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Ue: no al riconoscimento dell’Igp per il riso Basmati pakistano


Coldiretti e Filiera Italia, in rappresentanza della filiera risicola italiana, hanno presentato all’Unione Europea la richiesta ufficiale di opposizione al riconoscimento dell’Indicazione di origine protetta (Igp) per il riso Basmati, proposto dal Pakistan. Dall’utilizzo del lavoro minorile, all’uso di pesticidi vietati nella Ue, fino al rischio di dumping sui prodotti europei, sono, infatti, diverse le ombre che gravano sulla produzione orientale che invade il mercato comunitario. Lo scorso anno nella sola Italia sono arrivati oltre 200 milioni di chili di riso asiatico, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

Importazioni a dazio zero. Nel documento Coldiretti e Filiera Italia evidenziano come l’adozione di tale riconoscimento potrebbe generare l’esenzione dai dazi del riso lavorato basmati Igp importato, con conseguenti ripercussioni sul mercato italiano e gravi conseguenze per la filiera risicola nazionale. Questa scelta potrebbe portare, secondo Coldiretti e Filiera Italia, ad un crollo della valorizzazione del riso di tipo Indica europeo e all’abbandono della coltivazione del lungo B, con un aumento della produzione di riso Japonica (Tondo, Medio e Lungo A) e conseguente crollo delle quotazioni anche per questo gruppo varietale. Inoltre, non sarebbe garantito il principio di reciprocità in termini di sostenibilità sociale ed ambientale nel processo di produzione del riso in Pakistan.

Lo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo un’analisi di dati Unicef, infatti, sono complessivamente 77 milioni i minori, di età compresa tra i 7 e i 14 anni, che lavorano nell’Asia meridionale dei quali l’88% in Pakistan, il 40% in India e il 10% nello Sri Lanka. Mentre, dal punto di vista ambientale, in Pakistan, così come India, sono utilizzati fitofarmaci da anni vietati in Ue come, ad esempio, il triciclazolo.

Coldiretti