Il cibo del Veneto viaggia a chilometri zero
Il Veneto porta in tavola la sua identità con i crismi dell’ufficialità. E comincia da Treviso, dove stamattina il vicepresidente della Giunta Regionale Franco Manzato, affiancato dal sindaco Paolo Gobbo, dal consigliere regionale Nicola Atalmi dei Comunisti Italiani e dal presidente di Coldiretti Treviso Fulvio Brunetta (una trasversalità che dimostra come il mangiare bene con prodotti del territorio non ha schieramenti) hanno dato vita alla cerimonia di consegna della prima Targa“formale” Km 0, consegnata ai ragazzi della “Vineria – vinum et cetera”, Omar Bortoletto, Andrea Finato, Lorenzo Palla e Riccardo Donadon, che gestiscono ormai cinque locali con questo nome, quattro in Veneto (due a Treviso) e uno a Londra. Oggi hanno coronato il loro progetto, quello di offrire sempre nel loro locale un menu di pietanze di stagione con materie prime da “incontri ravvicinati”, anzi ravvicinatissimi, ovvero a km zero, cioè ottenute nel territorio circostante. L’ovvietà si è così fatta eccellenza, e a prezzo fisso con un costo persino più basso degli altri menu a scelta, e mentre “qualcuno pensava con le tecnologie di imitare il creato – ha osato Gobbo – cosa impossibile, qualcun altro l’ha usato per portare il territorio nel piatto”. “Ne è nata una ‘cosa’ in evoluzione continua – ha sottolineato Omar Bortoletto – dove il lavoro viene addirittura impostato direttamente con i produttori, non con l’obiettivo di risparmiare ma di proporre ciò che per davvero siamo come territorio alla nostra clientela”. “E’ un evento che richiama la recente Legge regionale 7 del 25 luglio scorso che valorizza le produzioni identitarie – ha ricordato dal canto suo Manzato – che nasce dalla Coldiretti ma oggi non è della Coldiretti, bensì della Regione del Veneto”. Una legge non a caso chiamata “dei km zero”, o della filiera corta, ma che in sostanza punta a far riconoscere qualità, tipicità e identità delle produzioni locali rispetto a quelle anonime e indifferenziate. “Il gusto, la qualità e la tipicità, i nostri prodotti certificati – ha detto Manzato – sono un valore aggiunto del territorio, quello che rende il Veneto la prima regione turistica d’Italia e forse del mondo con 61 milioni e mezzo di presenze, e la prima ad esempio per esportazioni di vino, per produzioni di radicchi, per prodotti certificati e così via”. “Per questo non abbiamo avuto dubbi ad estendere all’agroalimentare il logo che da tre anni identifica la nostra straordinaria e completa offerta turistica: il leone di San Marco con la stella a sette punte e lo slogan “Veneto: tra la terra e il cielo”: presto in Italia e nel mondo la qualità agroalimentare del Veneto sarà facilmente e univocamente identificabile, come la sua ospitalità. Ed è il primo passo, rispetto ad intese che stiamo costruendo con la distribuzione e la ristorazione – ha concluso Manzato – per avere ovunque “angoli” e menu dei sapori veneti. Lo scopo è di far conoscere meglio la forte identità del Veneto, sulla quale punteremo l’anno prossimo con una forte campagna unitaria di valorizzazione, ma soprattutto di dare maggiore redditività alle nostre imprese e restituire così al territorio la ricchezza che sa produrre”.