Manifestazioni ad Hong Kong contro il vertice del WTO
Hong Kong, in Cina si prepara ad accogliere il vertice dell'Organizzazione Mondiale del commercio (WTO – World Trade Organisation)).
I negoziati tra le delegazioni incaricate di trovare un accordo sulla liberalizzazione del commercio cominceranno martedi 13 dicembre 2005 ma i gruppi no global e le associazioni di agricoltori contrarie all'apertura dei mercati hanno già qualche giorno prima fatto sentire la loro voce dando vita ad un colorato corteo che ha attraversato il centro della metropoli asiatica.
Ingente lo schieramento di polizia, ma la manifestazione si e svolta in modo del tutto pacifico smentendo chi temeva incidenti in stile Seattle.
Il negoziato di Hong Kong rischia di impantanarsi nei veti reciproci. L'Unione europea ha gia avvertito che non intende concedere di piu di quanto gia concesso sulla riduzione dei sussidi ai propri agricoltori.
I Paesi in via di sviluppo non sembrano intenzionati ad aprire ulteriormente i loro mercati ai prodotti industriali e ai servizi.
Per sbloccare entro il 2006 il ciclo negoziale di Doha gia si prevede un nuovo vertice mondiale all'inizio del prossimo anno.
La posta in gioco è l’agricoltura e a contenderla sono in cinque: l’Europa, gli Stati Uniti, l’India, il Brasile e l’Australia. L’accusa più ricorrente nei confronti dei due continenti più ricchi, Usa ed Europa, è quella che con i sostegni alle loro agricolture, rendono in pratica impossibile per gli altri paesi l’esportazione dei loro prodotti.Ora, il nuovo direttore generale del Wto è l’ex commissario dell’Ue a 15, il quale, durante un’intervista, ha chiesto ai due maggiori contendenti di fare tutti gli sforzi necessari per istituire il libero mercato. Tra i paesi europei, però, la Francia ha già dichiarato di non essere d’accordo.
Gli Usa dicono di essere disposti a rinunciare al 50-60% dei sussidi se l’Ue fa altrettanto. L’Europa, inaspettatamente, è disposta a discuterne. La problematica, però, si accresce, poiché gli altri tre, India, Brasile e Australia non sono a loro volta d’accordo tra loro. Mentre Brasile e Australia puntano sull’abolizione di ogni sostegno all’agricoltura, l’India vorrebbe esportare in mercati aperti la produzione della “parte capitalistica” della sua agricoltura, mentre non è disposta a porre fine ai dazi che proteggono il suo mercato interno.
L’Unione Europea si affiderà, per il vertice di Hong Kong, al commissario inglese Peter Mandelson, il quale non è responsabile dell’agricoltura ma del commercio. A questo punto, immediata è stata la reazione della Francia, che ha provocatoriamente chiesto: cosa ne sa il responsabile del commercio di agricoltura?
Probabilmente, sarebbe utile fare chiarezza su chi deciderà di queste politiche, senza lasciare che ogni Paese, a cominciare dalla Francia, pensi solo ai propri interessi personali.