Pretuziano delle Colline Teramane
Olio extravergine di oliva con le seguenti caratteristiche:
– colore: giallo verdognolo,
– odore: fruttato medio,
– sapore: medio fruttato con media sensazione di amaro e piccante,
– panel test: > 6,5,
– acidità totale, espressa in acido oleico in peso, non superiore a grammi 0,5 per 100 grammi di olio,
– numero perossidi:< 12 Meq O2/kg,
– K232: < 2,00,
– K270: < 0,20,
– polifenoli: > 120 mmg/kg,
– acido oleico: > 70 %.
La zona di produzione e trasformazione delle olive destinate all’ottenimento dell’olio extravergine di oliva “Pretuziano delle Colline Teramane” consiste nella fascia collinare che attraversa tutta la provincia di Teramo (da nord a sud) situata nella regione Abruzzo e che si estende dalla prossimità del mare verso l’entroterra per 25-30 km. Tale area comprende interamente i comuni di: Ancarano, Atri, Basciano, Bellante, Bisenti, Canzano, Castellalto, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Cellino Attanasio, Cermignano, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Montefino, Morro D’Oro, Mosciano S. Angelo, Nereto, Notaresco, Penna S. Andrea, S. Egidio alla Vibrata, S. Omero, Torano Nuovo; e parzialmente i comuni di: Alba Adriatica, Arsita, Campli, Castel Castagna, Civitella del Tronto, Colledara, Giulianova, Isola del Gran Sasso, Martinsicuro, Montorio al Vomano, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Silvi, Teramo, Torricella Sicura, Tortoreto e Tossicia.
La diffusione dell’olivo in provincia di Teramo risale almeno al X secolo a. C. Fu per opera dei Romani (III secolo a. C.) che la coltura dell’olivo si intensificò e si espanse. Seguirono periodi di decadenza alternati a periodi di espansione, in relazione a determinati eventi storici.
Testimonianza delle alterne vicende, Pancrazio Palma (1781 – 1850) “Opere Complete” – Teramo 1912 – scrisse: “Da secoli noi abbiamo dato olio allo Stato Romano ed ora stiamo dando piantoni di olivo, da che quel Governo ha, da febbraio 1836, pressoché proibito l’introduzione dell’olio ed ha seriamente promossa la piantagione dell’albero di Minerva accordando premi per ogni pianta nuova”.
Nel Catasto Napoleonico del 1809 è riportata l’entità e la diffusione dell’olio in provincia di Teramo; confrontato con quella attuale (1990) non differisce sostanzialmente nonostante il lungo periodo trascorso.
Arturo Provenzale nella “Guida viticola ed olearia” – Teramo 1907 – scrive: “Sincera ammirazione destò il constatare che all’esposizione internazionale di Vienna del 1873 i prodotti abruzzesi di olio di oliva, tra centinaia e centinaia di prodotti di ogni parte in Italia, ben quattro primi premi conquistarono, … I vincitori furono produttori di Loreto, di Montepagano, di Giulianova e di Teramo”.
Le operazioni di produzione, trasformazione ed imbottigliamento sono effettuate nell’ambito territoriale delimitato. Le ragioni per le quali anche l’operazione di imbottigliamento è effettuata nella zona delimitata derivano dalla necessità di salvaguardare le caratteristiche peculiari e la qualità dell’olio “Pretuziano delle Colline Teramane”, garantendo che il controllo effettuato dall’Organismo terzo avvenga sotto la vigilanza dei produttori interessati. Per questi ultimi, la Denominazione di Origine Protetta riveste un’importanza decisiva ed offre, in linea con gli obiettivi e l’orientamento del medesimo Regolamento, un’occasione di integrazione del reddito. Inoltre, tale operazione è tradizionalmente effettuata nella zona geografica delimitata.
I produttori che intendono porre in commercio l’olio extravergine con tale denominazione, al fine di assicurare la rintracciabilità del prodotto, devono iscrivere i propri oliveti, gli impianti di trasformazione e di imbottigliamento, in appositi elenchi tenuti ed aggiornati dall’organismo di controllo.
