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L’UE riconosce a Grappa e Brandy italiani l’IGP

Bruxelles, 22 dic
La Grappa, il distillato piu' amato dagli italiani, e il Brandy rafforzano la loro protezione contro imitazioni e falsi in Europa.
Il termine Grappa e Brandy sono stati riconosciuti come indicazione geografica protetta (Igp) nell'Ue nell'ambito di una nuova normativa comunitaria sulla definizione, designazione, presentazione ed etichettatura delle bevande alcoliche, approvata oggi dalla Commissione europea.

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Con il riconoscimento comunitario del termine Grappa si protegge il distillato nazionale più imitato nel mondo dagli agropirati internazionali che lo producono con l'inganno, tra l'altro, anche in Sud Africa, in Argentina e negli Stati Uniti, causando danni di milioni di Euro alle nostre esportazioni. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare il varo del nuovo regolamento comunitario che rafforza la protezione della ''Grappa'' nell'ambito di una normativa sulla definizione, designazione, presentazione ed etichettatura delle bevande alcoliche approvata dalla Commissione europea. La Grappa – sottolinea la Coldiretti – rappresenta una componente importante del Made in Italy e impegna 136 distillerie e circa 1500 aziende di imbottigliamento con una capacità di produzione di circa 40 milioni di bottiglie per un giro di affari di 600 milioni di euro, con il 12 per cento destinato all'esportazione, secondo gli atti parlamentari. La novità del testo, che dopo essere stato adottato dalla Commissione dovrà essere approvato dal Consiglio dei Ministri europeo, sta nel fatto che il termine ''Grappa'' viene aggiunto alla lista delle indicazioni geografiche europee insieme a Grappa piemontese/Grappa del Piemonte, Grappa lombarda/Grappa di Lombardia, Grappa trentina/Grappa del Trentino, Grappa friulana/Grappa del Friuli, Grappa veneta/Grappa del Veneto, Sudtiroler Grappa/Grappa dell'Alto Adige. Si può definire grappa solo il distillato di vinaccia italiana che rispetta specifiche caratteristiche nella materia prima ossia la vinaccia, le tecniche di produzione, il massimo grado di alcol permesso al momento dell'estrazione dell'alambicco e i limiti minimi di alcol etilico e alcol metilico. Con il nuovo provvedimento – sostiene la Coldiretti – si apre al strada per difendere la Grappa nei confronti dei falsari sia a livello comunitario che internazionale dove il Consiglio del Wto è chiamato a prendere misure appropriate in merito alla tutela dei prodotti a indicazione geografica entro il 31 luglio 2006, come previsto dalla VI Conferenza Ministeriale che si è chiusa ad Hong Kong. La grappa è il superalcolico più consumato in Italia le cui origini risalgono al 200 a.C. quando – riferisce la Coldiretti – era presente nelle case di campagna come unico liquore ottenibile con una tecnica di distillazione abbastanza semplice ed era considerata l'unico vero rimedio contro il freddo ma anche valida per incoraggiare i soldati prima delle battaglie. Nel passato – precisa la Coldiretti – i signorotti si facevano pagare le tasse (decima) in vino lasciando ai contadini solo le vinacce (bucce dell'uva) che venivano utilizzate per ricavare un distillato che è considerato l'antenato della grappa. Il forte radicamento territoriale della Grappa in molte regioni italiane è dimostrato – conclude la Coldiretti – dalla grande varietà di nomi che le vengono attribuiti sul territorio: Branda, Aquavita, Aigavita, Eva d'vita, Grapa, Rapa, Grega, Sgnapa, Vinàrs, Graspa, Ega de Vita, Raspa Brasca, Sgnape, Trapa, Aga di Vite, Sgagne, Petès, Aqua de Veta, Brusca, Fumetto, Aquavite, Spirito Abbardèenti, Aquardèenti.

IL MERCATO DEI SUPERALCOLICI IN ITALIA
Grappa 19,4%
Whisky 15,1%
Brandy 9,7%
Rum 5,4%
Gin 5,4%
Vodka bianca 3,2%
Tequila 0,8%
Cognac 0,7%
Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati AC Nielsen

Coldiretti e Ansanews