L’Eurisko ha analizzato il rapporto consumatori/cibo
Da oggi l'alimentazione degli italiani ha qualche segreto in meno. E' stata infatti resa nota la ricerca realizzata dall'Eurisko sul rapporto dei consumatori del Belpaese con il cibo. Lo studio, commissionato dall'Istituto delle Vitamine (DSM Nutritional Products) nell'ambito del Progetto Foodchain, fa emergere dati contrastanti.
Se infatti in Italia la qualità sembra essere considerata più importante del prezzo, per quanto riguarda la consapevolezza di ciò che si mangia pare regni molta confusione. Per prima cosa ad andare a fare spesa sono sopratutto le donne e gli anziani, ma per sapere questo magari bastava recarsi in supermercato. Ben più rilevanti sono i dati che riguardano i criteri di scelta di chi compra. Ben il 65% degli intervistati preferisce infatti acquistare prodotti in base a freschezza e sicurezza, premiandone quindi la qualità e non l'economicità. In questo contesto la fiducia è maggiore se il prodotto è di una grande marca. E' comunque diffusa l'idea che a dare le dovute garanzie debba essere lo stato, almeno per il 66% dei sondati, ed in particolare il Ministero della Salute (43%). Meno rosea la situazione per chi vende carne, pare infatti che gli italiani ne consumino molta meno per paura di ormoni e simili. Maggiore attenzione è invece riservata alle etichette, per vedere data di scadenza ed individuare gli ingredienti Ogm. Un discorso a parte merita il settore degli alimenti arricchiti. Se sono sempre di più quelli che li scelgono, solo alcuni ne conoscono davvero le caratteristiche. Ben il 71% degli intervistati ha infatti acquistato almeno una volta prodotti arricchiti con vitamine, fermenti lattici, minerali o omega 3, come ad esempio yogurt, biscotti, succhi di frutta, uova o cereali. Solo 1 su 4 però ritiene ad esempio che l'aggiunta di vitamine possa essere un fattore positivo per la salute. Inoltre, se per quasi il 70% degli italiani questi prodotti sono più costosi, ben 3 intervistati su 10 pensano che essi siano utili solo a sportivi, bambini o donne in dolce attesa. Addirittura la metà non li ritiene prodotti naturali e quindi non si fida.
Fonte: Jugo