Il Piemonte e la “cultura dell’anima”
Inaspettato il clima che si è creato alla premiazione del “Tastevin d’Argento” (lunedì, 17 ottobre 2005).
L’ambito riconoscimento, giunto alla IX Edizione, e promosso dall’ASA nazionale (Associazione Stampa Agroalimentare)è stato realizzato in accordo con la zona Piemonte e Valle d’Aosta ed assegna annualmente questo premio, a personalità delle Istituzioni, del giornalismo, dell’imprenditoria e della ristorazione che si sono distinte nella tutela e promozione del comparto agroalimentare piemontese.
Inaspettato per gli interventi dei vincitori tutti, che – al di là dei convenevoli – hanno dimostrato di credere fermamente nelle potenzialità e del territorio (il Piemonte è regione d’eccellenza per quanto riguarda il comparto vinicolo), e soprattutto nella necessità di una continua opera della sua valorizzazione.
Il successo dell’eno-gastronomia “made in Italy” è affiorato chiaramente ascoltando i personaggi cui vi si dedicano e che sono stati: Bruno Geraci che, con Beppe Rovera cura l’edizione del Tgr in onda il sabato pomeriggio sui Rai Tre. Geraci ha esordito affermando che l’idea di approfondire le tematiche inerenti il territorio risale, per la loro trasmissione, a 14 anni fa e che, essendo rigorosamente in diretta, ha spesso fatto affiorare problematiche forti, utili poi per risolverle.
Fra i politici Marco Bellon, promotore del “Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino”, iniziativa di largo consenso e successo; Luigi Cabutto, Presidente dell’Enoteca Regionale del Barolo ha, con rammarico, criticato quel giornalismo “spazzatura” che, anche solo con un titolo (n.d.r. “Povere Langhe” pubblicato da un settimanale in carta patinata), rischia di rovinare l’impegno con il quale in trenta e più anni di lavoro si è cercato di valorizzare il vino, un prodotto della terra distintivo del Piemonte, riconosciuto nel mondo per l’assoluta qualità.
Un’attenzione alle materie prime sostenuta anche dal responsabile della pagina Agricoltura del quotidiano “La Stampa”, Cornero Vanni che fiero del suo lavoro, sostiene la necessità di valorizzare un patrimonio inestimabile, e dei relativi prodotti della terra.
Un personaggio che in assoluto ha stupito il pubblico per la sua semplicità, è stato
il premiato Bruno Libralon, Direttore Generale I.C.I.F. (Italian Culinary Institute for Foreigners) che ha diffuso l’insegnamento della cucina italiana nel mondo (sono circa una trentina le sedi, sparse nel mondo) e ne immagina un ulteriore incremento. Il più applaudito è stato il giornalista Paolo Massobrio che, come gli è consueto e senza indugi, ha aspramente criticato chi si vende al profitto senza fornire un’informazione seria al lettore. L’ultimo ed il più giovane premiato è stato Davide Palluda, chef del Ristorante “All’Enoteca” di Canale in provincia di Cuneo. Serio, rigoroso, ha sostenuto che i piatti della tradizione ben si adattano alla cucina attuale e la loro riproposta non fa che incrementare il successo del territorio.
Un incontro questo che ha dimostrato come anche solo un pugno di uomini possa esprimere tanta energia e come il Piemonte, che possiede un territorio ricco di storia, abbia costantemente bisogno di questa “cultura dell’anima”.
Danila ORSI