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Maglia nera all’Italia per lo spreco d’acqua

Siccità, pioggia, dispersione idrica, sprechi nei consumi, superficialità di valutazione tra la scarsità della risorsa e la sua assoluta indispensabilità per la vita.
Il problema del troppo consumo d'acqua è costante ma verso il termine dell'estate quando, specie chi ha fatto le vacanze al sud, è stato toccato personalmente, torna all'attenzione dell' opinione pubblica.
L'Italia è un paese dove è praticamente impossibile definire con certezza il consumo, la quantità e la qualità delle acque, la dislocazione delle derivazioni, le captazioni, le concessioni.
Non esiste nel nostro Paese un catasto delle acque minimamente aggiornato, mentre esiste una vera e propria diaspora sulle competenze delle varie istituzioni preposte con la conseguente perdita di un importante bagaglio di conoscenze tecnico-scientifiche per i continui passaggi di competenze tra i diversi livelli dello Stato.
Secondo i dati forniti dall'Istituto di Ricerca sulle Acque e dal CNR, l'Italia, sotto molti aspetti, è la maglia nera dell'Unione Europea, siamo il paese che preleva annualmente la più alta quantità d'acqua pro capite: 980 metri cubi per abitante, contro la media UE di 640m cubi.
L'Italia é anche al primo posto per i prelievi ad uso domestico: 250 litri al giorno per abitante, contro i 156 della Francia e i 162 dell'Austria, e ai primi posti nel mondo anche per quanto riguarda l'uso industriale (in Europa, con un metro cubo di acqua, si producono mediamente dei beni per un valore di € 96; in Italia invece si producono beni per soli € 41, in Germania per € 120 , in Olanda per € 200) e per l'agricoltura (in Europa, con un metro cubo di acqua, si producono mediamente dei beni per un valore di € 96; in Italia invece si producono beni per soli € 41, in Germania per € 120 , in Olanda per € 200).
All'eccesso di consumo si deve aggiungere la questione gestione: 13.000 acquedotti, 7.000 enti gestori, 1.100 municipalizzate, 330 delle quali liberalizzate, le più ampie differenze nei costi, prelievi abusivi incontrollati in costante aumento che nel sud hanno raggiunto negli ultimi 3-4 anni il 70%, e uno uno stato di manutenzione della rete idrica che consente una dispersione delle risorse attorno al 35%, contro il 20% della media Europea.
A fronte di questo spreco abbiamo un 35% della popolazione che non dispone di acqua sufficiente raggiungendo punte del 70% in alcune zone del Sud. Infine vale la pena di evidenziare tra i nostri primati anche i fattori inquinanti del nostro patrimonio idrico.
In Italia, attingendo dalle stime molto approssimative prodotte dal CNR e dall'IRSA, solo il 20% delle acque di superficie può considerarsi non inquinato in modo significativo mentre per le falde sotterranee i problemi sono ancora più preoccupanti.
Fonte:
http://sanihelp.msn.it/terme/