risulta tra le maggiori cause di infezioni nel mondo. Tale batterio ultimamente è stato oggetto di studio a causa della crescente mortalità associata all'antibiotico resistenza, in particolare resistenza multipla, in quanto un nuovo ceppo, l'ST398, è resistente a diversi antibiotici e colonizza le persone che lavorano nel settore degli allevamenti. Vari studi hanno già dimostrato un'alta prevalenza di ceppi di tale batterio con resistenza multipla in allevamenti in Europa, Canada e USA.
Il nuovo studio ha valutato la presenza di S. aureus antibiotico-resistente in vari campioni di carni di 80 marche diverse in 26 negozi a Chicago, Washington, D.C., Los Angeles, Fort Lauderdale, Flagstaff. I batteri si trovavano soprattutto nella carne di tacchino, di maiale, di pollo e di manzo. Nei prodotti infetti, oltre la metà, il 52%, presentava il ceppo antibiotico-resistente del batterio, rivelando così una situazione decisamente preoccupante. In precedenza erano già state svolte indagini da parte del sistema di monitoraggio nazionale sulla resistenza antimicrobica, che aveva indicato come la carne fosse spesso contaminata da ceppi resistenti a diversi farmaci dei batteri Campylobacter, Salmonella, Enterococcus ed Escherichia coli.
Questo scenario è abbastanza grave da far capire, al pubblico e alle istituzioni di ogni livello, quanto sia necessario cambiare modello alimentare, e diminuire in modo drastico il consumo di carne e altri alimenti di origine animale: l'uso massiccio di antibiotici è infatti sempre più necessario negli allevamenti, perché gli animali sono tenuti in condizioni di tale affollamento e di sofferenza fisica e psicologica che non sarebbero in grado di sopravvivere senza farmaci e sostanze chimiche di vario genere. Non è realisticamente possibile mantenere gli attuali ritmi di produzione e allo stesso tempo cambiare le condizioni di allevamento in modo da non rendere più necessari antibiotici ed altri farmaci.
Solo il passaggio a un'alimentazione a base vegetale, iniziando fin da subito con una drastica diminuzione dei consumi di carne, pesce, latte e uova, può eliminare questo problema, che sta costando la vita a un numero sempre maggiore di persone e che, se non risolto in tempo, può portare a catastrofi di portata ben maggiore.
Questa è una responsabilità non solo delle istituzioni, ma anche dei singoli cittadini: ciascuno sceglie "cosa mangiare" e le scelte alimentari sono l'arma più potente che abbiamo come singoli per salvaguardare la salute nostra, della collettività, del pianeta e degli animali.
Fonti:
Waters AE, Contente-Cuomo T, Buchhagen J, et al. Multidrug-resistant Staphylococcus aureus in US meat and poultry. Clin Infect Dis. Published ahead of print April 15, 2011:doi:10.1093/cid/cir181.
Dossier Organizzazione Mondiale della Sanità: Tackling antibiotic resistance from a food safety perspective in Europe, aprile 2011
Comunicazione a cura di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana SSNV e
NEIC, Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione
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