“La fame aguzza l’ingegno”, utile strenna natalizia
L´originale proposta di un architetto cuoco milanese che ha raccolto in un volume cinquanta menù prelibati ma con un occhio al risparmio. "Ho rielaborato le pietanze trovate in antichi ricettari milanesi ed emiliani. Riscopriamo la bontà della farina gialla, anche per i dolci", sostiene Andrea Perin. un vademecum su come reagire alla crisi economica e mangiare felici. Una questione di sopravvivenza, da quando è chiaro che gli stipendi non riescono più a garantire il livello di benessere precedente. Curiosando tra le soluzioni a un problema analogo trovate dai nostri antenati in tempo di guerra (la prima), è nato il libro "La fame aguzza l´ingegno".Cucina buona in tempi difficili, quella dell´architetto milanese Andrea Perin offre spunti per cene corrette politicamente, economicamente e anche sul versante del gusto, che non è secondario. E legittima, anzi esalta, una nuova tendenza (vedi fenomeni come Davide Oldani, chef stellato ed "economico"): risparmiare sul costo del cibo senza perdere in qualità.
D: Perin, come le è venuta l´idea?
«Da lontano. Da quando facevo l´archeologo medievista e a furia di scavare cocci mi sono chiesto a che cosa servivano».
D: E allora?
«Poiché erano tutte stoviglie, vasi, piatti, pentole, ho cominciato a interessarmi al cibo, a partire da quello del Medio Evo».
D: C´era qualcosa che apprezzeremmo anche adesso?
«Le spezie, che oggi ritroviamo nella cucina etnica. Il cibo a quei tempi non variava da un territorio all´altro, perché ovviamente ci sono documenti solo sulla cucina dei ricchi, dell´altra non importava a nessuno. E i ricchi volevano cose preziose, ricercate, esotiche, quindi tutte uguali».
D: Come oggi.
«Già. E così ho pensato di dare spazio a quell´altra cucina. Ma con un certo fastidio per la retorica dei bei tempi andati: perciò ho voluto capire bene la cucina di chi non ha molto denaro, e ho scovato questi ricettari, quasi tutti redatti tra l´Emilia e la Lombardia, con molti accenni a Milano. Il problema di nutrirsi oggi esiste ancora, ma non si tratta più tanto della quantità quanto della qualità. La scommessa è cucinare in modo gustoso con cose semplici ed economiche».
D: È vero che lei ha sperimentato tutte le 50 ricette proposte nel libro con i suoi amici?
«Esatto. Ci ho messo un po´ di mesi, ma è stato anche divertente. Prima erano un po´ allarmati all´idea di piatti "poveri", poi si sono rilassati. E con i commenti, a fine pasto, emergevano i ricordi, i gusti dell´infanzia, i racconti dei nonni. Molto interessante».
D: Quali sono gli ingredienti più utilizzati da questa cucina?
«La farina gialla, anche per i dolci. Le acciughe. L´aceto. Per citarne solo qualcuno».
D: Però una volta non c´erano soldi ma c´era tempo. Oggi nessuno può stare in cucina tre ore come norma: ci sono ricette veloci?
«Sì, perché c´era il tempo ma il combustibile costava più caro e non si sprecava. C´è la zuppa di farina abbrustolita, che si fa in un attimo, oppure il cuore trifolato (pochi oggi mangiano le frattaglie). Ci sono le polpettine di tonno, o i deliziosi maccheroni alle acciughe».
D: Che cosa pensa del cibo biologico?
«È giusto sceglierlo per motivi etici, ma il suo vero merito è la riscoperta della stagionalità».
Fonte: Greenplanet.net