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Crononutrizione: vale la pena di conoscerla

E’ un regime alimentare legato ai cambiamenti del metabolismo e consiglia cosa e soprattutto quando mangiare per prevenire sia il diabete, sia altre malattie

Quante volte abbiamo sentito dire che la colazione è il pasto più importante della giornata. Ma non solo è utile farla, bisogna prestare attenzione anche all’orario in cui si decide di mangiare. I medici della Società italiana di diabetologia hanno evidenziato l’importanza dell’orario in cui si mangia oltre che della composizione del pasto, rilanciando le teorie della Crononutrizione, un approccio alimentare fondato sui ritmi del corpo.

Cos’è la crononutrizione

La Crononutrizione non è una dieta, ma un regime nutrizionale sviluppato nel 1986 dal dottor Alain Delabois e basato sul nostro orologio biologico che è scandito dai cambiamenti del metabolismo che avvengono nel corso della giornata. Partendo da questi principi si possono definire gli alimenti da mangiare e quando. Secondo diversi studi la regolarità alimentare che segua l’orologio biologico aiuta a contrastare lo sviluppo di alcune patologie come la sindrome metabolica, il diabete mellito di tipo 2, l’obesità e l’ipertensione arteriosa.

L’importanza della colazione

I diabetologi evidenziano come per chi ha il diabete saltare la colazione sia una pratica profondamente sbagliata. Uno studio spagnolo basato su 100 mila persone (con una prevalenza di donne) ha messo in luce come persone sane che facevano colazione dopo le 9 del mattino avevano maggiore rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Saltare la colazione, il cosiddetto skipping breakfast, fa salire la glicemia dopo pranzo diminuendo la capacità dell’insulina di rispondere alle esigenze in modo adeguato, quindi corrisponde a una forma di stress per l’organismo per le persone con il diabete.

Crononutrizione cosa mangiare e quando

Le diverse fasi della giornata – Come sottolinea Annamaria Colao, endocrinologa dell’Università Federico II di Napoli, l’organismo assimila gli alimenti in modo diverso a seconda del momento della giornata, perché non funziona allo stesso modo durante tutto il giorno. Il metronomo del nostro metabolismo è collocato nell’ipotalamo e si basa sull’alternanza luce-buio. Studiando questi meccanismi si è scoperto che il corpo brucia maggiori calorie durante la prima parte della giornata, in cui si sviluppano le principali funzioni cognitive e vengono liberati gli ormoni catabolici.

Cosa mangiare a colazione per farla bene?

Cosa mangiare per la crononutrizione – Per questo a colazione e a pranzo sarebbe importante introdurre più macronutrienti come i carboidrati che sono al contrario sconsigliati dal pomeriggio alla sera, quando sono consigliati gli alimenti proteici. Questo perché nelle ore notturne il fabbisogno dell’organismo si riduce e quindi il surplus energetico introdotto dall’alimentazione si trasforma in grasso di deposito. Seguendo il principio della Crononutrizione è consigliato il consumo di verdura sia a pranzo che a cena, esclusi patate e legumi che sono assimilabili ai carboidrati. La frutta che contiene maggiormente zuccheri come pere, banane e fichi è consigliata a colazione mentre nel pomeriggio è suggerita altra tipologia di frutta come fragole, pesche, meloni, ananas, angurie, frutti di bosco. In linea generale, quindi, il consumo di frutta dovrebbe essere limitato alla mattina e al pomeriggio. Inoltre il suggerimento che arriva da questo regime alimentare è di far trascorrere almeno 3-4 ore tra un pasto e l’altro.

La Crononutrizione non pone restrizioni sulla tipologia di carboidrati ma l’unico consiglio è di consumarli nella prima parte della giornata. A cena è invece preferibile consumare una fonte proteica, alternando tra carne, pesce, uova, latticini, perché durante la notte si producono gli ormoni che favoriscono lo sviluppo della massa magra, tra cui il GH* che raggiunge verso la mezzanotte il suo picco massimo.

Regolare attraverso i principi della Crononutrizione quando e cosa mangiare è quindi importante per rispettare il nostro metabolismo e il nostro ciclo biologico.

*GH

L’ormone della crescita, noto anche come ormone somatotropo o somatropina (Growth Hormone, GH o STH), è una proteina prodotta dall’ipofisi, una piccola ghiandola localizzata alla base del cervello, a sua volta controllata da un’area cerebrale detta ipotalamo.

