Il Comune di Caravino vieta la caccia sul suo territorio
Nelle campagne del canavesano, a Caravino, il sindaco Clara Pasquale ha deciso di proteggere i suoi cittadini, e i turisti che popolano il piccolo Comune con 30.000 presenze ogni anno, con una ordinanza di divieto di caccia per motivi di pubblica sicurezza. "Non possiamo invitare i turisti a una passeggiata al castello e non tutelare la loro incolumita'", afferma il Sindaco, e, come in suo legittimo potere, in seguito anche alle numerose segnalazioni di cittadini e visitatori, ha emesso l'ordinanza di divieto di caccia.
E' in potere dei sindaci emettere questo genere di ordinanze come provvedimento, anche d'urgenza, una volta constatato il diffuso allarme sociale e il pericolo concreto ed immediato per la pubblica incolumita' (ai sensi del secondo comma dell'art.54 Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n.267).
Altre ordinanze di questo genere sono state emesse nell'ultimo anno in vari comuni del Lazio, grazie al lavoro dei Comitati di Cittadini promossi dall'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Caccia. Se i cacciatori eporediesi vorranno ricorrere al TAR e chiedere la sospensione del provvedimento, rimarranno delusi, perche' l'esito sara' analogo a quello ottenuto in Lazio: in data 14 febbraio 2005, infatti, la II sez.ter del TAR del Lazio ha respinto l'istanza di sospensiva contenuta nel ricorso presentato da Federcaccia per annullare l'ordinanza d'interdizione dell'attivit venatoria per motivi di ordine pubblico e a garanzia dell'incolumità delle persone, emanata dal Sindaco di Genazzano (Roma) il 22 settembre 2004.
Difendersi, dunque, si puo'. Ma e' compito di ogni cittadino fare la sua parte. "Per questo abbiamo deciso di lanciare una nuova iniziativa, che abbiamo chiamato 'Fai l'esposto al cacciatore'" spiegano i rappresentanti dell'Associazione Vittime.
L'iniziativa e' semplice, ma richiede la collaborazione di tutti: ogni volta che si scopre un cacciatore (o piu' d'uno) troppo vicino alle case o alle strade, o che disturba la quiete, o che va a caccia in una giornata o in un orario non consentiti, FARE UN ESPOSTO, non rimanere in silenzio.
E' solo grazie a questo genere di seganlazioni che i sindaci possono riuscire ad emettere ordinanze anticaccia legittime.
L'esposto e' contro ignoti, quindi non pone alcun pericolo per chi lo presenta.
E' semplicemente l'esposizione di fatti accaduti per i quali si ravvisa un reato e quindi si chiedono interventi per verificarne l'illegalita' e prevenirne di ulteriori.
Gli esposti possono essere inviati per raccomandata con ricevuta di ritorno, o consegnati direttamente presso i Comandi degli Organi di Polizia Giudiziaria competenti (Carabinieri, Guardia Forestale, Polizia Provinciale, Vigili Urbani) sempre entro e non oltre 90 giorni dall'accaduto.
E' assolutamente necessario conservarne ricevuta/copia notificata. L'Associazione Vittime chiede a tutti di inviarne copia, per costituire un dossier nazionale, all'indirizzo: Associazione Italiana Familiari e Vittime della Caccia – Mailboxes – Box 297 – via Boucheron 16, 10122 Torino. Sul sito www.cacciailcaccatore.org sono disponibili le bozze per vari tipi di esposto, per prendere spunto. In ogni caso, e' sufficiente la descrizione dei fatti.
"Quando, anziché in pochi sindaci illuminati, la consapevolezza della nocivita' della caccia – che danneggia il turismo, l'attivita' agricola, la tranquillita' sociale – si estendera' alla maggioranza dei politici, locali e nazionali, potremo finalmente vedere la fine di questa attivita' perniciosa. Ma sta a noi cittadini far aprire gli occhi a chi ci governa, denunciando ogni abuso" concludono i rappresentatnti dell'Associazione Vittime.
Per informazioni:
info@cacciailcacciatore.org – www.cacciailcacciatore.org