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“Orange is the New Pink”

Verdure arancioni nel piatto invece del nastrino rosa sul petto.

Orange is the New Pink è la nuova campagna del Physicians Committee for Responsible Medicine – PCRM per il mese di ottobre, dedicato al cancro al seno. Il PCRM è un'organizzazione non-profit statunitense, formata da medici e altri scienziati, dedicata alla diffusione della medicina preventiva e degli stili di vita salutari.

Il PCRM invita tutte le donne a consumare con il proprio menù giornaliero da 3 a 6 mg di betacarotene, un carotenoide che si trova nelle verdure di colore arancio o rosso, oppure verde scuro, per ridurre il rischio di cancro al seno e rafforzare il sistema immunitario.

Non è affatto complicato inserire nella propria dieta la quantità raccomandata di betacarotene: le principali fonti sono:
– Patata dolce: una patata di dimensioni medie, apporto di betacarotene 14,3 mg
– Spinaci (cotti): porzione di 180 g, apporto di betacarotene 11,3 mg
– Cavolo cappuccio (cotto): porzione di 130 g, apporto di betacarotene 10,6 mg
– Cavolo indiano (cotto): porzione di 140 g, apporto di betacarotene 10,4 mg
– Carote (crude): porzione di 12 carotine/140 g, apporto di betacarotene 10,1 mg
– Zucca lunga di Napoli (cotta): porzione di 200 g, apporto di betacarotene 9,4 mg
– Zucca (cotta): porzione di 250 g, apporto di betacarotene 5,1 mg
– Melone: porzione di 180 g, apporto di betacarotene 3,2 mg
– Peperone rosso (crudo): porzione di 150 g, apporto di betacarotene 2,4 mg

Per quanto riguarda la frutta, oltre al già citato melone, sono buone fonti di betacarotene agrumi, frutti di bosco, albicocche secche, mango, papaia, uva, melagrana, mela.

Altri cibi vegetali particolarmente importanti nella prevenzione del cancro al seno sono le crucifere (cavoli, broccoli, cavolfiore, crescione, rucola, ecc.), i pomodori e prodotti derivati, e la famiglia della liliaceae (aglio, cipolla e simili). Anche le fibre assunte con i vegetali (e non con gli integratori!) incidono in positivo sui tumori al seno: eliminano dal corpo anche gli estrogeni in eccesso.

L'alimentazione ideale contro il cancro al seno (e non solo quello!) è quella 100% vegetale: con una dieta vegan si consumano in media oltre il doppio delle fibre rispetto ad una alimentazione onnivora. Inoltre, il consumo di soia e derivati a partire dalla prima adolescenza aiuta a ridurre il rischio di cancro al seno, così come a diminuire il rischio di recidiva e di mortalità dopo la diagnosi.

Un'alimentazione vegan aiuta anche a riparare il DNA danneggiato, che spesso causa un senso di impotenza nelle donne con una tradizione familiare di tumore al seno. Soia, tè verde, curcuma, uva, pomodori e altri cibi vegetali hanno la capacità di regolare l'apoptosi, un meccanismo di "morte cellulare programmata" e un percorso di prevenzione del cancro.

Ma, come molti studi hanno ormai dimostrato, aggiungere alla propria dieta più frutta e verdura non basta a difendersi dal tumore al seno o ad aumentare le possibilità di sopravvivenza: occorre anche eliminare le principali cause di rischio (di incidenza, recidiva e mortalità) e di coinvolgimento dei linfonodi. Ovvero, ridurre il più possibile il sovrappeso ed eliminare dalla dieta ogni cibo animale: carne, pesce, uova, latte e latticini. Sono infatti i grassi, e in particolare i grassi saturi e trans e i grassi animali, i primi indiziati per lo sviluppo dei tumori e quindi sono i cibi animali quelli da eliminare come prevenzione o successivamente per ridurre il rischio di mortalità e di recidiva.

Ad esempio, uno studio ha calcolato che, per le donne con un tumore al seno già sviluppato, il rischio di morte aumenta del 40% per ogni 1000 grammi di grassi consumati in un mese. Con una dieta onnivora media se ne assumono circa 1.380, con una dieta vegan circa 400.

Inoltre, il tumore al seno è particolarmente sensibile agli squilibri ormonali, e i latticini contengono estrogeni, ormoni femminili prodotti dalla mucca incinta, che, seppure in quantità non elevate, sono biodisponibili e biologicamente attivi nel corpo umano. Addirittura gli effetti di questi ormoni si tramandano per generazioni. Anche la caseina, la proteina del latte animale, una sorta di oppiaceo che lega i cuccioli di ogni mammifero alla madre, ha forti collegamenti con la comparsa del cancro al seno. L'incidenza di questo tumore è stata calcolata nel 60-80% in meno nei vegani, che non consumano latticini.

Per quanto riguarda in generale lo stile di vita, evitare il consumo di alcol e fare attività fisica riduce il rischio di cancro al seno.

Il tumore al seno risultava il più frequente tra le donne italiane nel 1990 così come nel 2000, e anche nel 2011 è stato quello che ha provocato più vittime, con un'incidenza sempre maggiore nella fascia di età tra 25 e 44 anni. È evidente che il problema debba essere affrontato da un altro punto di vista, quello della vera prevenzione. La mammografia e gli altri esami ormai di routine, al contrario di quanto ci fanno credere i mass media, ma anche le istituzioni, non è prevenzione: tali esami possono semmai portare ad una diagnosi, e non necessariamente precoce.

Secondo la dottoressa Susan Love, massima autorità in materia, "quando si parla di cancro al seno, lo screening non è prevenzione. Lo screening significa solo trovare un tumore che ormai c'è già", mentre il dottor Michael Greger, altro esperto, ricorda che un tumore può diventare visibile anche dopo 20 anni dalla sua comparsa: "La diagnosi precoce è quindi in realtà una diagnosi tardiva".

Un'alimentazione 100% vegetale, basata su verdura e ortaggi, frutta, cereali integrali e legumi, ovviamente non può garantire in termini assoluti che non si svilupperà alcun tumore, perché ciò dipende anche da altri fattori, ma è ormai scientificamente provato che si tratti della più importante forma di prevenzione del cancro al seno, di altri tumori e di altre malattie che nella società occidentale hanno un alto tasso di incidenza e di mortalità.

L'alimentazione vegan aiuta ad evitare il sovrappeso, riducendo già per questo il rischio (sia di incidenza che di mortalità) di molte malattie comuni, dal diabete alle malattie cardiovascolari, ha un impatto molto più leggero sul pianeta e salva la vita di migliaia di animali. E non ha controindicazioni. Prima si inizia, meglio è.

Per maggiori approfondimenti, ecco il sito della campagna originale "Orange Is The New Pink" da cui queste considerazioni sono tratte:
www.OrangeIsTheNewPink.org

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Comunicato stampa
Vegfacile.it