Non poteva che essere il Belgio il Museo delle patatine fritte!
Situato in uno degli edifici più antichi di Bruges (1399), il Frietmuseum, il museo delle patate fritte, propone una curiosa raccolta di opere d'arte con soggetti in qualche modo legati alle frites e una collezione di friggitrici retrò. Non manca un piccolo filmato che svela il segreto delle patatine perfette: friggere in sego bovino, lasciarle asciugare per una decina di minuti, e poi friggerle di nuovo. Lo scorso anno il museo ha registrato 70.000 visitatori, un terzo dei quali vi ha anche mangiato.
L'intento del Frietmuseum è raccontare come un tubero diffuso in epoca remota in Perù, si sia trasformato nel cibo più amato, forse, nelle tavole calde di tutto il mondo.
Originale e dubbia la ricostruzione del Frietmuseum: le patatine fritte, è la tesi, sono nate nel 1700 in Belgio, non in Francia. I Belgi, a causa di un inverno particolarmente rigido, avrebbero tagliato più sottili le patate per compensare la penuria di piccoli pesci che amano friggere. Già, ma allora perché nel mondo anglossasone si parla di French fries? Perché, rispondono i Belgi, a farle conoscere sono stati gli Americani, durante la Prima Guerra Mondiale, i quali non conoscendo il fiammingo si fecero introdurre all'arte delle 'frites' da soldati francofoni.
Sulle patatine, in realtà, non c'è unanimità: nel Nord America chiamano chips quelle imbustate sottili e croccanti, e French fries quelle a fritte a bastoncino. In Inghilterra, le prime sono crisps, le seconde sono chips, ingrediente immancabile nel popolare "fish and chips".
Fonte: www.rainews24.rai.it