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Massobrio lancia il “Manifesto del Gusto per le Feste”

Cresce l’attenzione sul “Manifesto del gusto per le feste” il decalogo di Papillon lanciato dal critico enoagstronomico Paolo Massobrio contro lo stress di fine anno. Dunque, in una società ipernutrita in cui si sono accumulati pranzi infiniti, problemi di soprappeso e digestioni difficoltose ecco alcuni consigli dell’autore del libro per la famiglia Adesso e de Il Golosario contro il mangiare e il bere a dismisura.

Seguendo lo slogan "più affetti e meno affettati", Massobrio propone un decalogo che fornisce consigli su come godersi appieno questi momenti dedicati alla famiglia, allo stare insieme, agli affetti, sempre più in secondo piano rispetto all’esteriorità. I consigli sono un po’ una summa di "Adesso, 366 giorni da vivere con gusto", il libro che Paolo Massobrio ha appena scritto per riportare il gusto nelle famiglie italiane e hanno fatto discutere sociologi come Francesco Alberoni e dietologi quali Giorgio Calabrese e Primo Vercilli: “Il manifesto mi pare – commenta Calabrese – un documento ben redatto e lo faccio mio, sperando che il Natale sia più una festa sacra che non un'abbuffata senza sentimento e religione”; simile il pensiero di Primo Vercilli autore di "Maramangio": “Concordo in pieno e in tutto. Per me questo è il decalogo… dell'accoglienza; non solo utile per il Natale e il Capodanno, ma sempre attuale, quando si riceve qualcuno… tutti i giorni: mettendo in primo piano la compagnia, le persone, il gusto dello stare insieme, la convivialità, perchè non è la tavola che ci deve aggregare, ma siamo noi che ci aggreghiamo attorno ad una tavola”

Il risultato del decalogo, che poi è diventato un manifesto pubblicato su www.clubpapillon.it al quale si può aderire scrivendo sul blog di Papillon, “è che avremo recuperato – dice Paolo Massobrio – il senso della festa e dello stare insieme; la simpatia dei nostri ospiti che non si saranno sentiti imbrigliati in una forma a cui dire di no; il tempo dello stare insieme non più regalato solo alle mandibole. Ma su tutto – prosegue Massobrio – si scelga la qualità dei prodotti di stagione, senza far mancare la frutta fresca e le verdure. Si fa festa quando si mangia una cosa memorabile, non quando si segue una forma”.

In molti hanno testimoniato sul blog anche la difesa di una forma che viene invocata come tradizione. Come Carlo Cannella – presidente Inran, Beppe Bigazzi o Nello Bologna: “Caro Paolo, anche se ne condivido molti punti, trovo il Manifesto piuttosto dissacrante e un po' elitario/aristocratico! Un rito non ha tempo, i piatti del menu sono unici, verso di essi monta un'attesa. Le feste sono l'unica occasione in cui davvero tutti si esercitano nell'arte del gusto! Sì, W il sano stress da tavola…”.

A Bologna Massobrio ha risposto: “C'è anche un elitarismo della tradizione e della forma che forse è peggiore: taglia fuori le persone per salvare la forma stessa. Io voglio mettere al centro la festa, che è una cosa a 360°, non solo cibo in quantità, ancor più oggi che non se ne può più della quantità. Come ci coinvolgiamo a tavola, grandi, piccoli, giovani, quando questi ultimi che non ne vogliono sapere di forme e tempi lunghi? Io me lo chiedo, ma perchè sia la festa e non la forma a prevalere. E' dissacrante tutto questo? Mah!”

Con Massobrio, tra gli altri, anche la maestra di cucina Giovanna Ruo Berchera, i giornalisti Gioacchino Bonsignore, Marco Gatti e Camillo Langone, l’affinatore Guffanti, i produttori di pasta artgianale Martelli e Latini, la maestra di bon ton Barbara Ronchi della Rocca, ma anche il sociologo Francesco Alberoni che a novembre a Milano ha presentato " Adesso" con una relazione sul significato del posto a tavola e padre Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose. La discussione è stata rilanciata sui blog, e tra i punti di maggior polemica c'è il consiglio numero sette: lasciamo le paste ripiene per il giorno dopo.