La Tuscia vola con il raccolto delle sue nocciole
Fra i prodotti tipici della Tuscia, la "Tonda gentile romana".
Pressoché tutta la nocciolicoltura del Lazio è concentrata nel Viterbese. Altri prodotti tipici sono il grano duro, l'olivo e le castagne.
Ottima: questo il giudizio sulla raccolta delle nocciole 2011 nella Tuscia espresso da tutte le associazioni dei produttori. “E’ una stagione molto buona sia per la qualità del prodotto che per il prezzo, 5,20 euro a punto resa, cioé tra i 230 e i 240 euro a quintale” dice il presidente dell’Assofrutti Pompeo Mascagna. “Quest’anno, dopo un 2010 davvero scarso, la produzione andrà dai 450 ai 500mila quintali” aggiunge. “Diversi segnali ci fanno ritenere che il prezzo attuale, peraltro buono, sia destinato ad aumentare” gli fa eco Tullio Giacobbi, direttore della Coopernocciole di Capranica. “C’é infatti da tener conto del raccolto alquanto scarso della Turchia, principale paese produttore al mondo, colpita quest’anno da piogge e dissesti idrogeologici” argomenta. Con circa 18mila ettari di piantagioni, pari al 14% della superficie agricola provinciale, e una quantità media di 40mila tonnellate, pari al 5% di quella mondiale, la provincia di Viterbo, negli ultimi due decenni, ha conquistato il primato nazionale della produzione.
La nocciola è il terzo tipo di coltivazione locale, dopo il grano duro (41,4%) e olivo (17,4%).
La varietà coltivata è la ‘Tonda gentile romana’.
I comuni coinvolti sono 30 comuni e in 15 rappresenta la principale attività agricola. Le aziende sono più di 8mila, la stragrande maggioranza delle quali a conduzione familiare.
La fase dell’espansione della nocciolicoltura è però praticamente esaurita. Ci sono ancora, soprattutto tra Caprarola e Capranica, agricoltori che allestiscono nuovi impianti, ma niente a che vedere con il boom del recente passato. Recentemente, presso la Fedagri di Roma, è stata costituita la "Consulta nazionale Frutta in guscio" (nocciole, noci, castagne, mandorle e carrubbe), composta da 15 cooperative operanti in Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia, con l’obiettivo di affrontare le tematiche specifiche del comparto e di lavorare in primo luogo alla promozione della frutta da guscio. Coordinatore è stato eletto Paolo Coletta, presidente della Coopernocciola. “La principale esigenza del comparto è una maggiore valorizzazione e promozione dei prodotti” ha detto Coletta. “Nel mondo continuano ad aumentare il numero degli impianti di nocciole, ma in Italia mancano investimenti in tal senso, tanto che i numeri sono da tempo stazionari e si attestano su una superficie complessiva di 70.526 ettari e su una produzione di 110mila tonnellate circa” conclude.
Un ettaro di noccioleto, in una stagione media, produce circa 25 quintali di nocciole, che danno un reddito lordo intorno ai 5mila euro. Considerato che i costi di lavorazione oscillano, in base alla meccanicizzazione e alla comodità dei terreni, dai 2 ai 2500 euro, il reddito netto per i coltivatori va dai 2500 ai 3mila euro ad ettaro.
(Ansa)