La Pieve di Velezzo: tra riso e magia di una favola
“C’era una volta una Principessa. Brillava di una bellezza eterea solo a prima vista ma ad occhi più attenti, dettaglio dopo dettaglio, lasciava trasparire un fascino più sanguigno, mortale, della nostra terra. Arrivò il Principe azzurro, il drago fu allontanato e la Principessa tratta in salvo. In quella terra…”
Se la Pieve di Velezzo Lomellina fosse una Principessa, allora la sua favola potrebbe iniziare così, brevemente. La favola di un complesso che risale al X secolo, che non vanta la maestosità di un palazzo Ducale, o lo sfarzo di un castello Reale ma racconta il proprio incanto con “…un aggruppamento di cascinali bassi intorno ad una chiesetta, un campanile ed uno storico battistero.”, come ricorda Mario Soldati, in un brano della descrizione che ha lasciato della Pieve.
Il drago c’era, e metteva paura al “complesso-principessa” della Pieve.
Un drago silenzioso, senza ali né lingue di fuoco ma fatto di oblio, contadini che abbandonano la campagna e mattoni, in prezioso cotto lombardo, che rischiano di cadere. Finalmente un principe si avvicina (e probabilmente sono più d’uno), innamorato ma con discrezione, coraggioso e mai invadente.
Le prime ristrutturazioni avvengono; la Pro Loco del paese si adopera per mettere a disposizione gli spazi del complesso, per farlo conoscere. Anche in occasione del tour a cui il nostro giornale è stato invitato, La Pro Loco di Velezzo Lomellina c’è. Perché è importante che le bellezze timide siano incoraggiate, siano rese un po’ più sanguigne agli occhi di chi non è attento. Insieme alla Pro Loco c’è Irene Brustia, presidentessa vulcanica di ALFA (Associazione Lombarda Femminile Agricola), imprenditrice che ha portato il marchio “La Gallinella” ai piani più alti del grattacielo del riso, e che ha riempito di jazz le mura della Pieve in un concerto di successo.
E’ grazie a queste persone, che non combattono con giavellotti e scudi ma con la passione e l’amore per la propria terra, che la Lomellina fa sentire il suo fascino. Senza gridare.
Grazie alla loro dedizione la principessa è stata liberata, e la notte – nel periodo in cui le risaie sono allagate – si specchia nei campi, consumando quell’amore con il riso, che sempre c’è stato e che oggi, come non mai, si rivela.
Pietro Tibaldeschi
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