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Il Prosecco, vino e cultura del tutto italiani

La contesa sul prosecco tra Italia e Croazia è diventata di interesse europeo. E non solo perchè sarà la Commissione ad esprimersi sulla possibilità di accogliere o meno la richiesta della Croazia di utilizzare il nome Prošek per commercializzare quattro vini prodotti nel sud del paese, ma anche perché la battaglia dell’Italia ha ricevuto il sostegno di altri stati membri e dei loro produttori preoccupati per il precedente che potrebbe crearsi.

Sia Coldiretti insieme a circa 1000 imprenditori agricoli che il governo Italiano hanno inviato le proprie obiezioni alla Commissione Europea, spiegando le ragioni che dovrebbero convincere Bruxelles a respingere la richiesta croata. Abbiamo chiesto al Sottosegretario alle politiche Agricole Gian Marco Centinaio, le ragioni espresse dal governo italiano.

Gian Marco Centinaio, Sottosegretario alle politiche agricole:

“L’obiettivo è di tutelare il consumatore finale. Nel momento in cui il consumatore si trova sugli scaffali il Prosecco e il Prošek potrebbe andare in confusione. Conosciamo tanti Italiani purtroppo che pensano che la parola Prošek sia la traduzione inglese di Prosecco”

Come ci spiega il Sottosegretario, sebbene il Made in Italy sia stato più volte sotto attacco, il caso in questione è diverso.

Gian Marco Centinaio, Sottosegretario alle politiche agricole:

“Nel momento in cui si attacca il Prosecco, che è il vino italiano più venduto nel mondo, è normale che questo problema diventi una questione nazionale. E il secondo problema penso che sia dato soprattutto dal fatto che l’attacco arriva da un Paese all’interno dell’Europa. Finora c’erano questioni legate al cosiddetto ‘italian sounding’, che venivano da Paesi extra-europei”.

La Croazia sostiene che il nome Prošek abbia radici antiche. Tesi alla quale l’Italia risponde affermando che il termine in realtà è la traduzione del nome del luogo da cui ha avuto origine il vino Italiano.

Luca Giavi, Direttore Generale della DOC Prosecco:

“Noi possiamo trovare ancora delle bottiglie di produttori italiani, etichettate all’inizio del secolo scorso come Champagne, ad esempio. La stessa cosa è stata fatta dai Croati a partire dal 1.700, evocando però la denominazione originaria che tutti riconducono alla località del Prosecco, che presenta anche il toponimo sloveno di Prošek”.

Ma parlare di Prosecco significa anche parlare delle colline di Conegliano e Valdobbiadene dichiarate sito patrimonio dell’Unesco nel 2019.

Marina Montedoro, Presidente Ass.ne per il patrimonio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene:

“Il fatto di essere un patrimonio dell’Umanità, un patrimonio UNESCO, ci porta chiaramente ad avere un volano. E i turisti vengono nelle nostre zone per vedere queste colline che da un punto di vista geologico sono particolari, e sono uniche in tutto il mondo, ma vengono anche perché le associano a quello che è il prodotto che possono trovare, e che fa parte della tradizione e della cultura. Ed è un elemento che l’UNESCO, quando ci ha riconosciuto come patrimonio, ha tenuto in considerazione”.

Il Prosecco rappresenta ad oggi uno dei mercati più floridi del made in Italy con un volume di affari che solo nel settore delle esportazioni raggiunge oltre 2 miliardi di euro.

Al momento è difficile fare una stima dell’impatto che potrebbe avere l’eventuale riconoscimento del marchio Prošek. Qualsiasi decisione prenderà la Commissione non riguarderà solo l’Italia ma anche altri paesi europei.