Lombardia capofila del latte italiano
Da sola produce il 41,2% del totale nazionale.
Anche qua la crisi si fa sentire pesantemente: dal 1995 allevamenti in calo del 47%
In aumento però la dimensione media degli allevamenti: in 10 anni si è passati da 100 a 134 capi per azienda. A Cremona gli incrementi maggiori: +54 capi per stalla
Gli ultimi dati emersi dall’assemblea annuale di ARAL (Associazione Regionale Allevatori della Lombardia) fotografano un settore che per l’importanza che ricopre a livello nazionale deve essere tutelato
Tutto il settore si prepara a incontrarsi a Cremona in occasione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte (27-30 ottobre 2011) per fare il punto della situazione economico, politico e professionale.
Cremona, 3 agosto 2011 – In 16 anni, 1995-2011, gli allevamenti di vacche da latte presenti in Lombardia sono diminuiti del 47%, portandosi da 13.959 a 6.509. La disponibilità di quote però è aumentata esponenzialmente ed è passata da 3.455.870 a 4.444.240 tonnellate di prodotto, il 129% rispetto al 1995. Inoltre, secondo i dati forniti da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) nel 2010 le consegne di latte in Lombardia sono aumentate dell’1,74% portandosi al 41,2% del totale nazionale, seguite da un più modesto 15,4% dell’Emilia Romagna, 10,3% del Veneto e 8,4% del Piemonte.
Numeri importanti ed eloquenti che tracciano il quadro della zootecnia bovina lombarda, presentati recentemente all’annuale assemblea di Aral (Associazione regionale allevatori della Lombardia) durante la quale il presidente, Germano Pè, ha sottolineato quanto il sistema allevatori rappresenti una risorsa fondamentale nel panorama economico italiano e quanto sia importante riuscire a pianificare un futuro oggi molto incerto, visto che dei 56 milioni di euro destinati alle Apa (Associazioni provinciali allevatori) per i controlli funzionali e la tenuta dei Libri Genealogici ne sono stati stanziati solamente 25 milioni, peraltro dopo che nel febbraio scorso il decreto Milleproroghe aveva di fatto azzerato qualsiasi finanziamento.
“In un clima di tale incertezza – ha spiegato nel suo intervento l’assessore regionale all’Agricoltura, Giulio de Capitani – in cui l’Aral necessiterebbe di circa 15 milioni di euro per far fronte alla mole di lavoro che da oltre 60 anni porta avanti con notevoli risultati, la Regione ha deciso di dirottare al sistema allevatori delle risorse che erano comunque state destinate al comparto agricolo. Per noi la partita con il Governo centrale è tutt’altro che chiusa e l’impegno che ci siamo assunti in questa circostanza va letto come un intervento transitorio, finalizzato alla volontà di non vedere disperdersi un know how tanto prezioso per l’economia agricola regionale”.
Un know how a rischio, considerato il fatto che la crisi economica e un prezzo di mercato non soddisfacente stanno ancora stringendo gli allevatori in una morsa pericolosa. Le aziende continuano a chiudere, anche se complessivamente aumenta il numero delle vacche in esse presenti.
Mediamente infatti, sempre secondo i dati forniti nel corso dell’assemblea, dal 2000 al 2010 la dimensione delle stalle in Lombardia è passata da 100 a 134 capi di bestiame, con Cremona a detenere il maggiore incremento: 54 vacche per stalla.
E proprio a Cremona, in occasione della prossima Fiera internazionale del Bovino da latte (27-30 ottobre 2011) allevatori e operatori del settore si confronteranno per valutare come sfruttare al meglio nel panorama economico mondiale una leadership testimoniata, oltre che dai numeri, dall’eccellenza delle nostre produzioni lattiero-casearie. Sarà un’importante occasione per affrontare tutti i temi più urgenti del settore, analizzandone gli aspetti economici, politici e professionali.
Paolo Bodini