L’Ue garante dei prodotti Ogm da commercializzare
Gli scienziati sono concordi nel ritenere che gli organismi geneticamente modificati (Ogm) non siano intrinsecamente pericolosi, ma che prima di commercializzarli se ne debba valutare caso per caso la sicurezza per l'ambiente, la salute umana e la salute animale.
È questa l'impostazione sostenuta da organizzazioni internazionali quali l'Organizzazione mondiale della sanità, il Codex alimentarius, la Fao e l'Ocse. La normativa Ue è rigorosamente impostata secondo le raccomandazioni internazionali e rispecchia i requisiti del protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, di cui l'Unione europea è firmataria.
Il quadro normativo dell'Ue stabilisce che i prodotti geneticamente modificati siano oggetto di rigoroso controllo dopo l'immissione sul mercato, mediante l'applicazione di norme vincolanti in materia di etichettatura e di tracciabilità.
L'unione europea ritiene che siffatto controllo sia importantissimo per far fronte ad eventuali lacune del sistema normativo, come quelle riscontrate negli Stati Uniti nel recente passato, allorché sono entrati nella catena alimentare statunitense Ogm non autorizzati quali il mais geneticamente modificato Starlink o il mais geneticamente modificato Bt 10. Nell'Unione europea, gli Ogm possono essere commercializzati soltanto previa rigorosa valutazione scientifica del rischio, caso per caso.
Si tratta di un'impostazione pienamente conforme alle norme internazionali, in particolare al protocollo di Cartagena sulla biosicurezza nonché ai pertinenti orientamenti adottati nel 2003 dalla Commissione del Codex alimentarius e dalla Convenzione internazionale per la protezione dei vegetali.
Finora è stata autorizzata la commercializzazione nell'Unione europea di 30 Ogm o prodotti derivati destinati all'alimentazione umana o animale.
Ad esempio, all'inizio del gennaio 2006, l'Unione europea ha concesso l'autorizzazione, previa rigorosa valutazione della sicurezza, per tre nuovi prodotti a base di mais geneticamente modificato. Contrariamente a quanto sostenuto dagli Stati Uniti, l'Ue figura tra i maggiori importatori di Ogm e prodotti derivati destinati all'alimentazione umana o animale.
L'Ue è il maggiore importatore di soia e di farina di soia e di fatto le importazioni di soia sono costituite prevalentemente da soia "Round-up-ready" Monsanto, che è coltivata in tutti i principali paesi produttori mondiali: Usa, Brasile e Argentina. L'affermazione secondo cui esiste una moratoria sull'autorizzazione dei prodotti geneticamente modificati in Europa è evidentemente non vera.
La procedura di autorizzazione dell'Unione europea può apparire lunga ad alcuni Paesi che adottano un approccio più morbido sulla questione inerente alla sicurezza alimentare e ambientale.
I tempi più lunghi di valutazione della sicurezza degli Ogm nell'Unione europea sono dovuti alla complessità degli elementi scientifici e ai tempi necessari alle imprese biotech per fornire dati idonei a dimostrare la sicurezza dei prodotti.
Nel maggio 2003 gli Stati Uniti, appoggiati da Canada e Argentina, hanno presentato ricorso in sede Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) contro l'Unione europea in riferimento al regime di autorizzazione degli Ogm. Mentre i tre ricorrenti sostengono pubblicamente che i termini del contenzioso in sede Omc sono semplici e chiari, sono occorsi anni al panel per giungere a conclusioni definitive. Ciò dimostra che la questione è molto più complessa di quanto sostenuto dagli Stati Uniti, Argentina e Canada.
Infatti, contrariamente alle argomentazioni dei tre ricorrenti, il panel Omc ha convenuto con l'Unione europea sull'inopportunità di decidere su una materia così complessa senza sentire il parere degli scienziati.
Il panel ha quindi deciso di raccogliere le opinioni di scienziati indipendenti di chiara fama di diverse parti del mondo, tra cui l'Europa e l'America.
La consultazione ha confermato la legittimità delle questioni sanitarie e ambientali oggetto delle procedure e della normativa Ue.
Gli Stati Uniti hanno dichiarato esplicitamente di non contestare la disciplina Ue in materia di autorizzazione dell'importazione e della distribuzione di Ogm.
