In Campania allo studio un “Superpomodoro”
Un “Superpomodoro” ricco di vitamina C e licopene. Il vegetale destinato a rivoluzionare la nostra cultura dell’oro rosso nasce in Campania da una lunga stagione di ricerche e studi. Artefici della svolta alimentare sono un gruppo di ricercatori del Cnr di Napoli, guidati da Rocco De Prisco e Barbara Nicolaus. “Abbiamo intenzione di mettere insieme le proprietà salutistiche di due tipologie di pomodori: il nostro San Marzano e il black tomato, proveniente dalla Florida, ma di antica origine russa”. A parlare è Rocco De Prisco, primo ricercatore dell’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e docente di Biologia vegetale presso la facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno, padre del libro bianco sul pomodoro, premiato nel 2002 dall’Università di Lima in Perù con la laurea honoris causa per i suoi studi sulla valorizzazione delle proprietà scientifiche del vegetale.“Il nostro obiettivo – chiarisce – è quello di ottenere un pomodoro più ricco di vitamina C: mentre il S. Marzano ne contiene 24 milligrammi, il black tomato ne possiede 41-43 mg. Il black tomato (Bt) è più ricco di licopene e di antociani, le molecole che facilitano la circolazione del sangue periferico. Il nero vince sul rosso 90 a 81, in percentuale, anche nell’attività antiossidante”.
Nel frattempo, sono in corso studi sull’azione anticancro del Bt in rapporto con un S. Marzano che ha una capacità inibitoria sulla crescita di cellule tumorali dell’81 per cento.
“Nel mondo si conoscono circa 50 varietà di pomodoro nero – spiega De Prisco -. L’idea di importare in Italia il black tomato mi è venuta dopo l’incontro con il general manager della catena di supermercati Sainsbury di Londra. Il dirigente mi ha raccontato di come il pomodoro nero sia andato a ruba in sole due settimane, nonostante il costo elevato: circa sette sterline al chilo (10-11 euro). Gli scaffali dei supermercati sono stati presi d’assalto dagli inglesi, attratti dal colore, un rosso scuro che tende al marrone, che definiscono “mogano fumoso”. Decisiva è stata la campagna pubblicitaria della Sainsbury che ne esaltava l’altissimo contenuto di vitamina C”.
A completare il quadro sono state le ricerche scientifiche che attribuiscono al kumato delle Galapagos eccelse virtù afrodisiache, sperimentate sulle tartarughe dell’isola le quali, dopo averlo mangiato, hanno avuto un’attività sessuale molto più intensa rispetto a quelle alimentate tradizionalmente. Vari studi effettuati su rettili, nutriti con il Bt, hanno confermato un aumento della loro capacità sessuale. L’ottima risposta dei consumatori ha spinto la Sainsbury ad incrementare le importazioni di Bt.
In Italia si è fatta avanti un’importante catena di distribuzione alimentare al dettaglio che si è detta interessata a commercializzare il black tomato, dopo un approfondimento sulle sue caratteristiche nutrizionali.
Attualmente il Bt, definito in alcuni Paesi “l’alimento dei poveri”, viene coltivato negli Usa, in Russia, Ucraina, Siberia, Regno Unito, Spagna, Sicilia (in serra) e, grazie alla caparbietà dei ricercatori del Cnr di Napoli, anche a Mercato San Severino, in provincia di Salerno.
“Abbiamo scelto la cittadina salernitana — aggiunge De Prisco — perchè si tratta di una zona che resiste alla virosi. La novità sta nell’aver piantato il Bt in campo aperto. Il black tomato è un vegetale che cresce tutto l’anno, anche con cattive condizioni atmosferiche, resistendo agli stress termici. A giugno abbiamo messo a coltura, in via sperimentale, un appezzamento di terreno, reperito dal presidente dell’Anicav, Luigi Salvati. Lì abbiamo collocato le piantine, nate dai semi di cinque varietà diverse (tra cui il Principe Nero e il Krim Nero), che ho comprato dalla Tomato Growers Supply Company nel sud della Florida. Ogni piantina, che cresce alta come il S.Marzano, ha dato una resa di 8-10 chili”.
Così anche in Campania è nato il pomodoro “nero rosato” che ha resistito alle condizioni più secche e ai terreni più ricchi di sale dell'area mediterranea. “E’ un pomodoro estremamente nutrizionale, che non fa ingrassare – assicura il ricercatore -. Ha un sapore molto dolce e un profumo particolare. Il suo uso quotidiano, fresco per l’insalata, sarebbe molto funzionale alla salute umana. Le nostre prove tecniche di laboratorio, infatti, e i succhi di pomodoro realizzati hanno reso molto bene. La professoressa Nicolaus sta verificando, inoltre, la possibilità di utilizzare i polisaccaridi, ottenuti dagli scarti della lavorazione del Bt, per farne pellicole di plastica biodegradabile, come per quello rosso”.
Il matrimonio genetico, rigorosamente al naturale, tra i semi delle due specie di pomodoro, darà vita a un “superpomodoro” che sarà piantato in campo aperto, nuovamente a S. Severino. Un progetto che potrà essere realizzato con soli 50 mila euro e che potrebbe dare una scossa al settore conserviero campano grazie alla sinergia tra industria, ricerca scientifica e grande distribuzione. Sarà un gruppo di genetisti (coadiuvato da agronomi e agricoltori), diretto da Luigi Del Giudice, ricercatore dell’Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Cnr di Napoli, ad occuparsi dell’unione dei Dna dei due vegetali. Senza alcuna modifica genetica, sarà creato un unico seme che dovrebbe dar vita al superpomodoro.
“La prima fase del nostro lavoro – interviene Del Giudice – riguarda la verifica della compatibilità sessuale tra le due specie di pomodoro. In questo caso si seguiranno le indicazioni della genetica classica che prevede l’incrocio, anche reciproco tra i due pomodori”. Si passerà all’inserimento del polline nel pistillo, ovvero delle cellule germinali maschili del Bt in quelle femminili del S.Marzano. “Nel caso di incompatibilità tra le due specie — sostiene il genetista molecolare — il metodo più avanzato da seguire è quello della fusione cellulare. Personalmente sono contrario a qualsiasi trasformazione genetica cha preveda l’introduzione di geni estranei da un pomodoro all’altro, anche se si tratta di un’operazione meno invasiva in quanto sono due membri della stessa famiglia delle solanacee (Lycopersicon esculentum)”.
Niente Ogm, quindi, come conferma De Prisco. “Il superpomodoro – conclude il ricercatore – dovrà essere distribuito come avviene in Inghilterra, e cioè in pacchetti celofanati, riportanti l’indicazione delle caratteristiche e gli aspetti nutrizionali del prodotto, la sua provenienza, e la certificazione di qualità del Cnr. La commercializzazione dovrà esaltarne i pregi salutistici e rassicurare il consumatore sulla salubrità e sicurezza alimentare del prodotto biologico che compra”.
Fonte: Il denaro