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Consumatori sempre più attenti all’origine degli alimenti

A pochi giorni dall'inizio di Expo 2015
Italpollina informa

Sebbene stia diminuendo il numero di persone afflitte cronicamente dalla fame, scese ormai sotto la soglia record del miliardo di Esseri umani, il problema della sicurezza alimentare resta sempre al vertice delle preoccupazioni globali. Anche perché si assiste a una brutale dicotomia fra un primo Mondo, afflitto dai malanni dovuti all’ipernutrizione e dagli sprechi alimentari, e un terzo Mondo in cui la disponibilità di cibo è sempre ai minimi di sussistenza e basta un qualsiasi rovescio climatico o bellico per scaraventare milioni di persone nella fame più nera. I flussi migratori in costante crescita ne sono infatti un’indiretta testimonianza.

Contrastare i cambiamenti climatici e contribuire alla stabilizzazione geopolitica di quei Paesi tormentati sarà quindi uno dei primi obblighi (e una delle prime convenienze) del Mondo occidentale. Ma anche la condivisione di tecnologie contro la fame potrà fare la differenza nel loro percorso di sviluppo verso livelli accettabili di autosufficienza e di sicurezza alimentare.

La Ue contro la fame nel Mondo

Expo sarà anche trampolino di lancio per un’iniziativa della Comunità europea finalizzata alla sicurezza alimentare, un tema che, come detto, dovrà mettere il turbo proprio quale conclusione dell’evento milanese. In tal senso lo Steering committee dell’Unione europea ha individuato sette diversi temi che dovranno impegnare la ricerca negli anni a venire. Si parla di salute, impossibile da garantire se non a fronte di una sufficiente e corretta alimentazione, ma si parla anche di miglioramento della qualità e della sicurezza del cibo, di riduzione degli sprechi, vergognosamente elevati non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo. Per far ciò, la Ue intende puntare sullo sviluppo rurale sostenibile, unica via per garantire nel tempo i doverosi incrementi delle produzioni agricole, ma anche sulla gestione dei prodotti alimentari in un mercato del cibo sempre più globale e troppo spesso iniquo.

Il paper d’intenti è però un documento tuttora aperto e può quindi essere arricchito con suggerimenti e discussioni provenienti dal mondo della ricerca.
Infine, l’8 maggio 2015 si svolgerà presso Expo una conferenza internazionale dal titolo “Towards a Research Agenda for Global Food and Nutrition Security”, che si prefigge di coinvolgere politici, scienziati, industrie e società civile. Per partecipare alla conferenza è necessaria l’iscrizione.

Il ruolo dell’agricoltura

La storia porta esempi che forse possono essere utilizzati per intuire le azioni più opportune da compiere in futuro.
Israele, per esempio, era per lo più un deserto fino a che negli Anni 50 s’investì in ricerca, sviluppo e tecnologie per migliorare la produttività delle colture agrarie. Le bocche da sfamare andavano aumentando, ma i limiti climatici e territoriali impedivano l’approccio estensivo che era risultato vincente in altre parti del Mondo. Gli israeliani investirono quindi in tecnologie irrigue, per massimizzare le rese delle colture minimizzando gli usi di acqua. Selezionarono le genetiche più idonee e misero a punto linee tecniche sempre più moderne ed efficaci per difendere e nutrire le colture stesse. Irrigare, nutrire, proteggere. E così oggi Israele produce ed esporta prodotti agricoli ed è divenuto esempio di come la tecnologia possa sconfiggere perfino il deserto.

Gli 805 milioni di Esseri umani che oggi soffrono la fame è proprio su tale strada che vanno indirizzati, permettendo loro di estrarre la maggior quantità possibile di cibo da territori nei quali le superfici utilizzabili a fini agrari sono scarse oppure inospitali. Solo attraverso la massimizzazione delle rese per ettaro sarà cioè possibile rendere sostenibile lo sviluppo sociale delle popolazioni, dando loro livelli sufficienti di sicurezza alimentare.

Acqua, macchine, difesa e nutrizione, quindi, come mezzi per fare lievitare le rese, trasferendo a quei Paesi il meglio delle tecnologie che hanno reso il primo Mondo un’area benestante e priva di incertezze alimentari. Se non quelle legate, appunto, agli eccessi. Ma questo, purtroppo, è tutto un altro discorso.

Fonte: Agronitizie