Kiwi Latina
Italia – L’Indicazione Geografica Protetta “Kiwi Latina” è riservata esclusivamente al kiwi rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione.
Frutti della specie botanica Actinidia deliciosa, cultivar Hayward, destinati ad essere forniti allo stato fresco al consumatore
Il frutto ha forma-cilindrica-ellissoidale con altezza superiore al diametro, buccia di colore bruno chiaro con fondo verde chiaro, tomentosità morbida, calice leggermente infossato; polpa verde smeraldo chiaro, columella biancastra, morbida, circondata da una corona di piccoli e numerosi semi neri.
I frutti selezionati per la commercializzazione, tenuto conto delle disposizioni specifiche previste per ciascuna categoria e delle tolleranze ammesse, devono essere:
– interi (ma senza peduncolo);
– sani, sono comunque esclusi i prodotti affetti da marciume o che presentino alterazioni tali da renderli inadatti al consumo;
– puliti, praticamente privi di sostanze estranee visibili;
– sufficientemente sodi, né molli, né avvizziti, né impregnati di acqua;
– ben formati; sono esclusi i frutti doppi o multipli;
– praticamente privi di parassiti;
– praticamente privi di danni provocati da parassiti;
– privi di umidità esterna anormale;
– privi di odore e/o sapore estranei.
I frutti devono avere un grado di maturazione minimo pari a 6,2° Brix al momento della raccolta e commercialmente sono classificati in due categorie.
– Categoria “Extra” peso: > 90 g
I kiwi di questa categoria devono essere ben sviluppati e presentare tutte le caratteristiche e la colorazione della varietà.
Devono essere privi di difetti, salvo lievissime alterazioni superficiali, che non pregiudichino la qualità e l’aspetto del prodotto o la sua presentazione nell’imballaggio.
– Categoria I peso: > 80 g
I kiwi di questa categoria devono essere di buona qualità. I frutti devono essere sodi e la polpa non deve presentare difetti. Devono presentare le caratteristiche tipiche della varietà. Tuttavia, sono ammessi i difetti seguenti, purchè non pregiudichino l’aspetto esterno del frutto né la sua conservazione:
– un lieve difetto di forma (esclude protuberanze o malformazioni);
– un lieve difetto di colorazione.
Nei limiti del 10 %, in numero o in peso, il peso dei frutti della categoria Extra può variare da 85 a 89 g; il peso dei frutti della categoria I può variare da 77 a 79 g.
La zona di produzione comprende 24 comuni in due province ( Latina e Roma ).
Per la Provincia di Latina n° 9 comuni di cui 7 per l’intero territorio e 2 in parte; per la provincia di Roma n° 15 comuni di cui 3 in parte e 12 per l’intero territorio. Nella cartografia su base CTR 1:100000 il perimetro dell’intera zona è marcato in nero grassetto, mentre sono delimitati con reticolo i confini amministrativi comunali.
Per i comuni compresi parzialmente, la parte delimitante la zona viene riportata in particolari su base IGM 1:25000, così da evidenziare i punti del limite, che normalmente è rappresentato da un elemento facilmente individuabile come strade, fossi, ecc.
La tavola n° 5 riporta i particolari dei comuni di Sabaudia, Latina e Aprilia; la tavola n° 6 i particolari di Ardea e Pomezia, la tavola n° 7 il particolare del Comune di Artena.
Provincia di Latina, Sabaudia (parte), Latina (parte), Pontinia, Priverno, Sezze, Sermoneta, Cori, Cisterna di Latina, Aprilia, provincia di Roma, Ardea (parte), Pomezia (parte), Marino, Castel Gandolfo, Albano laziale, Ariccia, Genzano di Roma, Lanuvio, provincia di Latina, Velletri, Lariano, Artena (parte), Palestrina, Zagarolo, San Cesareo, Colonna.
La provincia di Latina è stata tra le prime ad ospitare impianti specializzati della coltura dell’actinidia, a partire dai primi anni 70.
Le condizioni climatiche particolarmente favorevoli alla specie hanno consentito un rapido sviluppo della coltura che già alla fine degli anni 70 era diventata un punto di riferimento nazionale per frutticoltori, commercianti e studiosi.
Nel 1978 è stato organizzato a Torino il primo convegno sull’actinidia, nel corso del quale la zona dell’Agro Pontino è stata menzionata quale zona italiana particolarmente vocata per la produzione del kiwi, vero e proprio frutto simbolo dell’agricoltura pontina.
Nel 1981, a distanza di tre anni, è stato realizzato un secondo convegno a livello nazionale a cura della Camera di Commercio IAA di Latina. A questo si sono susseguiti, ad intervalli regolari, altri convegni, seminari e mostre-mercato, non solo nel capoluogo pontino ma anche a Cisterna di Latina ed Aprilia; tali incontri hanno consacrato la città di Latina e l’intero territorio circostante, compresa la parte meridionale della provincia di Roma, quale rilevante polo produttivo di kiwi in Italia, per buona qualità e pezzatura.
L’importanza dell’actinidia laziale (e, dunque, pontina) nell’area frutticola italiana è stata testimoniata anche fuori dai confini nazionali nel corso di un seminario tenutosi a Santiago del Cile il 25 e 26 ottobre 1988: un dato di fatto, questo, già risultato nello “Studio conoscitivo sull’actinidia in Italia”, datato 1986 e curato dall’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste cui ha fatto seguito anche una tavola rotonda organizzata dall’ERSAL (Ente regionale di Sviluppo Agricolo nel Lazio) il 22 giugno 1988, a Roma.
Inoltre, uno studio condotto nel 1990 dall’Istituto Sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli di Milano (Gorini et al., 1987), documentava in modo sperimentale le innegabili caratteristiche del Kiwi di Latina.
