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Il pesce: “Oro della Sicilia”

“Goethe” aveva scritto: “L’Italia senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell’anima, qui è la chiave di tutto”.

Dopo secoli, questa storica affermazione del grande poeta e viaggiatore è ancora realtà.
La Sicilia è un’isola che riesce ad offrire molteplici sensazioni, che spaziano dai luoghi della cultura, all’archeologia, alla buona cucina, essenzialmente legata al mondo della pesca.
Con la manifestazione “Oro di Sicilia”, promossa da “Form. A.G.” che opera nella città di Agrigento (Presidente Filippo Triassi) si è voluto fare il punto sull’attività più antica dell’uomo: la pesca.
“Con il trascorrere dei secoli, l’attività ittica è diventata cultura, una cultura alla quale non si sono sottratte poesia, letteratura ed economia”. Così si è espresso il Dr. Vincenzo Fontana, Presidente della Provincia Regionale di Agrigento, nel suo intervento di saluto ai partecipanti del Convegno “Il Pesce dimenticato:ricchezza dei mari della Sicilia”
“La pesca è sempre stata l’attività primaria, per le genti del mare” lo ha ricordato il Sindaco della città Dr. Aldo Piazza, rivolgendosi ai rappresentanti del comparto ittico ed al mondo imprenditoriale intervenuti alla giornata di studio su “Oro verde della Sicilia”
Agrigento ha voluto promuovere tutta la filiera dei prodotti ittici regionali, organizzando, nella splendida cornice di “Villa Bonfiglio” la I° rassegna espositiva dei prodotti del mare, commercializzati da un gruppo di aziende, che sono il “fior fiore” dell’industria conserviera siciliana.
Punto centrale dell’iniziativa, il Convegno dedicato ad un tema di grande attualità: “Il pesce dimenticato”.
Si tratta di un progetto elaborato da “Form.A.G.”, coordinato dalla Dr. Anna Zarbo, finanziato dall’Assessorato Regionale alla Cooperazione Commercio, Artigianato e della Pesca, rientra nel programma annuale di promozione e comunicazione nel comparto della pesca (Regolamento CE.2369/02).
Autorità regionali, provinciali ed illustri docenti universitari hanno affrontato il tema del “Pesce dimenticato”, con autorevoli esperti del settore.
È emerso, nel corso del dibattito, che da tempo ormai in Italia si parla con preoccupazione della crescente povertà del mare nostrum che, di fatto, è sempre più “povero” di pesce.
Nonostante i periodi di fermo biologico imposti dalla legge – e peraltro non sempre rispettati – le nostre abitudini alimentari spesso contribuiscono a decimare le specie ittiche che portiamo regolarmente sulle nostre tavole, mettendone seriamente a rischio la loro sopravvivenza. Anche gli allevamenti intensivi ,di orate e spigole, servono solo in parte ad ovviare al problema, perché nonostante la qualità e le garanzie che i pesci d'allevamento ci offrono, spesso preferiamo portare in tavola comunque pesci pescati in mare, forse perché più “selvaggi”, forse perché li paghiamo di più e pertanto devono sembrarci migliori, forse perché, diciamolo pure, ci sembra che abbiano un sapore e una consistenza delle carni differenti da quelli cresciuti in vasca.
Un contributo importante per la soluzione del problema, purtroppo ancora troppo sottovalutato, potrebbe venire dal fatto che i mari italiani, in realtà, offrono più di quanto proposto dal mercato. Solo poche specie sono conosciute e apprezzate dai consumatori, mentre molte altre (quali ad esempio aguglie, cipolle, gattucci, salpe, boghe, spatole e sugarelli, per citarne solo alcune) non hanno più mercato o lo stanno via via perdendo, tant'è che questo immenso patrimonio rischia di essere dimenticato e di scomparire.
Secondo il Dr. Pasquale Amico, presidente dell'Unci Pesca ( Associazione Nazionale Cooperative della pesca). “É indispensabile rilanciare le specie ittiche che non sono state più commercializzate negli ultimi anni, per incentivare un'azione di propaganda rispetto a quei prodotti ittici che non sono conosciuti dai consumatori e per fornire loro una serie di informazioni che permettano di operare scelte consapevoli. In tal senso l'opera delle associazioni di categoria e dei ristoratori è fondamentale”.
A sottolineare l'importanza di questo comparto sono sufficienti alcuni dati che evidenziano proprio come il consumo pro capite di prodotti del mare passa per il 66% attraverso i canali di ristorazione della penisola.
Il Prof. Corrrado Piccinetti, dell’Università di Bologna ( Direttore del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano), illustrando le proprietà biologiche del pesce, ha sostenuto che su 550 specie commestibili, solo 60 hanno una regolare commercializzazione e si stima che migliaia di tonnellate di pesce vengano ogni anno ributtate in mare appunto per la loro mancanza di valore commerciale.
Va poi considerato che queste specie “dimenticate” costituiscono parte integrante di quella antica tradizione culinaria regionale italiana che tanto ci ha reso famosi al mondo e che quindi abbandonarne il consumo si traduce non solo in uno sfruttamento e in un depauperamento delle altre specie più note, ma anche in un impoverimento a livello gastronomico e di conseguenza culturale.
Sul futuro della pesca siciliana “antichi saperi e sapori”, il Dr. Franco Andaloro (responsabile sede siciliana ICRAM: Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare) ha ripercorso la storia siciliana della pesca.
Il valore e la scoperta del “pesce dimenticato”, ha sottolineato il Dr. Giovanni Basciano, Vice Presidente Nazionale AGCI-Agrital (Associazione Generale Cooperative Italiane- Agro Ittico Alimentare), possono infatti avere un reale ritorno sul settore, solo se si riesce a trasmettere il messaggio al più alto numero di consumatori.
Il Segretario Generale del C.I.F.A. (Cooperazione Internazionale per la Formazione Agroalimentare.Roma), Dottor Vittorio de’ Costantino, nel corso del suo intervento ha elogiato l’iniziativa che vuole promuovere e divulgare le specie ittiche regionali ed il prodotto fresco e trasformato dalle molteplici aziende agrigentine.
Dal dibattito è scaturita la proposta di creare un “marchio di qualità” per tutta la filiera regionale, che opera nella trasformazione e conservazione del pescato, con l’indicazione : “Pesce Sicilia”
La conclusione del Convegno sulla “ricchezza dei mari di Sicilia” è stata affidata al Capitano di Fregata Maurizio Trogù (Capo del Compartimento Marittimo di Porto Empedocle) che ha ricordato il lavoro che viene effettuato giornalmente dal personale della Marina Militare nell’assistenza alle imbarcazioni, che ogni giorno solcano il mare, per catturare il pesce destinato al mercato nazionale.
Le giornate agrigentine con l’esposizione organizzata a “Villa Bonfiglio”, dei prodotti ittici siciliani e della loro degustazione, hanno richiamato l’attenzione dei consumatori, particolarmente interessati all’iniziativa promozionale coordinata da “Form. A .G.”
Gli chef sono stati chiamati ad effettuare, nei tre giorni della rassegna, un gran lavoro per soddisfare e deliziare il palato di centinaia di visitatori.
Questa iniziativa riservata alle specie autoctone, a volte considerate “povere”, diventerà annuale e sarà riservata a tutte le aziende conserviere operanti in Sicilia.

Alfredo Zavanone