L’olio extravergine di oliva “Pretuziano delle Colline Teramane” è ottenuto dalle varietà di olivo Leccino, Frantoio e Dritta congiuntamente fino al 75 %, il restante 25 % è rappresentato da varietà locali minori, tra le quali sono maggiormente diffuse il Tortiglione, la Carboncella e la Castiglionese.
Gli oliveti ammessi devono avere un sesto di impianto di 6 m × 6 m, 6 m × 7 m e 7 m × 7 m, allevati a chioma bassa (vaso basso, monocono, palmetta libera a ipsilon).
Sono ammessi sesti di impianti inferiori purché siano rispettati i limiti di produzione di seguito fissati. Sono ammessi altresì oliveti tradizionali in coltura promiscua che hanno un sesto di impianto di 20-30 m × 10 e sono allevati a chioma alta (vaso semplice, vaso policonico).
La raccolta delle olive, effettuata direttamente dalla pianta a mano o con mezzi meccanici, deve avvenire nel periodo compreso dall’inizio dell’invaiatura fino al 10 dicembre.
La produzione massima di olive, destinate alla produzione dell’olio extravergine, non può superare 6500 kg per ettaro negli impianti a coltura specializzata, mentre negli oliveti a coltura promiscua la produzione media di olive per pianta non potrà superare 50 kg.
La resa massima in olio non può superare il 20 %.
Il controllo dei parassiti avviene secondo le modalità della “lotta integrata” e/o “biologica”.
Il trasporto delle olive deve avvenire in cassette finestrate o bins. Le olive raccolte devono essere conservate, fino alla fase di molitura che deve avvenire entro due giorni dalla raccolta, in recipienti rigidi ed areati in locali freschi ed areati.
Nelle operazioni di oleificazione devono essere rispettati tempo e temperatura dello stadio di frangitura, fissati rispettivamente in 30 minuti ed in 27 gradi centigradi. Tale temperatura non deve essere superata anche per l’acqua di diluzione.
L’olivicoltura in tale zona ha spiccate finalità paesaggistiche e di difesa del suolo e dell’ambiente. Il territorio ha due componenti geografiche racchiuse in breve spazio: ad est il mare Adriatico e ad ovest il massiccio del Gran Sasso d’Italia; tali elementi caratterizzano in modo particolare il clima determinando una forte escursione termica tra i diversi periodi dell’anno. Il territorio presenta una orografia piuttosto articolata con una serie di colline disposte a pettine e solcate da corsi d’acqua che scorrono verso il mare, quasi paralleli l’uno all’altro. Tali caratteristiche pedoclimatiche influiscono in maniera inequivocabile sulle caratteristiche della DOP “Pretuziano delle Colline teramane”.
Il territorio, indicato come zona di produzione, viene definito nelle fonti letterarie latine come “ager Pretutianus”. In questo territorio vissero i Pretuzi, uno dei popoli italici che continuarono storicamente l’orizzonte paleo-sabellico e che in una data precoce, coincidente con l’inizio del III secolo a. C., subirono il dominio di Roma, riuscendo però a preservare la propria entità culturale. Il processo di romanizzazione portò ad una delimitazione dell’area che a giudizio di M. P. Guidobaldi, nel periodo augusteo, coincideva con quella della “praefectura iure dicundo”, al cui centro era “Interamnia Pretuttiorum”, l’attuale Teramo.
Almeno a partire dal III secolo a. C. e fino ai giorni nostri, il termine “pretuziano” ha, pertanto, inequivocabilmente indicato il territorio delle genti riconducibili alla provincia di Teramo. Tale termine ha accompagnato le rinomate produzioni di quest’area; a titolo di esempio la menzione dei vini pretuziani, di cui Plinio cita più volte nella sua “Naturalis historia”.
Nello stesso modo, l’olio pretuziano fu portato al proprio seguito dai pastori del teramano, nei lunghi viaggi da e per il Tirreno, attraverso la via del sale o “Salaria”, come viene indicato da Catone nel “De rustica”.