“Caseus Veneti”: i veri sapori dell’agricoltura
1 e 2 Ottobre ad Arquà Polesine: il lavoro agricolo e la qualità caratterizzano la bontà
Venezia, settembre 2011
Sarà ospitata nel Castello di Arquà Polesine, in provincia di Rovigo, sabato 1 e domenica 2 ottobre, la settima edizione di Caseus Veneti, l’ormai tradizionale vetrina itinerante dei formaggi d’eccellenza che fanno buono il Veneto e soddisfatti suoi ospiti. La rassegna – concorso, che nel Castello polesano rinnova la tradizione di coniugare cultura e sapori del territorio, ha lo scopo di valorizzazione le produzioni lattiero-casearie regionali, assieme agli uomini e ai luoghi dove questi capolavori del sapore vengono prodotti. Ma è anche un’occasione di solidarietà (come di consueto sarà allestita “Forme di solidarieta”, punto vendita dei formaggi in concorso, la cui testimonial sarà Eleonora Daniele. Il ricavato servirà a finanziare associazioni di aiuto ai meno fortunati) e soprattutto un modo per ricordare che questo patrimonio del gusto è messo a repentaglio da una mondializzazione invasiva dai sapori omogenei senza patria e senza anima, che non sa e non vuole esaltare i sapori “diversi” e tipici, ma soprattutto veri e spesso unici, che sono il frutto del lavoro agricolo e della qualità dei territori.
La manifestazione è stata presentata questa mattina a Palazzo Balbi di Venezia dall’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato con il collega alla promozione e commercio estero Marino Finozzi e con Terenzio Borga presidente di Aprolav, l’associazione dei produttori latte del Veneto che cura l’allestimento della mostra – concorso. Quest’anno saranno in gara 320 formaggi suddivisi in 34 categorie: a testimonianza che sono gli stessi produttori a credere nella manifestazione. Al concorso sono coinvolti caseifici privati o cooperative, piccole aziende di trasformazione o malghe, stagionatori o affinatori che operano nella ricerca costante della qualità e nel rispetto delle tradizioni e delle ricette casearie regionali.
“Caseus Veneti – ha fatto presente Finozzi – ha richiamato ogni anno oltre 15.000 visitatori e l’attenzione dei grandi media nazionali e locali. È dunque un’opportunità sostanziale”. “Anche perché – gli ha fatto eco Manzato – abbiamo il dovere di salvaguardare un sistema produttivo che ha caratteristiche uniche, capace di produrre oltre 70 tipi di formaggi e di affermarsi di continuo sui mercati. Nello stesso tempo, mentre non siamo esportatori di preziosa materia prima di qualità, siamo importatori di derivati del latte che spesso si trasformano in caci di dubbio gusto e di sconosciuta provenienza. Siamo di fronte ad un comparto che conta 4.200 allevamenti per un totale di 200 mila vacche da latte e 11 milioni di quintali prodotti, per oltre il 75 per cento trasformato in magnifici prodotti DOP. E oggi, in nome di una concezione che non liberà i consumatori dall’ignoranza e impoverisce i produttori, c’è chi vorrebbe consentire anche in Italia di prodotti ottenuti non con il nostro latte ma con derivati del medesimo importati dall’estero”. “Una evenienza – ha concluso Manzato – che vogliamo e dobbiamo impedire: non solo per le gravi conseguenze economiche e occupazionali, ma anche per salvaguardare la nostra cultura dell’eccellenza e la meritata fama mondiale delle nostre produzioni”.