Nel corso di questi 30 anni, sia la stampa quotidiana sia le riviste specializzate del settore a tiratura nazionale ed internazionale (Il Messaggero, Latina Oggi, Economia Pontina, L’Informatore Agrario, Terra e Vita, Italia Agricola, Lazio Agricolo, Rivista di Frutticoltura, Asiafruit Magazine, solo per citarne alcuni) hanno seguito e dedicato ampi articoli al progressivo sviluppo dell’actinidia nella provincia di Latina, la quale offre un habitat pedoclimatico ottimale e produzioni quanti-qualitative altamente competitive. Nel tempo, inoltre, si è registrato un potenziamento delle strutture di frigoconservazione e di lavorazione dei frutti nonché una metodologia di coltivazione innovativa che ha come conseguenza frequenti visite a Latina da parte di frutticoltori provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo (Corea del Sud, Nuova Zelanda e Giappone).
Nella prova di valutazione sensoriale condotta con l’ausilio di un “panel taste”, dopo 3 mesi di conservazione frigorifera, i frutti maturi sono stati valutati per il grado di accettabilità che teneva conto dell’aspetto della polpa, del sapore e della sensazione di piacevolezza. I frutti di Latina hanno registrato un grado di accettabilità molto elevato (Gorini et al., 1987).
Questa maggiore piacevolezza e sapidità tipica di dolce-acidulo gradevole a completa maturazione deriva dalla combinazione di più fattori favorevoli alla coltura quali clima e suoli molto simili a quelli della zona di origine. E’ noto ed accertato che in alcune zone di Latina Borgo Flora, Borgo Grappa, la bontà dei frutti e lo stato vegetativo delle piante supera quelli di origine.
La maggiore radiazione globale e la mancanza o quasi di gelate precoci dà la possibilità di posticipare la raccolta fino alla seconda decade di novembre ed anche oltre, permettendo il raggiungimento nei frutti di un contenuto zuccherino di 6,5-7 gradi Brix.
Il maggior grado zuccherino, consentendo l’abbassamento della temperatura di conservazione di alcuni decimi di gradi centigradi, assicura una conservazione, anche in atmosfera normale, di almeno due o tre mesi in più rispetto alla media.
Il legame con l’ambiente è comprovato dai seguenti adempimenti cui si sottopongono i produttori e/o confezionatori:
– iscrizione ad apposito elenco dei produttori di “Kiwi Latina”;
– catasto di tutti i terreni sottoposti alla coltivazione di “Kiwi Latina”;
– tenuta di appositi registri di produzione e condizionamento.
Gli impianti sono realizzati con piante innestate su Franco, di 1 anno di innesto, oppure con piante autoradicate sempre di un anno di moltiplicazione.
Le forme di allevamento adottate sono:
– il tendone: distanza di impianto 4-5 m × 4-5 m
– pergoletta: distanza di impianto 5 m × 3-5 m
Il terreno, a seconda della natura fisica, è coltivato nell’interfilare e diserbato lungo il filare, oppure inerbito con taglio periodico della vegetazione erbacea.
La dotazione naturale di acqua è integrata dalla irrigazione praticata mediante la tecnica della aspersione o nebulizzazione sottochioma. I volumi irrigui variano da 6000 a 8000 m3/ha/anno.
La raccolta del frutto, senza il peduncolo, avviene tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Questa, coincide con un grado Brix superiore al valore di 6,2 ° e la durezza (con puntale di 8 mm) non inferiore a 6 kg.
– La potatura invernale è fatta in modo da lasciare 100-120000 gemme per ettaro.
– Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio si effettua il diradamento che provvede sia ad eliminare i frutti multipli che quelli deformi e con difetti di buccia in modo da lasciare per un totale di 800-1000 frutti per pianta.
– Il limite massimo di produzione per ettaro deve essere non superiore a 330 quintali.
Il clima è temperato-umido, simile a quello della zona di origine della specie (area della Cina dello Yang Tzechiang) caratterizzato da una temperatura media di 13-15 °C, da una minima-media di 8-10 °C, da una massima media di 28-30 °C e una umidità relativa media, nei mesi estivi, del 75-80 %, assenza di gelate precoci che consente di raccogliere i frutti al giusto grado di maturazione (mediamente 6,5° Brix, e, in ogni caso, mai inferiore ai 6,2° Brix) sia per il raggiungimento delle migliori caratteristiche qualitative che per la ottimale conservazione frigorifera fino ai mesi di maggio/giugno e il raggiungimento di un grado zuccherino al consumo non inferiore a 12 ° Brix, con durezza non superiore a 3 kg misurata con puntale da 8 mm.
– Scarsissima incidenza di danni da gelate invernali e primaverili che, in altre aree del Paese, provocano importanti riduzioni della produzione nelle stagioni seguenti non consentendo la continuità di approvvigionamento nel tempo.
– Elevata radiazione luminosa globale che caratterizza l’area pontina e consente di raggiungere più precocemente il grado di maturazione ottimale per la vendita.
I suoli dell’area di coltivazione sono di origine alluvionale, vulcanica-rimaneggiata, poggianti su sottosuoli pozzolanici e tufacei caratterizzati da elevata fertilità e si sono dimostrati, da subito, particolarmente adatti alla coltivazione dell’actinidia.
L’area dove l’Actinidia si è insediata aveva una lunga tradizione di coltivazione dell’uva da tavola, specie che, come l’Actinidia ha un portamento sarmentoso che richiede una struttura di sostegno e una tecnica di coltivazione molto simile. Ciò ha consentito un facile adattamento alle tecniche più idonee alla nuova coltura e l’ottenimento di un prodotto tipico di elevate qualità.