Carota dell’Altopiano del Fucino
L’IGP «Carota dell’Altopiano del Fucino» designa le carote delle cultivar della specie «Daucus carota L.»,derivanti dalle seguenti varietà: MAESTRO (Vilmorin); PRESTO (Vilmorin); CONCERTO (Vilmorin); NAPOLI (Bejo); NANDOR (Clause); DORDOGNE (SG).
Il prodotto deve avere le caratteristiche di seguito elencate:
— forma: cilindrica con punta arrotondata, assenza di peli radicali;
— colore: arancio intenso compreso il colletto;
contenuto:
— saccarosio >3 %;
— beta carotene >100 mg/Kg;
— acido ascorbico > 5 mg/Kg;
— proteine > 1,2 %;
— fibra > 1,2 %
proprietà fisiche: croccantezza della polpa e rottura vitrea.
Per tutte le varietà la categoria commerciale deve essere Extra e Prima.
La zona di produzione della «Carota dell’Altopiano del Fucino» è l’intero comprensorio dell’Altopiano
del Fucino.
La delimitazione viene individuata dalla Strada Provinciale Circonfucense e include porzioni di territorio,
suddivise da strade interpoderali ed appezzamenti numerati, appartenenti ai seguenti Comunidella provincia di L’Aquila: Avezzano e frazioni; Celano e frazioni; Cerchio; Aielli; Collarmele; Pescina e frazioni; S.Benedetto dei Marsi; Gioia nei Marsi e frazioni; Lecce dei Marsi; Ortucchio; Trasacco; Luco dei Marsi.
La coltivazione delle carote in pieno campo è iniziata, nell’Altopiano del Fucino nel 1950.
I notevoli redditi assicurati dalla coltura hanno destato l’interesse degli agricoltori, che hanno così inserito la carota nella rotazione colturale classica in uso nell’Altopiano del Fucino.
Insieme ai benefici economici, la coltivazione della carota ha determinato un allungamento della rotazione colturale, cosa che ha ridotto notevolmente fenomeni negativi come lo sviluppo di fitopatologie
o il fenomeno della stanchezza del terreno che tanti problemi arrecavano alle colture del Fucino.
Al riguardo è da sottolineare come il controllo dei nematodi della patata e della barbabietola da zucchero
sia oggi affidato alla corretta rotazione colturale, resa possibile anche grazie all’introduzione della
carota, contrariamente a quanto si faceva in passato con trattamenti nematocidi, effettuati con fumigazioni.
Il successo raggiunto da tale coltura, che la pone come coltivazione di punta trainante tutto il comparto orticolo dell’Altopiano del Fucino, è individuabile anche nel grado di preferenza e nella notorietà che questa produzione riscontra nei mercati nazionali ed esteri. Una notorietà che induce molti operatori a far uso della denominazione «Fucino» per commercializzare prodotto proveniente da altre aree di produzione.
Ne consegue, pertanto, la necessità di garantire l’origine del prodotto,
mediante procedure che assicurino la tracciabilità delle varie fasi di produzione, ed il controllo dei
produttori e delle particelle catastali su cui si coltiva la carota del Fucino iscritti in appositi elenchi.
I predetti controlli verranno svolti da un organismo di controllo.
Lo stesso, accreditato presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dovrà verificare anche la rispondenza del prodotto «Carota
dell’Altopiano del Fucino IGP» alle prescrizioni del disciplinare di produzione.
Le tecniche di produzione riportano modalità ordinarie di coltivazione della carota individuabili nelle
operazioni seguenti:
preparazione del letto di semina mediante: aratura; fresatura per l’affinamento della superficie; rullatura;
concimazione che escluda l’uso di letame onde evitare fenomeni di imbrunimento delle radici a
causa della decomposizione della sostanza organica durante il ciclo vegetativo.
La semina è esclusivamente meccanica per garantire uniformità di distribuzione e una ottimale densità
colturale dei semi. Si provvede a mettere a dimora il seme in interfile di 35-40 cm, mentre sulla fila il
seme è distribuito su bande della larghezza di 5 — 7 cm oppure in file binate continue. Il seme è
posto ad una profondità variabile dai 0,5 ai 1,5 cm.
L’avvicendamento o rotazione colturale da osservare obbligatoriamente è di minimo 4 anni.
Le tecniche colturali sono eseguite normalmente a macchina.
Sono previste almeno una sarchiatura per consentire il controllo delle infestanti e la riduzione di
compattezza del terreno al fine di assicurare uno sviluppo armonioso della radice senza strozzature o
piegamenti; e almeno una rincalzatura per evitare fenomeni di inverdimento del colletto.
Le irrigazioni vanno effettuate con modesti ma frequenti volumi di adacquamento che non superano i
400 mc/ha per intervento, il sistema usato è per aspersione. Nel periodo estivo (luglio, agosto), le irrigazioni,
se necessarie, vengono effettuate durante le ore notturne o al massimo nelle prime ore del mattino.
