Le scelte degli italiani nelle Festività trascorse
Una cifra che si avvicina ai 6 miliardi di euro. Questo è quanto hanno speso gli italiani per imbandire le tavole a Natale e Capodanno.
Circa l’1,4 per cento in più rispetto allo scorso anno.
A rilevarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale sottolinea che la somma sborsata si è equamente ridistribuita nelle feste appena trascorse.
Non sono, comunque, state fese opulente, ma neanche tanto austere. Non ci sono state, però, spese folli, almeno sotto l’aspetto alimentare. A tavola -ricorda la Cia- anche quest’anno ha vinto la tradizione e soprattutto il “made in Italy”. Come al solito, hanno trionfato nei pranzi e nelle cene tra le mura domestiche carni, pesce, insaccati, vino e spumanti. Specialmente per questi ultimi c’è stato un vero boom con oltre 80 milioni di bottiglie, nella stragrande maggioranza nazionali, con Asti e Prosecco in testa.
Tra le carni e gli insaccati sono stati privilegiati -rileva la Cia- pollo e tacchino (i cui consumi, dopo il crollo provocato dall’aviaria, sono tornati a crescere), maiale, cotechini e zamponi che anche in questa occasione sono stati preferiti ad ostriche, caviale e salmone (prodotti che hanno subito un calo dei consumi pari al 20 per cento).
Oltre ai tradizionali dolci (panettoni, torroni, pandori), i cui acquisti sono praticamente rimasti stabili rispetto allo scorso anno, nei menù delle feste natalizie e di fine anno hanno trovato spazio molti prodotti tipici e di qualità che costituiscono un grande patrimonio per il nostro Paese. Non solo, però, Dop, Igp, Doc e Igt, ma anche quelli che hanno tradizioni profonde, un forte legame con il territorio e che non hanno ancora avuto il riconoscimento europeo. C’è, infatti, una ricerca, da parte degli italiani, di prodotti di “nicchia”, frutto della paziente e secolare opera dei nostri agricoltori. Prodotti acquistati soprattutto nei tantissimi mercatini che sono stati allestiti soprattutto nei borghi e zone rurali.
In questi mercati, che in queste feste sono stati visitati da quasi 7 milioni di persone, si è, infatti, potuto trovare di tutto: dai vini agli oli extravergini di oliva, dai formaggi ai salumi, ai legumi, alle castagne, dai dolci tipici fatti in casa (pastiere, struffoli, torroni, panpepati, panforti, mandorlati, torte farcite, ciambelloni) alla frutta secca.
Molto gettonati anche i 155 prodotti che hanno ottenuto il marco di denominazione protetta (Dop, Igp e Stg) da parte della Commissione Ue. Si è andati così -afferma la Cia- dal Prosciutto di Parma a quello di San Daniele, dal Culatello di Zibello al Capocollo, alla Soppressata di Calabria, allo Zampone e al Cotechino di Modena, dallo Speck dell’Alto Adige al Lardo di Arnaud della Val d’Aosta, dal Gorgonzola al Parmigiano Reggiano, al Grana Padano al Pecorino Romano e Sardo, alla Mozzarella di Bufala Campana al Caciocavallo Silano, dalle Arance rosse di Sicilia alla Nocciola del Piemonte, dalla Lenticchia di Castelluccio ai Capperi di Pantelleria, alla Nocciola di Giffoni, dall’Olio di oliva di Brisighella a quelli di Canino, del Cilento, della Riviera Ligure, della Sabina, dell’Umbria, della Puglia e delle Valli Trapanesi, al pane casereccio di Genzano e di Altamura.
Dolente è stata, invece la nota, che ha riguardato gli acquisti di prodotti ortofrutticoli che -dice la Cia- anche in questo periodo festivo hanno fatto registrare un calo del 4 per cento rispetto al 2005. Una flessione che conferma la tendenza al ribasso che si è protratta per l’intero 2006. Una delle cause principali, i rincari, troppe volte ingiustificati, che si sono avuti al dettaglio e all’ingrosso, mentre sui campi l’andamento è stato completamente inverso con una flessione dei listini praticati dai produttori agricoli tra il 3 e 5 per cento. Aumenti che hanno così scoraggiato i consumatori negli acquisti.
Sempre nel settore ortofrutticolo, tuttavia, alcune “voci” hanno avuto un aumento in controtendenza. Si tratta della frutta secca (noci, nocciole e mandorle), che hanno segnato una crescita nelle vendite di circa il 3 per cento) e dei legumi (lenticchie e fagioli in testa), che hanno messo a segno un rialzo del 2 per cento per cento. Diametralmente opposto il trend per i consumi di frutta esotica (tanto ricercata negli anni passati): ananas, avocado, banana, mango, che hanno avuto una diminuzione superiore al 22 per cento.
Anche per i vini, soprattutto quelli rossi, sono state feste all’insegna di una consistente crescita. Tra Natale e Capodanno si sono stappate 155 milioni di bottiglie, il 95 per cento di produzione italiana, con una crescita del 2,8 per cento rispetto allo scorso anno.
Per il vino “made in Italy” si è, comunque, registrato anche un forte exploit nelle vendite all’estero. Le esportazioni sono cresciute, nei primi dieci mesi dell’anno, di oltre il 6,5 per cento. Ottimi i risultati ottenuti negli Usa, ormai divenuto il primo mercato di sbocco per le produzioni vinicole nazionali.
Un’ultima annotazione riguarda la scelta degli esercizi dove gli italiani hanno fatto le loro spese agroalimentari. Secondo quanto accertato dalla Cia, i nostri connazionali si sono rivolti in prevalenza alla grande distribuzione commerciale (57 per cento), seguita dai negozi tradizionali (23 per cento), dai mercatini locali (18 per cento) e da internet (2 per cento).