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Le promesse dell’Italia per il clima dopo la Cop26

Dall’aumento della produzione di energia pulita all’incentivo dello sviluppo sostenibile agricolo delle foreste, ecco cosa promette l’Italia

La Cop26 è volta al termine. Tra delusioni e speranze, il nostro Paese ha fatto la sua parte, a tratti molto debole. Dall’aumento della produzione di energia pulita all’incentivo dello sviluppo sostenibile agricolo delle foreste, alcuni accordi sono comunque stati sottoscritti dall’Italia, come riferisce il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE).

Per ragioni evidentemente senza legami con la crisi climatica, il nostro Paese non ha firmato l’accordo per mettere al bando le auto a benzina entro il 2035.

Ecco cosa “promette” di fare l’Italia per il clima:

International Aviation Climate Ambition Coalition per l’obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050;
Clydebank Declaration For Green Shipping Corridors per creare almeno 6 corridoi di navigazione verdi / rotte marittime a zero emissioni tra due (o più) porti entro la metà di questo decennio;
Breakthrough Agenda per accelerare lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie pulite e di soluzioni sostenibili per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi;
Co-Chairs Conclusions of Education And Environment Ministers Summit at Cop26 per integrare la sostenibilità e il cambiamento climatico nei sistemi di istruzione formale, anche come componenti fondamentali del curriculum, nelle linee guida, nella formazione degli insegnanti, nei parametri di esame e a più livelli attraverso le istituzioni;
Supporting the Conditions for a Just Transition Internationally per accelerare la crescita verde, lavoro dignitoso e prosperità economica nella transizione verso la Net-zero (si basa sugli impegni per una giusta transizione stabiliti nella Dichiarazione della Slesia in Polonia e nell’Iniziativa Climate Action for Jobs);
Global Coal to Clean Power Transition Statement e Statement on International Public Support for the Clean Energy Transition per aumentare la produzione di energia pulita, accelerare la transizione energetica (abbandonando progressivamente i combustibili fossili), e tutelare i lavoratori e le comunità in questo processo (anche senza fermare la produzione di auto a benzina nel nostro caso però…);
Green Grids Initiative – One Sun One World One Grid: One Sun Declaration per realizzare la rete globale One Sun One World One Grid, attraverso reti verdi interconnesse, con investimenti nel solare, nell’eolico e nell’immagazzinamento e generazione di altre energie rinnovabili in luoghi dotati di risorse rinnovabili;
Forests, Agriculture and Commodity Trade per incentivare lo sviluppo agricolo sostenibile delle foreste e di altri ecosistemi, sostenendo allo stesso tempo posti di lavoro, commercio e mezzi di sussistenza;
Glasgow Leaders’ Declaration on Forests and Land Use per contribuire a raggiungere un equilibrio tra le emissioni di gas serra di origine antropica e quelle assorbite dai bacini forestali, adattarsi ai cambiamenti climatici e per mantenere altri servizi ecosistemici;
Beyond Oil and Gas Alliance (Boga), per sostenere la completa transizione energetica e raggiungere i target di neutralità climatica indicati dagli Accordi di Parigi.
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Tenendo sempre in conto che nulla di tutto questo è legalmente vincolante, ci facciamo sempre la stessa domanda: “Basterà?”.

Fonte: Ministero della Transizione Ecologica