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C’è anche un “Pecorino rosso vestito di bianco”

Non è il formaggio. Il Pecorino è vitigno autoctono marchigiano, recentemente riscoperto grazie all’impegno profuso da Guido Cocci Grifoni, si rivela piacevolmente sorprendente per il suo carattere forte e fiero, tanto da valergli l’appellativo di “Rosso vestito di Bianco”.

Il Pecorino è un vitigno autoctono marchigiano a bacca bianca, diffuso soprattutto nella zona del Piceno. Si tratta di un vitigno di quelli chiamati italici, che nel passato sono stati relegati in territori sempre più ristretti a causa della ridotta produttività e dello scarso interesse vinicolo. Questa varietà risulta iscritta nel Catalogo Nazionale delle varietà: la documentazione storica conferma che essa era conosciuta in molte aree viticole del Centro (umbre, marchigiane, abruzzesi) e del Sud Italia (pugliesi).

Nelle Marche, sua terra d’origine, al Pecorino sono stati attributi numerosi sinonimi, come Pecorino d’Arquata, o Pecorina arquatanella, Arquitano, che traggono origine dalla zona di Arquata. Altri si rifanno all’attività prevalente della pastorizia, pertanto assunse i nomi di Uva pecorina o Pecorina (zona di Perugia) o Uva delle Pecore. La coltivazione del Pecorino è già diffusa dal 1876 nella provincia di Ancona, tanto che si annovera un Pecorino a grappolo stretto che veniva impiantato su terreni collinari esposti a Sud-Ovest, dove dimostra la sua rusticità alle intemperie, dando luogo alla produzione di mosti zuccherini e di sostenuti livelli acidici.

Nella sua parte più recente, la storia del Pecorino si intreccia in maniera indissolubile con quella della Tenuta Cocci Grifoni, l’azienda vitivinicola fondata da Guido Cocci Grifoni, il quale, mosso dalla sua passione per la viticoltura e dall’amore per il territorio ha dedicato tempo ed energie alla riscoperta e alla valorizzazione di questo vitigno.

La sua ricerca si è concentrata, in particolare, su vitigni autoctoni a bacca bianca che permettessero di ottenere dei vini meno standard del trebbiano, della malvasia e di altri minori vitigni a bacca bianca, non entusiasmanti dal punto di vista tecnico e produttivo. Nei primi anni ‘80 parte così la ricerca bibliografica con altri amici-colleghi per verificare la presenza storica nel territorio Piceno di antichi vitigni autoctoni a bacca bianca. Dalla ricerca emerse che, nelle zone alte del fiume Tronto (sponda destra) a 1000 metri sul mare, vicino ad Arquata del Tronto negli Appenninici del Piceno, c’era un vigneto piccolissimo, praticamente abbandonato, di proprietà allora di un ottantenne (era il 1984), che evidenziava la presenza di un antico vitigno denominato “Pecorino”.

Guido Cocci Grifoni avvia la fase dell’innesto per talea su alcuni filari variamente esposti: Sud, Sud-Ovest, Sud-Est, Est, Ovest e Nord. Dalle prime micro-vinificazioni si evince chiaramente che le basi di maggiore entusiasmo e vivacità si ottengono da esposizioni fresche (dunque Nord, Nord-Est, Nord-Ovest, Ovest). Nel 1986 viene spiantato un ettaro circa di pescheto e il terreno viene convertito a Pecorino, in quanto la sua esposizione particolarmente fresca ben si presta a enfatizzarne le caratteristiche di questo vitigno. La Cocci Grifoni richiede alla Vivai Cooperativi Rauscedo di realizzare appositamente delle barbatelle di Pecorino in attesa di avviare gli studi sul clone di Pecorino. L’azienda impianta il nuovo vigneto e nel 1991 effettua la prima vendemmia di un Pecorino come Vino da Tavola.

In questa situazione, Guido Cocci Grifoni, ha dimostrato una lucidità e una lungimiranza unici, andando in totale controtendenza rispetto al mercato: mentre tutti utilizzavano i vitigni a bacca bianca internazionali quali Pinot Chardonnay, e così via, egli proponeva un vitigno completamente sconosciuto, ma fortemente legato al territorio e alla sua storia, con delle peculiarità uniche. La perseveranza e le caratteristiche del prodotto hanno premiato questa coraggiosa scelta. Da vino da Tavola, il Pecorino diventa IGT quando la Regione inizia ad essere coinvolta nel progetto di rivalutazione del vitigno.