La raccolta è praticata valutando gli stadi di maturazione più idonei in funzione della destinazione del
prodotto e della tipologia di confezionamento; essa si effettua nel rispetto delle norme di qualità
fissate dalla regolamentazione comunitaria.
Il prodotto da destinare alla conservazione dovrà essere raccolto a sviluppo ultimato e non prima del
termine previsto per la cultivar, considerando l’andamento climatico per garantire conservabilità e
mantenimento delle caratteristiche qualitative ed organolettiche.
Durante il periodo estivo (luglio,
agosto) la raccolta si effettua nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio così da evitare l’esposizione al sole del prodotto.
Appena raccolte le carote devono essere trasportate, entro quattro ore, nei centri di condizionamento,
dove, prima del lavaggio e confezionamento, subiscono un raffreddamento utile a garantire loro il mantenimento delle caratteristiche di croccantezza, colore dell’epidermide e sapore.
La grandissima disponibilità di prodotto ha favorito, limitatamente all’area considerata, attività correlate di condizionamento e confezionamento del prodotto nonché la realizzazione di impianti di
trasformazione della carota sia in cubetti che in succhi. Tutto ciò ha contribuito a creare un sistema
che associa alle ottime caratteristiche pedoclimatiche dell’area, il notevole grado di specializzazione degli operatori di settore, sia essi coltivatori che commercianti e il notevole patrimonio di strutture di lavorazione che assicurano all’area la notorietà di area caroticola per eccellenza.
L’Altopiano del Fucino, area particolarmente nota per la produzione di ortaggi, si colloca geograficamente
nell’Italia centro-meridionale, in quella che è considerata la Regione dei Parchi, l’Abruzzo.
L’area interamente pianeggiante, ad una altitudine di 700 mt. s.l.m., con i suoi 16 000 Ha, è circondata
da monti di particolare interesse ambientale come quelli del «Parco nazionale d’Abruzzo», del
«Velino-Sirente» e degli «Ernici-Simbruini».
La sua origine, quale zona agricola, non ci porta più lontano della fine del 1800 quando furono
completate le opere di prosciugamento, ad opera del principe Alessandro Torlonia, di quello che era
considerato il terzo lago d’Italia come estensione: Il Lago del Fucino.
Di fronte a questi eventi l’Altopiano del Fucino si può definire come «Territorio giovane, altamente
produttivo ed incontaminato» che, grazie alla natura del terreno ed al clima particolarmente favorevole,
riesce a trasmettere agli ortaggi peculiarità organolettiche e nutrizionali tali da essere apprezzate
e riconosciute dai consumatori europei.
La natura del terreno è sabbioso-limoso con elevata quantità di calcare attivo, la reazione (PH) è tra
subalcalina ed alcalina, con valori elevati di sostanza organica attribuibile anche alle laute concimazioni letamiche effettuate dagli agricoltori del Fucino con cadenza biennale.
Il clima è influenzato dalla presenza di catene montuose circostanti, dall’altitudine e dall’umidità relativa
ceduta dalla fitta rete di canali che assicurano sia il fabbisogno idrico durante le coltivazioni che il
recupero delle acque superflue in inverno. In sostanza si hanno inverni rigidi e piovosi mentre in
estate il caldo investe tutto il territorio prevalentemente in luglio e metà agosto, inoltre, in considerazione
dell’altitudine, la zona è caratterizzata da notevoli escursioni termiche che avvengono tra il giorno e la notte.
L’evoluzione colturale, successivamente alla bonifica, ha visto le prime coltivazioni di patate e barbabietole da zucchero, successivamente altre colture, tra cui le carote, hanno avuto il loro insediamento nell’Altopiano del Fucino, oltre per consentire un migliore avvicendamento colturale, anche per una maggiore specializzazione dei coltivatori unita all’intraprendenza degli stessi.
Il Fucino ha trovato nella carota la sua coltura trainante, grazie anche alle peculiarità che il territorio
stesso riesce a trasmettere al prodotto.
Le carote prodotte nel Fucino, proprio per la tipologia dei terreni molto sciolti e privi di scheletro, si
caratterizzano per la forma della radice, prevalentemente cilindrica con punta arrotondata, priva di peli radicali e assenza di cicatrici profonde nei punti di emissione del capillizio, epidermide liscia,
colore arancio intenso su tutta la radice, inoltre altre caratteristiche sono rintracciabili nel contenuto
di elementi nutritivi: nelle Carote dell’Altopiano del Fucino vanno segnalati in positivo un levato
contenuto in acido ascorbico (5 mg/Kg) e zuccheri totali con un equilibrato rapporto tra gli stessi.
Il contenuto in glucidi è superiore allo standard e si accompagna ad un tenore in proteine dell’1,2 %,
mentre il contenuto in fibra (1,8 %) rende maggiormente biodisponibile la quantità di oligoelementi presenti (calcio, ferro, fosforo e potassio).
Le vitamine nella «Carota dell’Altopiano del Fucino» costituiscono un altro degli elementi caratterizzanti che la rendono ben distinguibile; tiamina, riboflavina e soprattutto carotene (>100 mg/kg) risultano presenti con alti valori.