A dieci anni dalla prima immissione in commercio, il 90% degli Ogm è tuttora coltivato in quattro paesi:
– Usa (55%),
– Argentina (19%),
– Brasile (10%),
– Canada (6%).
Ueuropea continua a credere che il suo regime in materia di Ogm e di alimenti e mangimi geneticamente modificati sia pienamente compatibile con i suoi impegni internazionali, tra cui quelli assunti in sede Omc.
Gli Stati Uniti non hanno contestato in nessuna fase il quadro giuridico dell'Unione europea.
Gli Stati Uniti sembrano non apprezzare il regime di autorizzazione Ue, che ritengono troppo rigoroso, semplicemente perché ci vuole più tempo per autorizzare un Ogm in Europa di quanto sia necessario negli Stati Uniti.
Gli Usa sembrano ritenere che gli Ogm considerati sicuri negli Usa dovrebbero essere"de facto" considerati sicuri per il resto del mondo.
LUunione europea ha sostenuto che un organo sovrano quale l'Unione europea e i suoi Stati membri, o meglio ogni Paese del mondo, ha diritto di emettere disposizioni proprie sui prodotti alimentari destinati ai suoi cittadini, purché le misure adottate siano compatibili con le norme internazionali vigenti e fondate su elementi scientifici chiari.
Gli Stati Uniti contestano inoltre le norme in materia di tracciabilità degli Ogm in quanto le ritengono un ostacolo alle esportazioni statunitensi di prodotti di base, benché gli operatori statunitensi possano di fatto soddisfare senza problemi i requisiti in questione. Infine, gli Stati Uniti sono fermamente contrari alle norme in materia di etichettatura di prodotti alimentari derivati da Ogm, benché si tratti di norme elaborate per contribuire a garantire l'adeguata informazione dei consumatori in merito ai prodotti che stanno per comprare.
Le esportazioni Usa di soia e di farina di soia sono in calo costante da dieci anni a causa della perdita di competitività dell'agricoltura statunitense sul mercato mondiale. L'andamento tendenziale delle importazioni europee di mais dà un'ulteriore conferma del fatto che gli agricoltori statunitensi non sono più produttori a basso costo e sono sempre meno in grado di competere con paesi emergenti quali il Brasile o l'Argentina sui mercati mondiali dei prodotti di base.
I dati Ue sugli scambi indicano chiaramente che le norme dell'Unione europea in materia di Ogm non incidono sulle importazioni provenienti da esportatori di Ogm più competitivi. L'unione europea ha sempre riconosciuto che le biotecnologie offrono promettenti prospettive di sviluppo della produzione agricola, in particolare per i Paesi in via di sviluppo, e che possono contribuire a combattere l'insicurezza alimentare. L'Unione europea ha sempre dichiarato che ogni Paese ha il diritto sovrano di prendere le proprie decisioni in materia di Ogm secondo i valori riconosciuti nella sua società. Tale principio si applica ovviamente tanto ai paesi industrializzati quanto a quelli in via di sviluppo.
I governi dei Paesi in via di sviluppo hanno il legittimo diritto di fissare il proprio livello di protezione e di prendere le decisioni che reputano opportune per evitare la disseminazione involontaria di sementi geneticamente modificate. Si tratta di un diritto pienamente riconosciuto da accordi internazionali quali il protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, che l'Unione europea considera l'accordo internazionale fondamentale che disciplina i movimenti transfrontalieri di Ogm. Il summenzionato protocollo fornisce un quadro internazionale per la governance internazionale in materia di Ogm, cui a tutt'oggi partecipano attivamente 130 paesi.
Stati Uniti, Canada e Argentina hanno tuttavia rifiutato di ratificare tale protocollo.
L'Unione europea ritiene che i principali produttori di Ogm, quali gli Stati Uniti, dovrebbero collaborare alla definizione di un solido quadro giuridico internazionale per i prodotti in questione, invece di avviare iniziative ostili in sede Omc.
Per maggiori informazioni sul quadro normativo dell'Unione europea in materia di Ogm, alimenti e mangimi geneticamente modificati, consultare http://europa.eu.int