L’ormone della crescita, come suggerisce il suo nome, svolge un ruolo importante nel regolare la crescita e il metabolismo dell’organismo. Questo ormone agisce su ossa, cartilagini, muscoli e fegato attraverso la produzione di particolari sostanze, dette somatomedine (IGF1: insulin-like growth factor), responsabili dell’accrescimento osseo; oppure interviene direttamente sui tessuti producendo effetti metabolici quali l’aumento dei trigliceridi e del glucosio nel sangue e della sintesi delle proteine nei tessuti. L’effetto finale, quindi, è quello di stimolare la “costruzione” di tessuti e organi.

Gli effetti del GH si manifestano diversamente in base all’età. Nel bambino la funzione principale dell’ormone della crescita è quella di regolare l’accrescimento in altezza. L’azione di stimolo sull’accrescimento inizia alla nascita e termina dopo la saldatura delle cartilagini presenti all’estremità delle ossa lunghe. Negli adulti, il GH svolge importanti funzioni non più legate all’accrescimento ma al controllo del metabolismo di zuccheri, grassi e proteine.

L’ormone della crescita non è prodotto in modo costante né nel corso della vita né nel corso della singola giornata.

Nei bambini piccoli i livelli di produzione dell’ormone della crescita sono normalmente bassi, aumentano in maniera graduale durante l’infanzia fino ad arrivare, durante la pubertà, a un picco che coincide con il periodo di maggiore velocità di crescita. Nell’età adulta i livelli di GH nel sangue diminuiscono progressivamente.

La produzione di GH nel corso della giornata è intermittente con i picchi maggiori durante il sonno e, in particolare, nelle ore iniziali del sonno stesso.

Stimoli alla secrezione di GH sono rappresentati dall’esercizio fisico, da traumi, sepsi (risposta dell’organismo a seguito di una grave infezione) e dai livelli di glicemia nel sangue.

In alcuni casi è possibile che vi sia un’alterazione della produzione dell’ormone della crescita: può essere prodotto sia in quantità eccessive che in quantità non sufficienti. Le cause possono essere congenite, ossia già presenti alla nascita oppure conseguenti a danni all’ipofisi o all’ipotalamo in seguito a traumi, tumori benigni o maligni, radioterapia o conseguenze di un intervento chirurgico.

Una produzione ridotta o assente di ormone GH (si parla di deficit di GH) può provocare nei bambini:

bassa statura
ritardo nella crescita
ritardo nello sviluppo sessuale
mentre negli adulti può provocare:

riduzione della densità ossea o della forza muscolare
riduzione della risposta metabolica agli stress, come ad esempio all’ipoglicemia (riduzione del glucosio nel sangue)
livelli alti di grassi nel sangue
Una produzione eccessiva di GH può causare nei bambini:

gigantismo, vale a dire un esagerato sviluppo in altezza rispetto a individui della stessa razza ed età
ritardo nello sviluppo della pubertà
negli adulti può causare:

acromegalia, anomalo ingrossamento delle ossa delle mani e dei piedi e cambiamento dei tratti del volto, a volte molto evidente
Il GH viene prodotto in maniera intermittente nel corso della giornata, quindi, per valutare i suoi livelli nel sangue è necessario misurarlo dopo avere stimolato la sua produzione con sostanze specifiche quali il GHRH (dall’inglese Growth Hormone Releasing Hormone) e l’arginina, oppure inducendo ipoglicemia con l’insulina.

Nei casi di carenza di ormone della crescita la terapia consiste nella somministrazione di ormone della crescita biosintetico, vale a dire prodotto in laboratorio. Esso ha sostituito l’ormone estratto dal cervello dei cadaveri che potrebbe trasmetteremalattie molto gravi quali la malattia di Creutzfeldt-Jakob, o la sua variante nota come morbo della mucca pazza.

Nei bambini, la terapia con il GH l’ormone può essere utilizzata anche in malattie in cui non sia presente una riduzione del GH, quali la sindrome di Turner, la sindrome di Prader-Willi e l’insufficienza renale cronica.

I casi in cui vi è un aumento della produzione di GH sono curati tenendo conto delle cause che lo determinano, con terapie che utilizzano farmaci specifici oppure, interventi chirurgici o associando chirurgia, radioterapia e farmaci.

Fonte: gazzetta.it