Questo strano vitigno le cui vinificazioni davano prodotti molto profumati, longevi, con alta acidità e gradazione, la cui vendemmia è sempre precoce (primi settembre fino a stagioni fresche al 20/09), ha incuriosito i tecnici della Regione che verso la metà degli anni novanta avviano dei campi di sperimentazione presso alcuni produttori del Piceno, tra cui, naturalmente, la Tenuta Cocci Grifoni. La storia dalla metà anni novanta sino all’ottenimento della DOC è ancora in salita: l’esplosione dei vini Rossi, il crollo dei vini Bianchi; la moda dei vitigni internazionali e delle barriques, porta pochi soggetti tenaci, tra cui un paio di ricercatori freemen, a continuare a lavorare scientificamente intorno a questo vitigno. Le sue peculiarità incominciano ad essere abbastanza chiare e interessanti dal punto di vista commerciale solo in tempi recenti, tanto che in associazione Vinea di Offida si avvia un lungo dibattito tra gli operatori del settore. La definizione di questo processo culmina nella dichiarazione definitiva della DOC Pecorino nell’Agosto 2001 per la medesima vendemmia 2001.

L’espressione più tipica del Pecorino secondo Cocci Grifoni è sicuramente il Colle Vecchio, un Pecorino in purezza che costituisce il prodotto più rappresentativo della tenuta. Il nome Colle Vecchio deriva dal toponimo dove questo vitigno autoctono nasce. Il vino che nasce dal Pecorino è espressione di un lavoro condotto con passione, “…frutto della Vite e del lavoro dell’Uomo…”, un vino che esalta al massimo grado la vocazione della Natura, dei Viticoltori e dei maestri cantinieri diventando espressione di un’autentica eccezione vitivinicola che gli è valsa l’attributo di “Rosso vestito di Bianco”.

La terra Picena in generale e le colline del territorio di Offida in particolare sono la patria vocata di questo peculiare vitigno, che cresce a cavallo del 43° parallelo, chiamato il “Parallelo Mediterraneo”. Le colture di questa latitudine sono baciate da un sole che matura in modo dolce e non aggressivo, che scalda ma non brucia, che fornisce la giusta luce e il giusto calore necessario alla fisiologia del vitigno Pecorino, dall’alba al tramonto. La notte, invece, le brezze che scendono dai Monti Sibillini raffreddano la pianta quanto basta per bloccare il processo di degradazione metabolica che avverrebbe in un ecosistema troppo caldo.

Da qui ha origine l’equilibrio peculiare che caratterizza il Pecorino, fatto di numeri “esagerati” per un vino nato da un vitigno a bacca gialla: un altissimo tenore in zuccheri, che si esprime in un alcol potenziale sempre sopra i 13,5°, un contenuto di acidi superiore a 8g/l, un valore di pH intorno a 3 e un estratto secco netto superiore a 24 g/l. Un vino longevo, potente perché ricco di energia, piacevolmente sapido perché ricco di sali minerali, ceneri e acidi.

Ecco perché Colle Vecchio, nato dalla passione di Guido Cocci Grifoni, è un vino così particolare, che richiede attenzione e passione nel comprenderlo e degustarlo, così da potersi offrire in tutta la sua unicità e complessità: si tratta di una sorta di “genius loci” del Piceno, espresso sotto forma di vino, il segno di un attaccamento al territorio che oggi è anche il simbolo di un successo che ha fatto storia.

Il vino si presenta di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Possiede note speziate all’olfatto e in bocca si rivela con un gusto morbido dai sentori di frutta matura, mela renetta, liquirizia, fiori d’acacia e gelsomino.

La sua ottima persistenza in bocca e il piacevole retrogusto lo rendono indicato non soltanto in abbinamento a primi saporiti, pesci e carni bianche ma anche ai salumi tipici del territorio ascolano come lonza, salame e prosciutto nostrano, oltre al caratteristico ciauscolo.

STUDIO PRESS