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Slow Food e Terra Madre reclamano il diritto al cibo

Visti come soggetti politici mondiali.
Al via oggi il VI Congresso internazionale dell’associazione

Slow Food, senza mai rinnegare l’importanza del diritto al piacere legato al cibo, si è trasformato in soggetto politico, esattamente come le comunità del cibo di Terra Madre, che si caratterizzano per intelligenza affettiva e austera anarchia e che, grazie alla rete che le unisce, possono far valere i loro diritti.

Sono questi alcuni dei concetti espressi in questi primi giorni del Salone del Gusto e Terra Madre (Torino, fino al 29 ottobre) che anticipano le tematiche al centro del sesto congresso mondiale di Slow Food, al via questo pomeriggio con i discorsi di apertura di Dacian Cioloş, commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale e Carlo Petrini, presidente internazionale di Slow Food.

Al congresso partecipano 650 delegati da 95 Paesi, che dovranno esprimersi sui temi politici e culturali che sono alla base dell’agire quotidiano dei 1500 convivium e delle oltre 2500 comunità del cibo operanti in 130 Paesi. Questa articolata e complessa rete è chiamata a discutere e condividere visioni e progetti in grado di dare un senso compiuto al suo operare. Per la prima volta la composizione del Congresso internazionale di Slow Food è espressione di una rete mondiale, testimoniata non solo dalla moltitudine di delegazioni presenti ma anche dalla diversità di culture, di fedi, di storie individuali e collettive rappresentate da convivium e comunità del cibo.

Questi temi sono stati discussi e condivisi da Carlo Petrini, presidente di Slow Food, e padre Alex Zanotelli durante il convegno Diritto al cibo: come si fa? in programma al Salone.

«È interessante – ha detto Petrini durante l’incontro – che in un periodo di crisi come quello attuale, il cibo sia relegato nell’opprimente contesto ludico della tv. Questa non è gastronomia, è pornografia alimentare. Il cibo ha perso valore, è diventato merce. Occorre invece tornare a un approccio olistico, e per fare questo bisogna ascoltare le quattro categorie da cui possiamo imparare tanto e che invece sono relegate ai margini della società: donne, anziani, contadini, indigeni».

Padre Zanotelli, ex missionario che oggi lavora a Napoli, rimarcando l'importanza politica di Terra Madre ha esordito affermando: «Non aspettiamoci più nulla dall’alto, adesso tocca a noi. L’economia di uguaglianza, l’equa distribuzione dei beni, sono valori presenti nella religione ebraica come in quella cristiana e il fatto che solo adesso si parli di diritto al cibo è scandaloso. La politica finora ha fallito perché in balìa dei potentati economici, delle multinazionali. Nella guerra contro i poveri, ha vinto la finanza. La povertà è creata, la fame è voluta: le persone non muoiono di fame, vengono ammazzate di fame. Se penso a quanti soldi vengono spesi per gli armamenti: 1740 miliardi di dollari nel mondo, 26 dei quali solo in Italia, e per proteggere cosa? L’attuale sistema di vita».

Il sistema in atto è quello che consente, tra l’altro, la pratica del land grabbing, soprattutto in Africa: governi e multinazionali che acquistano grandi terreni per produrre biocarburanti e alimenti destinati esclusivamente all’esportazione. Per Zanotelli, la politica è fondamentale: se Slow Food e Terra Madre riuscissero davvero a riunire tanti soggetti diversi ma legati da una visione comune, tutti insieme potrebbero spingere per cambiare le cose come una sorta di lobby virtuosa.

Grazie all’applicazione SGTM si possono ricercare tutti gli espositori ed eventi a seconda dell’area geografica, del settore merceologico o dell’area tematica.
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